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L’INDICE PENALE, 1/2011
Al di là del variegato panorama dottrinale e delle diverse nozioni di
coautorìa emergenti nei diversi sistemi giuridici, l’esame della giurisprudenza
internazionale, sopra svolto, ha fatto emergere l’accoglimento di
una nozione sostanziale di coautore nell’ambito della joint enterprise, e
quest’interpretazione dell’espressione «jointly with another» sièaffermata
nella prime decisioni della Corte Penale Internazionale, come si esaminerà
nel prossimo paragrafo.
7.2. L’interpretazione della autoria e della coautorìa della Corte penale internazionale
e la joint criminal enterprise.
L’interpretazione in termini sostanziali della nozione di autore è confermata
dalla Corte penale internazionale (la Chambre préliminaire), a partire
dalla Décision sur la confirmation des charge, che nel ricondurre la condotta
di Lubanga a quella di coautore, afferma espressamente che la coautorìa
«èfondata sull’esercizio del controllo sul crimine» nel senso che una
persona può essere coautore di un crimine solo se esercita un controllo
congiunto, «realizzando il compito fondamentale che a lui è stato assegnato»;
la nozione di coautore fondata sul controllo del crimine, presuppone
chiaramente la nozione sostanziale di autore teleologicamente orientata,
basata sul «dominio della condotta»( 395 ). L’orientamento espresso in
zione di utili) –, «sia nelle ipotesi in cui il reato si esaurisce nell’assunzione dell’atto collegiale...,
sia nelle ipotesi nelle quali la deliberazione collegiale costituisce un elemento del fatto
tipico, che richiede inoltre la realizzazione di un risultato ulteriore...»; tale ipotesi viene ricondotta
alla coautorìa per l’identità dei diversi comportamenti e per la loro diretta riconducibilità
al modello legale, in conformità ad una nozione formale di autore. In ogni caso si
potrà trattare di un’ipotesi di accordo per commettere un reato come forma di compartecipazione
morale, che non si esaurisce in una mera conformità di intenti, ma in un vero e proprio
«incontro di volontà, attraverso il quale le parti convengono di fornire ciascuna un determinato
contributo per il raggiungimento di una finalità comune, costituita dalla realizzazione
del reato»; «quando il delitto realizzato nelle forme concretamente assunte, sia
riconducibile all’accordo intervenuto, non può esservi dubbio sul fatto che la partecipazione
all’accordo costituisca un contributo rilevante, senza che possa risultare decisiva la circostanza
che il compartecipe abbia poi fornito un contributo materiale, partecipando successivamente
alla fase dell’esecuzione..: l’esclusione della considerazione di decorsi causali alternativi impone,
infatti, di negare ogni possibile rilevanza all’interrogativo ipotetico su che cosa gli altri
compartecipi avrebbero fatto se uno di essi non avesse partecipato all’accordo».
( 395 ) ICC, Lubanga Dyil, cit., par. 322 ss.; l’atto di accusa prevedeva alternativamente
la possibilità di inquadrare la responsabilità di Lubanga sia ai sensi dell’art. 25(3)(a), sia, in
base alla teoria del common purpose, ai sensi dell’art. 25(3)(d), affidando ai giudici la scelta
della forma di responsabilità più appropriata in base alle prove fornite; conforme ICC, Katanga
et Ngudjolo Chui, La chambre préliminaire I, cit., par. 470ss.-480; Pre-Trial Chamber
I, The Prosecutor v. Omar Hassan Ahmad Al Bashir (’’Omar Al Bashir’’), 4 marzo 2009, Decision
on the Prosecution’s Application for a Warrant of Arrest against Omar Hassan Ahmad