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DIRITTO <strong>PENALE</strong> STRANIERO, COMPARATO, COMUNITARIO<br />

349<br />

multanea come autori (principals) sia dei diretti esecutori sia di indiretti<br />

esecutori( 459 ). La Corte ritiene, invece, che l’art. 25, c. 3, a) ha incriminato<br />

il tipo di responsabilità che incarna proprio tale apparente contraddizione(<br />

460 ).<br />

Si ricorda, ancora, che nel caso Stakić il Tribunale ha adottato questa<br />

forma di responsabilità per superare le problematiche cui conduce la teoria<br />

della joint criminal enterprise, anche se la Corte di Appello non ha accolto<br />

tale teoria perché non prevista dal diritto consuetudinario( 461 ).<br />

La Corte Internazionale osserva, allora, che la prima fonte per l’interpretazione<br />

ai sensi dell’art. 21, c. 1, a) è costituita dallo Statuto; i principi e<br />

le regole del diritto consuetudinario intervengono solo se la soluzione giuridica<br />

non è espressamente prevista nello Statuto. Ne consegue che anche<br />

se non prevista nel diritto consuetudinario, la responsabilità di chi agisce<br />

tramite un’altra persona è espressamente sancita dallo Statuto e ciò èsufficiente<br />

per la Corte; in quest’ipotesi emerge come non sia possibile per la<br />

Corte Internazionale adottare automaticamente le soluzioni interpretative<br />

fornite dai Tribunali ad hoc( 462 ). Si precisa, infine, che la Pre Trial<br />

Chamber III adotta tale teoria circa il controllo dell’organizzazione nel caso<br />

Bemba – Gombo( 463 ).<br />

In conclusione la Pre Trial Chamber nel caso Katanga et Ngudjolo<br />

Chui ritiene che possa essere adottata la teoria dell’autoria mediata attraverso<br />

il controllo di un’organizzazione in considerazione del fatto che tale<br />

teoria è stata elaborata dalla dottrina( 464 ), applicata anche dalla giurisprudenza<br />

internazionale e, soprattutto, è espressamente prevista dallo Statuto.<br />

La Corte osserva che alla base della capacità dell’esecutore di realizzare<br />

i crimini attraverso un altro soggetto, si pone l’organizzazione di un<br />

apparato di potere gerarchico. Tale apparato presuppone, innanzitutto,<br />

rapporti gerarchici tra superiori e subordinati, nonché una molteplicità<br />

di subordinati in modo da garantire che gli ordini del superiore siano eseguiti<br />

(dall’uno o dall’altro). Il comandante o superiore deve esercitare l’autorità<br />

e il controllo sull’apparato e ciò si deve riflettere nel rispetto degli<br />

ordini da parte dei subordinati. I mezzi del superiore per esercitare il controllo<br />

includono la sua capacità di arruolare, di addestrare e di imporre la<br />

( 459 ) The Supreme Court Argentine, The Juntas Trial, Case N. 13, par. 23-24.<br />

( 460 ) ICC, Katanga et Ngudjolo Chui, cit., par. 505.<br />

( 461 ) ICC, Katanga et Ngudjolo Chui, cit., par. 506-508.<br />

( 462 ) ICC, Katanga et Ngudjolo Chui, cit., par. 508; G. Werle, Individual Criminal Responsibility<br />

in Article 25 ICC Statute, cit., pp. 961-962: «the ICC Statute must be seen on its<br />

own as an independent set of rules. Hence, a mechanical transfer of the ad hoc tribunals’ case<br />

law is definitely not the correct approach».<br />

( 463 ) ICC-01/05-01/08-14-tENG, par. 78.<br />

( 464 ) Cfr. gli autori citati dalla Corte ICC, Katanga et Ngudjolo Chui, cit., par. 510, nota<br />

678.

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