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DIRITTO PENALE STRANIERO, COMPARATO, COMUNITARIO
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sionis et condicionis»( 325 ). Anche in quest’ipotesi, di rischio non consentito,
si deve sottolineare, però, l’esigenza di accertare l’elemento volitivo
del dolo, altrimenti si favorisce il «processo di oggettivizzazione» della categoria
del dolo eventuale percorso da una parte della dottrina tedesca(
326 ), per cui si presume il dolo in presenza di un rischio elevato; sotto
un profilo volitivo si dovrà accertare una «decisione (personale) contro la
possibile violazione del bene giuridico»( 327 ): l’accettazione dell’evento (il
soggetto accetta l’evento in seguito ad un’opzione, «con la quale consapevolmente
subordina un determinato bene ad un altro»; il risultato intenzionalmente
perseguito – come il successo del conflitto – «trascina con sé l’evento
collaterale, il quale viene dall’agente coscientemente collegato al conseguimento
del fine»)( 328 ). Nell’accertare tale accettazione si dovrà tenere
conto dell’eventuale presenza «incisiva» di alcuni indicatori, che potrebbero
indurre a negare un rimprovero doloso, come ad esempio il comportamento
attuato per evitare il risultato lesivo( 329 ).
In presenza di un rischio basso la Camera richiede una manifesta accettazione
del reato come conseguenza della propria condotta, facendo
prevalere l’elemento volitivo; si dovrebbe escludere il dolo eventuale laddove
in presenza della mera possibilità di verificazione del crimine, non risulti
una manifesta accettazione, escludendo che il giudice internazionale
debba affrontare quelle complesse indagini psicologiche richieste dalla dottrina
che ritiene che se la realizzazione del fatto tipico appaia al soggetto
solo possibile, e non sia da lui desiderata, occorre accertare «se è stata compiuta
una precisa, calcolata opzione, in vista di una finalità che il reo in-
( 325 ) S. Canestrari, Dolo eventuale e colpa cosciente. Ai confini tra dolo e colpa nella
struttura delle tipologie delittuose, Milano, 1999, pp. 143 ss., 157 ss., 184 ss.-253 per il reato
omissivo; Id., Diritto penale europeo, op. cit., pp. 165-168, il quale specifica che per configurarsi
il dolo eventuale, insomma, sotto un profilo oggettivo si dovrà configurare un rischio
doloso che nell’ambito della tipologia sociale di riferimento «non può più essere riconosciuto
come ‘‘proprio’’ da alcun membro del circolo di appartenenza». Cfr. A. Cassese, International
Criminal Law, cit., p. 168.
( 326 ) W.Frisch, Vorsatz und Risiko,Köln - Berlin - Bonn - München, 1983, p. 340 ss.;
R.D. Herzberg, Die Abgrenzung von Vorsatz und bewusster Fahrlässigkeit - ein Problem des
objektiven Tatbestandes, inJus, 1986, p. 251 ss.; H.J. Rudolphi -E.Horn -E.Samson,
Systematischer Kommentar, I,Allgemeiner Teil, p. 18. Lfg., 6 ed, Frankfurt a. M., § 16, par.
46; W. Hassemer, Caratteristiche del dolo, trad. it., in Ind. pen. 1991, p. 481.
( 327 ) S. Canestrari, Diritto penale europeo, cit., p. 169.
( 328 ) Così S. Prosdocimi, Dolus eventualis. Il dolo eventuale nella struttura delle fattispecie
penali, Milano, 1993, p. 32; cfr. A. Pagliaro, Principi di diritto penale - Parte generale,
Milano, 2000, pp. 275-282. Cfr. A.M. Maugeri, La responsabilité des supérieurs hiérarchiques
et l’effet d’exonération de l’ordre du supérieur dans le Statut de la Cour pénale internationale,
inLa justice pénale internationale entre passé et avenir, cit., p. 309.
( 329 ) S. Canestrari, Diritto penale europeo, cit., p. 169.