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312<br />

L’INDICE <strong>PENALE</strong>, 1/2011<br />

Anche nel progetto di codice penale inglese si introduce nella definizione<br />

di intention l’ipotesi in cui il soggetto agisce «being aware that it [the<br />

prohibited consequence] will occur in the ordinary course of events»( 293 ).<br />

Nel sistema di common law si accolgono, insomma, due categorie di<br />

dolo, facendo rientrare nel direct intention (dolus) l’ipotesi in cui una persona<br />

agisce al fine di realizzare un determinato risultato, e nell’oblique intention<br />

(definito talora dolus eventualis) l’ipotesi del soggetto che agisce<br />

con la consapevolezza che l’evento rientra nel normale decorso degli eventi<br />

(l’evento non è originariamente preso di mira)( 294 ).<br />

Negli ordinamenti di civil law, invece, si distingue tra dolo diretto e<br />

indiretto (o eventuale)( 295 ), o tra dolo intenzionale (quando il soggetto<br />

ha di mira proprio la realizzazione della condotta criminosa), dolo diretto<br />

(quando il soggetto si rappresenta con certezza gli elementi costitutivi della<br />

fattispecie, e si rende conto che la sua condotta sicuramente li integrerà) e<br />

dolo eventuale (il soggetto si rappresenta il reato come una conseguenza<br />

probabile o concretamente possibile di una condotta diretta ad altri scopi,<br />

e, ciononostante, decide di agire accettando il rischio o, meglio, l’evento)(<br />

296 ).<br />

Parte della dottrina ritiene che l’art. 30 non avrebbe incluso nella definizione<br />

di intent and knowledge il dolo eventuale, come previsione della<br />

possibilità di verificazione dell’evento e relativa accettazione, in quanto la<br />

knowledge si estenderebbe solo alle conseguenze (consequence) della condotta<br />

che si realizzeranno («will occur in the ordinary course of events») e<br />

non a quelle che è possibile (may) che si realizzeranno (si ammette, invece,<br />

il dolo eventuale in relazione agli altri elementi del crimine, come l’età della<br />

vittima)( 297 ); tale interpretazione potrebbe essere in linea con la nozione di<br />

( 293 ) Law Comm. No. 177, clause 18 B. Cfr. la definizione fornita nella clause 14 (1)<br />

del Home Office Consultation Paper del febbraio del 1998: «a person act intentionally with a<br />

respect to a result if....b) although it is not his purpose to cause it, he knows that it would occur<br />

in the ordinary course of events if he were to succeed in his purpose of causing some other result».<br />

( 294 ) J. Smith -B.Hogan, op. cit., p. 54. Cfr. H. Vest, A structure-Based Concept of<br />

Genocidal Intent, inJourn. of Inter. Crim. Just. 2007, pp. 786-787, il quale evidenzia come<br />

non solo in sistemi di civil law, ma anche nei sistemi di common law, e in particolare nel sistema<br />

inglese, non sussiste una separazione rigida tra knowledge e intention o purpose (conosciuta<br />

dal Model penal code, sezione 2.02(a), anche se ridimensionata a livello interpretativo);<br />

la «certain knowledge» viene equiparata al «purpose».<br />

( 295 ) Cfr. M. Romano, Art. 43, cit., p. 440 ss.; F. Antolisei, Manuale di diritto penale<br />

- Parte Generale, a cura di L. Conti, Milano, 2003, p. 361.<br />

( 296 ) Cfr. G. Fiandaca -E.Musco, op. cit., p. 361 ss.; C. Elliot, The French law of<br />

intent and its influence on the development of international criminal law, inCrim. Law Forum,<br />

2000, vol. 11, p. 41.<br />

( 297 ) Così A. Eser, Mental Elements, cit., p. 915; A. Eser -H.Kreicker, Nationale<br />

Strafverfolgung völkerrechtlicher Verbrechen - National Prosecution of International Crimes -

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