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364<br />

L’INDICE <strong>PENALE</strong>, 1/2011<br />

tra le due forme di responsabilità esaminate e la responsabilità da comando<br />

rispetto ai reati non impediti.<br />

Il controllo del crimine dell’autoria mediata o della stessa coautoria (rispetto<br />

ai crimini dei subordinati – si pensi all’attività di coordinamento di<br />

Lubanga) si fonda, come precisato nel caso Katanga, su strutture fortemente<br />

organizzate e gerarchizzate( 518 ), si presuppone una posizione di comado<br />

de jure o de facto e l’effettivo controllo dei subordinati da parte dei<br />

superiori, controllo che si esprime, innanzitutto, nella capacità di emanare<br />

degli ordini che saranno eseguiti dai subordinati, in un rigoroso addestramento<br />

degli stessi, nell’esercizio del potere disciplinare; per dimostrare la<br />

posizione di comando si evidenzia anche il fatto che gli imputati firmavano<br />

documenti, trattati o accordi di pace, amnistie( 519 ). Si tratta, come esaminato<br />

in altra sede, degli stessi elementi richiesti ai fini dell’accertamento<br />

della relazione superiore-subordinato e del conseguente efficace controllo<br />

e materiale abilità di impedire i crimini, richiesti dall’art. 28 StCPI ai fini<br />

dell’imputazione della responsabilità da comando( 520 ), come conferma<br />

del resto la stessa Pre-Trial Chamber nel caso Bemba Gombo( 521 ). L’autoria<br />

mediata si potrebbe realizzare anche in mancanza di una relazione superiore<br />

– subordinato, ma la strumentalizzazione dei subordinati, in particolare<br />

attraverso un’organizzazione o un apparato di potere, normalmente<br />

presuppone tale relazione e il conseguente dovere di impedire i crimini dei<br />

subordinati, che sono alla base della responsabilità da comando, e anche la<br />

coautoria laddove si realizza tra soggetti non parificati, presuppone la capacità<br />

del superiore di impartire ordini ai sottoposti che normalmente si<br />

fonda sulla relazione in questione (che può essere de facto o de jure).<br />

In particolare l’autoria mediata (o la stessa coautoria) presupporrebbe<br />

che il leader esercita il controllo sull’attività degli esecutori, ma ciò si realizza<br />

concretamente solo per i reati che rientrano nel piano criminale,<br />

per realizzare i quali il superiore compie la sua attività di programmazione,<br />

di coordinamento, di preparazione e di addestramento dei subordinati;<br />

non tutti i reati non programmati, ma che si realizzano in base al normale<br />

decorso degli eventi nell’esecuzione del piano criminale (dolo diretto di II<br />

grado), possono, invece, essere realmente considerati come una conseguenza<br />

inevitabile dell’esecuzione del piano criminale, ma talora sono connessi<br />

per lo più ad un’autonoma iniziativa dei subordinati, anche se con la<br />

consapevolezza dei superiori, e, quindi, potrebbero essere rimproverati ai<br />

( 518 ) ICC, Katanga et Ngudjolo Chui, cit., par. 543, in cui si evidenzia l’accertamento di<br />

strutture militari divise in settori, battaglioni, compagnie; ciascun campo ha un comandante;<br />

esiste un quartiere generale e un sistema di comunicazione interno.<br />

( 519 ) ICC, Katanga et Ngudjolo Chui, cit., par. 512-540 ss.<br />

( 520 ) Sia consentito il rinvio ad A.M. Maugeri, op. cit., p. 184 ss.<br />

( 521 ) ICC, Bemba Gombo, cit., par. 411 ss.- 415.

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