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SAGGI E OPINIONI<br />

Noi riteniamo concorso in senso stretto soltanto quella forma di compartecipazione<br />

in cui tutti fanno lo stesso e che cade sotto lo sguardo dell’osservatore.<br />

Le altre forme di concorso sgorgano ( a nostro convincimento) da una<br />

valutazione della nostra mente analoga ( ma non identica) alla sensazione<br />

del fatto oggettivo, esterno all’osservatore.<br />

Ciò significa applicare alla teoria del concorso il principio aristotelico e<br />

tomistico: nihil fuit in intellectu quod prius non fuerit in sensu.<br />

Orbene, da Cartesio in poi, la filosofia ( e quindi la mentalità) moderna<br />

ha sempre ritenuto il pensiero autonomo dalle sensazioni. Non per<br />

nulla, Cartesio scrisse: cogito, ergo sum.<br />

Non per nulla, Cartesio propose che tutta la realtà venisse vista attraverso<br />

le idee ‘‘chiare e distinte’’ ricalcate sul modello della matematica ossia<br />

dell’unica scienza che è creata integralmente dalla mente dell’uomo, senza<br />

rapporti con l’esperienza naturalistica e concreta, esterna al soggetto.<br />

Non per nulla, Hegel sostenne (nella sua dissertazione) che i pianeti<br />

del sistema solare, dovevano – logicamente – essere sei. E quando gli portarono<br />

notizia che un astronomo aveva scoperto il pianeta Urano e che –<br />

quindi – i pianeti del sistema solare erano sette e non sei, Hegel replicò:<br />

‘‘e tanto peggio per i fatti!’’<br />

Non per nulla, questa frase divenne celebre: fu ripetuta da molti pensatori<br />

e non soltanto dagli hegeliani (tanto di destra quanto di sinistra).<br />

Non per nulla il ‘‘Discours sur l’inegalité’’ di Rousseau ebbe per esordio<br />

la frase ‘‘incominciamo con il mettere da parte tutti i fatti’’.<br />

Non per nulla, Royer Collard giunse ad affermare: ‘‘Non conosco nulla<br />

di più spregevole di un fatto’’.<br />

Non per nulla, nel linguaggio dei filosofi idealisti tedeschi ‘‘Tatsache’’<br />

ha un significato spregiativo, che non ha l’espressione ‘‘dato di fatto’’ nella<br />

lingua italiana.<br />

Orbene, i concetti di causalità e di accessorietà sono concetti importanti<br />

e fascinosi.<br />

Essi svolgono funzioni molto rilevanti: il primo, nelle scienze in genere<br />

e - in particolare - nei reati causalmente orientati (come l’omicidio); il secondo,<br />

soprattutto nel diritto privato ove vige il canone ‘‘accessorium sequitur<br />

principale’’.<br />

Una scienza che muove soprattutto dei concetti, dalle astrazioni, non si<br />

ferma volentieri a chiedersi quanto del suo oggetto cade sotto i nostri sensi<br />

e – in particolare – della vista.<br />

Ecco perché la dottrina di gran lunga prevalente fa ogni sforzo per costringere<br />

la duplice realtà della compartecipazione criminosa (concorso oggettivo<br />

e naturalistico da un lato e concorso valutativo dall’altro) su un letto<br />

di Procuste: le concezioni – entrambe unitarie - della causalità e dell’accessorietà.<br />

E il risultato è evidente. Dopo aver stabilito che il fondamento dell’i-<br />

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