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DIRITTO <strong>PENALE</strong> STRANIERO, COMPARATO, COMUNITARIO<br />

405<br />

di maggiore influenza della dottrina italiana e di quella tedesca con i periodi<br />

in cui esse predominarono nella scienza giuridica spagnola.<br />

3.3. Disuguaglianza nei rapporti delle ‘‘scienze giuridiche’’.<br />

Orbene, anche se è molto importante che sia chiaro da dove provengono<br />

le tesi con cui lavora la scienza giuridica latinoamericana per approcciare<br />

il tema del bene giuridico in Colombia, è necessario considerare i rapporti<br />

tra i Paesi del centro e quelli della periferia( 80 ), in qualche modo pure<br />

in termini accademici, che al riguardo si stabiliscono, e che non rispondono<br />

a ‘‘ragioni intellettuali’’ separate dalle ‘‘ragioni del potere’’ economico, politico<br />

etc. Tali si rivelano non-equi, soprattutto a partire dalla rivoluzione<br />

industriale, quando le differenze tra le parti sviluppate e quelle sottosviluppate<br />

crescono( 81 ).<br />

Tuttavia, queste relazioni vedono un ‘‘nuovo orizzonte’’, pur sempre<br />

problematico, nella prima metà del Novecento, con i cambiamenti demografici(<br />

82 ) e con iniziative come quella del 1955, quando ha luogo la Conferenza<br />

di Bandung, cui si è già fatto riferimento, che segna la nascita di un<br />

nuovo tempo di importanti sfide anche, e soprattutto, in virtù di due fattori:<br />

‘‘il primo [fattore fu] [...] l’assimilazione di idee, di tecniche, di istituzioni<br />

occidentali, da potersi ritorcere contro le potenze occupanti, avvenne<br />

in modo tale che superò quasi tutte le previsioni europee. Il secondo fattore<br />

fu la vitalità e la capacità di rinnovamento dimostrata da certe società<br />

( 80 ) Si allude alla dualità ‘‘centro-periferia’’ nel senso generale che di solito viene ad<br />

essa assegnato (senza con questo intendere di seguire o meno le teorie sottostanti) sopratutto<br />

dal suo utilizzo da parte della CEPAL (Commissione Economica per l’America Latina e i<br />

Caraibi delle Nazioni Unite), con gli studi principalmente di Furtado Celso, Teoria dello<br />

sviluppo economico, Laterza, Roma-Bari, 1972 e Prebisch Raúl, Capitalismo periférico: crisis<br />

y transformación, Fondo de Cultura Económica, México D.F., 1981, per menzionare solo<br />

alcune pubblicazioni; ma anche , tra gli altri, v. Amin Samir, Lo sviluppo ineguale. Saggio<br />

sulle formazioni sociali del capitalismo periferico, Einaudi, Torino, 1973. Concetti molto sviluppati<br />

su scala globale anche nel modello del ‘‘sistema-mondiale’’ di Wallerstein Immanuel,<br />

(sviluppato ad esempio in: The Modern World-System: Capitalist Agriculture and the<br />

Origins of the European World-Economy in the Sixteenth Century, Academic Press, New<br />

York, 1976); e nelle teorie di Arrighi Giovanni, (espresse ad esempio in: La geometria dell’imperialismo,<br />

Feltrinelli, Milano, 1978).<br />

( 81 ) Barraclough Geoffrey, Guida alla storia contemporanea, cit., p. 57: ‘‘...la rivoluzione<br />

industriale aveva creato enormi differenze tra le parti sviluppate e quelle non sviluppate<br />

(o, come diciamo oggi, sottosviluppate) del mondo e le migliorate comunicazioni, le innovazioni<br />

tecniche e le nuove forme d’organizzazione commerciale avevano aumentato smisuratamente<br />

le possibilità di sfruttare i territori sottosviluppati’’.<br />

( 82 ) Ibid., p. 88, dove si osserva che in America centrale e meridionale questi cambiamenti<br />

erano caratterizzati da un incremento enorme della popolazione, che già nel 1960 oltrepassava<br />

quella nordamericana di sette milioni.

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