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DIRITTO <strong>PENALE</strong> STRANIERO, COMPARATO, COMUNITARIO<br />

289<br />

dei leader utilizzati attraverso l’adozione di tale istituto da parte dei Tribunali<br />

ad hoc.<br />

Si deve ricordare, innanzitutto, che non solo la nozione di common<br />

purpose non implica quella di «causazione», nel senso che non occorre accertare<br />

che ciascun contributo sia condicio sine qua non del reato consumato(<br />

180 ) (la partecipazione non deve essere «necessaria o sostanziale»),<br />

ma solo che fornisca un contributo «significant» per i crimini per cui l’accusato<br />

è considerato responsabile( 181 ) e in alcune sentenze, addirittura,<br />

non si richiede neanche questa soglia minima del carattere significativo<br />

del contributo, come nel caso Kvôcka( 182 ). Anche il TPR nel caso Mpambara<br />

chiarisce, infatti, che «ogni atto o omissione che assiste o contribuisce<br />

al proposito criminale può comportare la responsabilità: non si richiede<br />

una soglia minima di significato o importanza ...»( 183 ), anzi si distingue tale<br />

condotta da quella di complicità (aiding and abetting) proprio in base alla<br />

considerazione che quest’ultima «deve avere un effetto sostanziale sul crimine»,<br />

mentre ai fini della partecipazione in una JCE non si richiede «una<br />

soglia minima» di rilevanza penale( 184 ). La Camera d’Appello nel caso<br />

Tadic, del resto, ha affermato chiaramente che lo scopo dell’adozione della<br />

teoria in esame è quello di non limitare l’applicazione dello Statuto alle<br />

condotte espressamente previste («persons who plan, istigate,...»), ma di<br />

estenderlo, laddove si realizzino i presupposti della comune impresa criminosa,<br />

nei confronti di ‘‘qualunque contributo alla consumazione del crimine’’<br />

(«whoever contributes to the commission of crimes...»)( 185 ).<br />

In relazione alla prima forma, in cui si richiede che l’intenzione di<br />

commettere un certo crimine sia condivisa da tutti i partecipanti, sebbene<br />

ciascuno rivesta un ruolo diverso nel comune disegno, si evidenzia<br />

che nella prassi tale accertamento della condivisione dell’intento talora<br />

manca, anche in considerazione dell’alto numero di partecipanti e del<br />

più alto livello gerarchico normalmente rivestito dal partecipe rispetto all’esecutore(<br />

186 ), e finisce per essere presunto. La dottrina ritiene che si<br />

( 180 ) TPY, Tadić, Appeals Chamber, cit., par. 199; TPY, Kvôcka, Appeals Chamber,<br />

cit., par. 98-193, che considera, perciò, superabile l’argomentazione della difesa, la quale rileva<br />

che la condotta dell’accusato era facilmente sostituibile.<br />

( 181 ) TPY, Kvôcka, Appeals Chamber, cit., par. 90-97-98; TPY, Mrksˇic - Radić - Canin,<br />

Trial Chamber II, cit., par. 545; TPY, Martić, Trial Chamber, cit., par. 440; TPY, Mrksˇic -<br />

Radić - Canin, Trial Chamber II, cit., par. 545.<br />

( 182 ) TPY, Kvôcka, Appeals Chamber, cit., par. 187,<br />

( 183 ) TPR, Mpambara, Trial Chamber, cit., par. 13; TPY, Kvôcka, Appeals Chamber,<br />

cit., par. 187,<br />

( 184 ) TPR, Mpambara, Trial Chamber, cit., par. 17.<br />

( 185 ) TPY, Tadić, Appeals Chamber, cit., par. 190. Cfr. The Law Commission (Law<br />

Com No 305) Participating in Crime, May 2007, cit., (1.23) 9; cfr. 59 (3.42 ss.).<br />

( 186 ) V. Haan, op. cit., p. 185; cfr. TPY, Tadić, Appeals Chamber, cit., par. 230; solo

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