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DIRITTO PENALE STRANIERO, COMPARATO, COMUNITARIO
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l’opportunità di accogliere nel diritto penale internazionale una nozione
soggettivistica di coautorìa.
La teoria accolta fornisce un principio fondato sulla sintesi dell’approccio
oggettivistico e di quello soggettivistico( 403 ), consente la conciliazione
delle due opposte precedenti teorie( 404 ), è stata accolta in diversi ordinamenti
ed è stata condivisa da una considerevole parte della dottrina(
405 ). La condotta «principale» di autoria, in base all’approccio in
esame, si può realizzare: i) ponendo in essere materialmente gli elementi
oggettivi del crimine (commission du crime à titre individuel o perpétration
direct); ii) attraverso il controllo della volontà di coloro che pongono in essere
gli elementi oggettivi del crimine (commission du crime par l’intermédiaire
d’une autre personne ou perpétration indirect); iii) esercitando, insieme
ad altri, il controllo del crimine in ragione dei compiti fondamentali
assegnati a ciascuno (commission du crime conjointement avec d’autres ou
coaction)( 406 ).
Nel primo caso si realizza l’ipotesi di chi «commette un tale crimine»
personalmente in base al criterio formale dell’esecuzione materiale, nella
seconda ipotesi si realizza l’autoria mediata, nella terza ipotesi si realizza
la coautorìa (in cui può rientrare la comune impresa criminosa). Pur con
le perplessità che suscita, come evidenziato, la nozione di autoria in senso
sostanziale, emerge, però, uno sforzo di delimitazione da parte dello Statuto
che ritiene che si possa considerare autore chi non esegue materialmente il
crimine, solo nell’ipotesi di autoria mediata e di coautorìa. Quest’ultima
forma di responsabilità èritenuta dai giudici la più idonea per inquadrare
la responsabilitàdell’accusato nel caso di specie; in base ad essa, un individuo
può essere ritenuto co-autore di un crimine solo se ne ha il controllo
insieme ad altri (joint control) e sulla base di un contributo essenziale a lui
imputabile( 407 ).
( 403 ) ICC, Katanga et Ngudjolo Chui, cit., par. 484.
( 404 ) C. Roxin, Täterschaft und Tatherrschaft, cit., pp. 52-59. Cfr. G. Stratenwerth
-L.Kuhlen, I Strafrecht Allgemeiner Teil, 5 th Edition, Cologne, 2004, p. 290.
( 405 ) ICC, Katanga et Ngudjolo Chui, cit., par. 485 e dottrina ivi citata; da ultimo piuttosto
critica V.Garcia Del Blanco, La coautoria en Derecho penal, Valencia, 2006.
( 406 ) ICC, Lubanga Dyil, cit., par. 332; ICC, Katanga et Ngudjolo Chui, cit., par. 487.
( 407 ) ICC, Lubanga Dyil, cit., par. 383 sulla concreta determinazione del ruolo essenziale
svolto da Lubanga, in qualità di coordinatore generale della realizzazione del piano comune:
teneva contatti diretti e continui con gli altri partecipanti al piano comune che sono
stati accusati dell’esecuzione di diversi aspetti del piano; ha realizzato diverse ispezioni dei
campi di intrattenimento militare dei FPLC al fine di incoraggiare le nuove reclute, compresi
i minori di quindici anni, e prepararli a partecipare alle ostilità; si adoperava per procurare i
mezzi finanziari necessari per la realizzazione del piano comune; inoltre, ha personalmente
incitato l’arruolamento di giovani reclute, minori di quindici anni, per rinforzare le truppe
del FPLC, al fine di ottenere il successo del conflitto, e ha utilizzato minori di quindici anni
per la sua difesa personale.