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DIRITTO <strong>PENALE</strong> STRANIERO, COMPARATO, COMUNITARIO<br />

355<br />

namente responsabile ed un altro che abbia usato il primo come strumento»(<br />

488 ).<br />

Autorevole dottrina italiana evidenzia, del resto, come la teoria della<br />

autoria mediata tramite il dominio esercitato su un apparato di potere,<br />

sia nata per estendere la qualifica di autore ai maggiori dirigenti del regime<br />

nazista per gli ordini criminosi impartiti, senza voler escludere a priori la<br />

responsabilità degli esecutori fungibili e anonimi( 489 ); la stessa dottrina tedesca,<br />

cioè, ammette si tratti di un’ipotesi di concorso.<br />

Non solo, ma si sottolinea come tale teoria possa valere come chiave<br />

di interpretazione del fenomeno della dipendenza gerarchica in un sistema<br />

totalitario, come quello nazista, ma si ritiene giustamente che tale lettura<br />

della relazione superiore-subordinato non è possibile in uno stato democratico<br />

di diritto, «nel cui ordinamento l’interesse rappresentato dal vincolo<br />

dell’inferiore all’obbedienza verso il superiore gerarchico non può essere<br />

inteso come valore assoluto, ma alla stregua di un semplice mezzo per<br />

la realizzazione dei fini della legge, e pertanto non può prevalere su alcuni<br />

valori essenziali della persona, sino a trasformarla in una sorta di ingranaggio<br />

dell’apparato, anonimo e fungibile, prono ad un’obbedienza prestata<br />

perinde ac cadaver»( 490 ) (del resto parte della dottrina tedesca riconduce<br />

lo sfruttamento di un apparato di potere alla teoria della coautoria<br />

piuttosto che alla teoria mediata, proprio perché non si ritiene possibile<br />

considerare una persona responsabile come un mero strumento nelle mani<br />

del vero autore)( 491 ).<br />

Tale assunto trova conferma nell’art. 33 del StCPI, che prevede la responsabilità<br />

del subordinato che commette un crimine in esecuzione dell’ordine<br />

di un governo o di un superiore, salvo i casi in cui aveva l’obbligo<br />

legale di ubbidire agli ordini del governo o del superiore in questione, non<br />

sapeva che l’ordine era illegale e l’ordine non era manifestamente illegale(<br />

492 ). Ne deriva che il subordinato non è tenuto ad obbedire ad un ordine<br />

manifestamente illegittimo, e ha, quindi, il dovere di valutare la legittimità<br />

dell’ordine, di cogliere il disvalore penale dell’eventuale esecuzione;<br />

la sua responsabilità non è esclusa in presenza di «una situazione personale<br />

( 488 ) S. Seminara, op. cit., pp. 129-130.<br />

( 489 ) Cfr. C. Roxin, Täterschaft und Tatherrschaft, cit., p. 245.<br />

( 490 ) Così T. Padovani, Le ipotesi speciali di concorso, cit., p. 168.<br />

( 491 ) J. Baumann - U. Weber - W. Mitsch, Strafrecht, Allgemeiner Teil, 11 ed.,<br />

2003, cap. 29, 143; G. Jakobs, Strafrecht, Allgemeiner Teil, Die Grundlagen und die Zurechnungslehre,<br />

2. ed., 1991, cap. 21, 103, nota 190, 191; Id., Anmerkung zum Urteil des BGH<br />

36-7-1994 (BGHSt, 40, p. 218), in NStZ 1995, p. 27; H.H. Jescheck - T. Weigend, op. cit.,<br />

p. 670; Otto, Täterschaft kraftorganisatorischen Machtapparates, inJura, 2001, pp. 753 ss.<br />

( 492 ) O. Triffterer, Art. 33 - Superior orders and prescription of law, inO.Triffterer<br />

(a cura di) Commentary on the Rome Statute of the International Criminal Court, Baden-<br />

Baden, 1999, p. 587.

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