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DIRITTO <strong>PENALE</strong> STRANIERO, COMPARATO, COMUNITARIO<br />

305<br />

ricostruzione della comune impresa criminosa negli atti di accusa si riduce<br />

spesso a una descrizione dei fatti avvenuti, che rappresentano il mero contesto<br />

dell’eventuale impresa criminosa, senza riuscire a provare i presupposti<br />

della comune impresa; non solo, ma addirittura negli atti di accusa<br />

si assiste ad una proliferazione di JCE rispetto allo stesso periodo, agli<br />

stessi fatti e agli stessi partecipanti( 257 ). Ciò dimostra l’eccessiva elasticità<br />

della nozione di joint criminal enterprise e la conseguente difficoltà dell’imputato<br />

nel difendersi da accuse prive di tassatività.<br />

Lo stesso TPY ha denunciato la vaghezza delle accuse per partecipazione<br />

in una joint criminal enterprise, invitando la Pubblica accusa a non limitarsi<br />

genericamente ad imputare i fatti ex art. 7(1) StTPY( 258 ). Emerge il<br />

rischio di punire per la mera partecipazione al gruppo (partito politico, esercito,<br />

il crisis staff di una regione, un ministero), con inversione dell’onere<br />

della prova a carico dell’imputato che deve dimostrare che «he did not partake<br />

in a criminal purpose that was assisted or pursued by that group»( 259 ).<br />

Nella sua opinione dissenziente nel caso Gacumbtisi il giudice Shahabudden<br />

mette in evidenza che la responsabilità per partecipazione in una<br />

JCE diventa una forma di «responsabilità derivata» in contrasto con il principio<br />

della responsabilità penale personale, dato che è possibile imputare<br />

ad un soggetto «la criminalità di altri» senza che sia accertato il carattere<br />

sostanziale del contributo, senza che sia necessario che l’accusa stabilisca<br />

che la «partecipazione dell’accusato è condicio sine qua non, senza la quale<br />

i crimini non si sarebbero potuti realizzare», senza accertare un «sostanziale<br />

collegamento personale alla consumazione del crimine attuale»( 260 ).<br />

A fronte di tali timori si registra, tuttavia, un diffuso uso di tale istituto<br />

da parte del TPY, come titolo di imputazione di responsabilità per crimini<br />

di massa in capo ai vertici delle gerarchie militari e ai politici, con ampio<br />

xity, complicity and complementarity: from the Nuremberg Trials to the dawn of the new International<br />

Criminal Court, ivi, p. 30 ss.; C. Booth, Prospect and Issues for the International<br />

Criminal Court: lessons from Yugoslavia and Rwanda, ivi, pp. 184-185; J.D. Ohlin, op. cit.,<br />

p. 85 ss.<br />

( 257 ) Èinteressante il confronto tra l’atto di incriminazione di Milosević, accusato di far<br />

parte di una JCE con membri della leadership serba, serbo bosniaca e croato bosniaca, e gli<br />

atti di accusa degli altri partecipanti citati nell’incriminazione del presidente; sebbene le incriminazioni<br />

di Plavsˇic, Martić e Stanisić sono relative agli stessi eventi citati in quella di Milosević,<br />

leJCE sono descritte differentemente e anche i partecipanti indicati sono diversi.<br />

( 258 ) TPY, Krnojelac, Appeals Chamber, cit., par. 138; cfr. TPR, Prosecutor v. Elizaphan<br />

Ntakirutimana and Gérard Ntakirutimana, 13 dicembre 2004, Appeals Chamber, Case<br />

Nº. ICTR-96-10-A & ICTR-96-17-T-A, T.Ch.I, par. 475; TPY, Kvôcka, Appeals Chamber,<br />

cit., par. 28, 42; TPR, Prosecutor v. Sylvestre Gacumbitsi, 7 luglio 2006, Appeals Chamber,<br />

Case Nº. ICTR-2001-64-A, par. 161-162.<br />

( 259 ) G. Mettraux, op. cit., p. 292-293.<br />

( 260 ) TPR, Gacumbitsi, Appeals Chamber, cit., Dissenting Opinion of Judge Shahabuddeen,<br />

par. 44.

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