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L’INDICE PENALE, 1/2011
La Camera ritiene che alla base della nozione di coazione si pone
«l’idea che, allorché la somma dei contributi individuali coordinati di più
persone sfociano nella realizzazione di tutti gli elementi oggettivi di un crimine,
tutte le persone che hanno apportato un contributo possono vedersi
imputati i contributi degli altri e, di conseguenza, essere considerati come
autori principali del crimine nel suo insieme»( 408 ).
Tale concetto di co-perpetration, derivante dal controllo congiunto sul
crimine, è fondato sul principio della divisione dei compiti tra più persone
che agiscono di concerto al fine della commissione di un reato, ove, sebbene
nessuno dei partecipi detenga il controllo assoluto sul crimine, ciascuno
ne ha nondimeno il controllo, nel senso che il venir meno del suo
contributo comprometterebbe la realizzazione del reato. Si cita a conferma
di tale orientamento la sentenza Stakić del TPY( 409 ), in cui si si richiamano
le parole di Roxin: «il coautore (co-perpretator) non può ottenere nulla da
solo...Il piano lavora se il complice lavora con l’altra persona. Entrambi gli
autori sono nella stessa posizione»; «essi possono realizzare il loro piano
solo se agiscono insieme, ma ciascuno individualmente può rovinare l’intero
piano se non svolge la sua parte. In tal senso egli ha il controllo del
crimine (‘‘To this extent he is in control of the act’’)»; «il fatto che ciascuno
ha una posizione chiave nei termini indicati descrive precisamente la struttura
del comune controllo sull’atto»( 410 ).
La decisione in parola si preoccupa quindi di chiarire i singoli requisiti
per l’esistenza di tale forma di responsabilità.
Sotto il profilo oggettivo, il primo elemento che deve essere provato
consiste nel fatto che l’imputato abbia partecipato a un accordo o a un
piano comune tra due o più persone( 411 ), che eseguono fisicamente gli elementi
del crimine( 412 ). Non si richiede che tale accordo sia esplicito e la
sua esistenza può essere dedotta dal comportamento dei partecipi( 413 ). Il
( 408 ) ICC, Lubanga Dyil, cit., par. 326; ICC, Katanga et Ngudjolo Chui, cit., par. 520.
( 409 ) ICC, Lubanga Dyil, cit., par. 342; TPY, Stakić, Trial Chamber, cit., 440; ICC, Katanga
et Ngudjolo Chui, cit., par. 521.
( 410 ) «Roxin goes on to say, ‘‘this type of ‘key position’ of each co-perpetrator describes
precisely the structure of joint control over the act’’», TPY, Stakić, Trial Chamber II, cit., par.
440; cfr. C. Roxin, Täterschaft und Tatherrschaft, cit., p. 278.
( 411 ) ICC, Lubanga Dyil, cit., par. 343-377 sull’individuazione nel caso concreto di un
accordo, avente come oggetto l’arruolamento di nuove truppe per garantire i successi militari
tra Lubanga, che esercitava funzioni di comando (de jure e de facto) del FPLC, il capo Kahwa
Panga Mandro – segretario nazionale aggiunto della Difesa dell’UPC –, Rafiki Saba – capo di
sicurezza dell’UPC –, Florimbert Kisembo – capo di Stato maggiore del FPLC –, Bosco
Ntganda, – capo di stato maggiore aggiunto del FPLC incaricato delle operazioni militari
–, e altri comandanti di alto rango del FPLC; ICC, Katanga et Ngudjolo Chui, cit., par.
522; ICC, Bemba Gombo, cit., par. 350.
( 412 ) ICC, Katanga et Ngudjolo Chui, cit., par. 522.
( 413 ) ICC, Lubanga Dyil, cit., par. 345; ICC, Katanga et Ngudjolo Chui, cit., par. 523.