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L’INDICE PENALE, 1/2011
del reato e non l’autore mediato( 483 ); arriva a tali conclusioni sia la dottrina
che accoglie una nozione formale di autore (colui che esegue l’azione tipica)(
484 ), sia la dottrina che accoglie una nozione teleologicamente orientata(
485 ). «Un’azione esecutiva, non importa se colpevole o meno, non si
incorpora mai, come entità di rango inferiore, nell’attività di altri soggetti;
i soggetti che la provocano non possono arrogarsene la titolarità»( 486 ). «Se
l’azione dell’esecutore è penalmente rilevante, sebbene sprovvista di altri
requisiti necessari per affermare la punibilità del suo autore, il suo significato
penalistico non può essere annullato, sicché risulta equivoco il ricorso
all’autorìa mediata»( 487 ); non si comprende come possa parlarsi di strumento
del reato rispetto ad un soggetto responsabile, pienamente capace,
libero di determinarsi e colpevole. «Si sconvolge l’originaria base concettuale
della categoria» quando si pretende di individuare nelle stesse situazioni
fattuali un autore immediato e uno mediato e cioè un soggetto «pie-
sanzionatorio adeguato), così G. Grasso, Art. 110, cit., p. 152 ss.; cfr. A. di Martino, La
disciplina del concorso, cit., p. 202.
( 483 ) Arrivano a tali conclusioni autori che accolgono diverse interpretazioni del concorso
di persone, e cioè sia coloro che aderiscono al modello della fattispecie plurisoggettiva,
cfr. G. Grasso, Art. 110, cit., pp. 138-152 ss., sia coloro che sembrano aderire alla teoria
dell’accessorietà, e quindi ad una teoria del concorso di persone fondata sulla nozione di
autore come dominus del fatto (p. 339) e, in parte, su un inquadramento personalistico dell’illecito,
inteso alla luce del disvalore non solo di evento ma anche di condotta ivi tipizzato
(si concorre nel reato commesso dall’autore o dai coautori), cfr. S. Seminara, op. cit., 423 ss.
Cfr. C. Pedrazzi, Il concorso di persone nel reato, Palermo, 1952, pp. 36-56-60, il quale evidenzia
come non si può parlare di reità rispetto ad una condotta «non conforme al tipo», tale
insufficienza non può essere equilibrata dall’elemento psicologico (si finisce per trattare come
esecutive, non bisognose di integrazione, «condotte insufficienti sotto il profilo del fatto,
quello che conta»); F. Mantovani, Diritto penale, cit., p. 502; M. Gallo, Lineamenti di
una teoria sul concorso di persone nel reato, Milano, 1957, p. 70 ss.; T. Padovani, Le ipotesi
speciali di concorso, cit., p. 52 ss.; M. Donini, La partecipazione al reato tra responsabilità per
fatto proprio e responsabilità per fatto altrui, inRiv. it. dir. proc. pen., 1984, p. 194 ss.
( 484 ) G. Grasso, Art. 110, cit., p. 152.
( 485 ) Cfr. S. Seminara, op. cit., pp. 357-378, il quale ritiene che in quest’ipotesi, così
come nelle ipotesi previste dagli artt. 46, 48, 51 c. 2 e 4, 54 c. 3, e 86 c.p. non si configura un
concorso di persone (p. 360); per contro la dottrina tradizionale ritiene che si tratti di ipotesi
speciali di concorso di persone, appositamente regolate dal legislatore sia per troncare alla
radice ogni dibattito sull’autorìa mediata, sia per attribuire loro una funzione di disciplina,
cfr. T. Padovani, Le ipotesi speciali di concorso, cit., pp. 187 ss.-190-193; G. Grasso, Art.
110, cit., p. 145; G. Insolera, voce Concorso di persone nel reato, cit., p. 452; M. Gallo,
Lineamenti di una teoria, cit., p. 130 ss. e M. Siniscalco, op. cit., p. 449, parlano di ipotesi
di concorso necessario.
( 486 ) «E vengono risospinti nella posizione che ad essi compete in base alla loro personale
condotta: posizione mediata, cioè di partecipazione accessoria», così C. Pedrazzi, Il
concorso di persone nel reato, cit., p. 57.
( 487 ) Così G. Grasso, Art. 110, cit., p. 140; cfr. C. Pedrazzi, Ilconcorso di persone,
cit., p. 56.