Poggio Bracciolini - Aula Digitale
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1<br />
I vIaggI<br />
In Europa<br />
E la scopErta<br />
dEI codIcI<br />
dal carcErE<br />
alla lucE<br />
L’Umanesimo e il Rinascimento Firenze capitale dell’Umanesimo <strong>Poggio</strong> <strong>Bracciolini</strong><br />
<strong>Poggio</strong> <strong>Bracciolini</strong><br />
Segretario di sette papi e cancelliere della Repubblica di Firenze, <strong>Poggio</strong> <strong>Bracciolini</strong><br />
(1380-1459) è il più intraprendente scopritore di codici antichi di tutto l’Umanesimo,<br />
oltre che uno storico e un elegante letterato in lingua latina. Compiuti i primi studi notarili<br />
ad Arezzo, si trasferisce a Firenze dove è allievo di Coluccio Salutati, che lo introduce<br />
allo studio delle discipline letterarie. Sebbene laico, ottiene, grazie all’intercessione<br />
del suo maestro, un impiego nella curia papale, divenendo nel 1403 segretario<br />
apostolico, incarico che mantiene per molti anni. Partito al seguito dell’antipapa Giovanni<br />
XXIII per il concilio di Costanza (1414-1418), dopo aver perso l’impiego a causa<br />
della deposizione di quest’ultimo, <strong>Bracciolini</strong> decide di prolungare il soggiorno all’estero<br />
e compie numerosi viaggi in Germania, Francia e Svizzera dei quali dà notizia nel suo<br />
ricco epistolario. Il risultato delle sue ricerche nelle biblioteche dell’Europa centrale e<br />
del Nord è il rinvenimento di molti importanti manoscritti che si credevano perduti, e<br />
che, grazie alla sua approfondita cultura e alla grande perizia di lettore e copista, vengono<br />
recuperati e tramandati fino a noi.<br />
<strong>Poggio</strong> presenta le sue scoperte con grande efficacia retorica, come accade nella lettera<br />
scritta a Guarino Guarini dove dà notizia del ritrovamento dell’Institutio oratoria<br />
(‘Principi di arte oratoria’) di Quintiliano. Nell’epistola, molto famosa, l’opera dello<br />
scrittore latino è personificata: prigioniero da secoli nelle buie carceri dei conventi, il<br />
manoscritto finalmente ritrova la luce ed è sottratto per sempre alla polvere e all’incuria.<br />
Tra i molti codici rinvenuti da <strong>Bracciolini</strong> vi sono anche alcune orazioni di Cicerone<br />
fino ad allora sconosciute, il De rerum natura di Lucrezio, un ampio frammento del<br />
Satyricon di Petronio e le Silvae di Stazio.<br />
LA VITA E LE OPERE<br />
1380 Nato a Terranuova (oggi Terranuova <strong>Bracciolini</strong>), riceve<br />
i primi insegnamenti ad Arezzo; trasferitosi a Firenze,<br />
è avviato agli studi notarili.<br />
1403 Ottiene un impiego a Roma, dove diviene abbreviatore<br />
apostolico anche grazie all’appoggio di Coluccio<br />
Salutati.<br />
1414-18 Accompagna Giovanni XXIII, che lo aveva nominato<br />
segretario apostolico, a Costanza per il concilio.<br />
1415-17
2<br />
I dIaloghI<br />
ElogIo<br />
dEl dEnaro<br />
lE rovInE<br />
dI roma<br />
lE traduzIonI<br />
dal grEco<br />
L’Umanesimo e il Rinascimento Firenze capitale dell’Umanesimo <strong>Poggio</strong> <strong>Bracciolini</strong><br />
Tornato in Italia <strong>Bracciolini</strong> compone numerosi dialoghi di argomento morale, nei<br />
quali affronta i temi più attuali e diffusi fra gli umanisti: la nobiltà, la miseria della<br />
condizione umana, la mutevolezza della fortuna, la superiorità della monarchia o<br />
della repubblica (polemica con Guarini sull’eccellenza di Cesare o di Scipione). In<br />
tutti questi testi è evidente il suo interesse per le virtù umane e la dimensione sociale<br />
dell’individuo.<br />
Nel De avaritia (‘L’avidità’, 1428-29), ad esempio, <strong>Poggio</strong> valorizza il denaro come fondamento<br />
della società: se ci limitassimo a soddisfare solo i bisogni primari, secondo lui,<br />
nessuno produrrebbe più di quanto necessario a se stesso e alla propria famiglia; l’accumulo<br />
di denaro, invece, attraverso i commerci e le attività economiche, fornisce linfa<br />
vitale alla società e allo Stato; l’“avarizia” (oggi diremmo l’avidità) perciò può essere<br />
considerata il fondamento delle istituzioni civili e politiche.<br />
Con il De varietate fortunae (‘La variabilità della fortuna’, 1448), dedicato a papa Niccolò<br />
V, <strong>Bracciolini</strong> dà ampio spazio ai propri interessi archeologici e antiquari che ritroviamo<br />
espressi nella significativa e celebre epistola del I libro sulle rovine di Roma<br />
antica e sulle miserevoli condizioni della città al suo tempo.<br />
<strong>Poggio</strong> si interessa anche, come molti suoi contemporanei, alle traduzioni dal greco al<br />
latino; si misura, tra il 1443 e il 1447, con la Ciropedia di Senofonte, autore che negli<br />
stessi anni suscita l’interesse di altri umanisti, tra i quali Lorenzo Valla. L’opera tratta<br />
dell’educazione dell’imperatore persiano Ciro il Grande e delle caratteristiche del suo<br />
APPROFONDIMENTI<br />
Il rinnovamento della scrittura<br />
Il giovane <strong>Poggio</strong> <strong>Bracciolini</strong> lavora per un certo<br />
periodo come copista di manoscritti, distinguendosi<br />
presto per la sua grafia elegante ed accurata.<br />
Non si sa con precisione quando abbia iniziato<br />
questa attività (forse negli anni in cui era ancora<br />
studente), è invece certo che lavora a Firenze e copia<br />
codici per Coluccio Salutati.<br />
L’interesse per l’aspetto materiale ed estetico della<br />
scrittura lo porta a rinnovarla profondamente: <strong>Poggio</strong><br />
riprende e rielabora i caratteri della grafia “minuscola<br />
carolina” (adottata dai copisti in età carolingia)<br />
producendo una nuova forma di scrittura, chiara e<br />
tondeggiante, che prende il nome di “umanistica”, e<br />
che si impone rispetto alla grafia detta “gotica”<br />
Esempio della grafia<br />
umanistica di <strong>Poggio</strong><br />
<strong>Bracciolini</strong>.<br />
© 2011 RCS Libri S.p.A./La Nuova Italia – R. Antonelli, M.S. Sapegno, Il senso e le forme
3<br />
Il Liber<br />
facetiarum<br />
l’EpIstolarIo<br />
L’Umanesimo e il Rinascimento Firenze capitale dell’Umanesimo <strong>Poggio</strong> <strong>Bracciolini</strong><br />
regno. Nel Quattrocento, l’interesse che suscita non è solo filologico, ma anche contenutistico,<br />
visto il fiorire degli studi di tipo pedagogico. Successivamente, <strong>Bracciolini</strong> appronta<br />
una versione latina dell’Asinus attribuito allo scrittore greco Luciano di Samosata<br />
(120-190 d. C. ca.) e la dedica a Cosimo de’ Medici. Questa curiosa opera racconta<br />
della trasformazione di un uomo in asino e delle disavventure che ne seguono. Il tema<br />
è trattato anche dal latino Apuleio (125-180 d. C. ca.), pur se con toni differenti, e da<br />
altri scrittori precedenti, in opere che però non ci sono giunte.<br />
Il testo più noto di <strong>Poggio</strong>, celebre già quando l’autore era ancora in vita, è il Liber facetiarum<br />
(‘Il libro delle facezie’) una raccolta di novellette, scritte tra il 1438 e il 1452,<br />
basate principalmente su battute di spirito, detti piacevoli, burle, fatti memorabili. Poiché<br />
attinge all’oralità, e il riso è considerato come un rimedio terapeutico, la facezia diventa<br />
uno spazio di critica libera e totale soprattutto nei confronti dell’autorità e delle<br />
istituzioni; la contestazione ha spesso una forte connotazione materiale ed è espressa in<br />
un linguaggio vicino al parlato, che non rifugge la licenziosità e le allusioni all’atto sessuale,<br />
di cui nelle Facezie è offerta una ricca varietà di esempi.<br />
L’ampio epistolario di <strong>Bracciolini</strong> costituisce, infine, uno dei migliori esempi di letteratura<br />
latina del Quattrocento. L’autore vi lavora a più riprese, descrive vivacemente i<br />
suoi viaggi e le sue scoperte. Nelle lettere l’esaltazione dei classici si congiunge all’esaltazione<br />
delle virtù umane e dell’impegno civile.<br />
I GENERI<br />
La facezia<br />
La facezia è un breve testo narrativo, che ha per<br />
oggetto un motto arguto, una battuta di spirito.<br />
Antecedenti medievali della facezia si incontrano<br />
nella narrazione “cortese”, sebbene il genere fosse<br />
già esemplificato in alcune raccolte dell’antichità,<br />
come i Factorum et dictorum memorabilium<br />
libri (‘Libri di fatti e detti memorabili’) di Valerio<br />
Massimo (I secolo d.C.), volgarizzati da Boccaccio.<br />
Proprio grazie all’enorme fortuna delle<br />
novelle-motto presenti nella I e nella VI giornata<br />
del Decameron, la facezia diventò molto popolare<br />
nel Quattrocento, sia fra gli scrittori in latino come<br />
Pontano sia fra quelli in volgare come Poliziano.<br />
Tuttavia il genere si rinnova con <strong>Poggio</strong>, che<br />
vi inserisce il motivo della dignità dell’uomo tipico<br />
dell’umanesimo civile fiorentino e si diffonde ampiamente<br />
tra gli umanisti.<br />
I testi molte volte si rifanno a racconti popolari o<br />
alle novellette che i predicatori inserivano nei loro<br />
sermoni: poiché <strong>Poggio</strong> ama l’ironia e il paradosso,<br />
spesso si diverte a capovolgere tali modelli mettendo<br />
in luce solo il lato comico della situazione o<br />
la battuta di spirito.<br />
I protagonisti delle Facezie possono essere sia<br />
anonimi popolani sia personaggi noti, del passato<br />
o del presente; tra gli uomini illustri si incontrano<br />
Dante, umanisti come Francesco Filelfo, alti<br />
prelati, vescovi e papi. Talvolta si tratta di narrazioni<br />
in cui sono protagonisti gli animali e che<br />
assumono quindi un più generale valore allegorico-morale.<br />
<strong>Bracciolini</strong> si serve di una logica paradossale, che<br />
capovolge il pensiero comune, e giochi di parole,<br />
espressioni di senso ambiguo o usate in un’accezione<br />
inconsueta, ma anche introducendo elementi<br />
licenziosi o erotici. Pertanto i testi della raccolta<br />
appaiono spesso costruiti come infrazione delle<br />
convenzioni linguistiche e come critica all’ipocrisia<br />
e all’autorità. Dichiarando di aver scritto «per puro<br />
divertimento e a scopo di esercizio intellettuale»,<br />
<strong>Poggio</strong> polemizza con chi aveva criticato la sua<br />
scelta di applicarsi a un repertorio umile e afferma<br />
la dignità dei suoi soggetti modesti e quotidiani,<br />
attraverso i quali amplia le potenzialità espressive<br />
del latino anche con l’inserzione di espressioni<br />
tratte dalla lingua parlata.<br />
© 2011 RCS Libri S.p.A./La Nuova Italia – R. Antonelli, M.S. Sapegno, Il senso e le forme
4<br />
L’Umanesimo e il Rinascimento Firenze capitale dell’Umanesimo <strong>Poggio</strong> <strong>Bracciolini</strong><br />
Liber facetiarum<br />
Di un curato che seppellì un cagnetto<br />
Liber facetiarum ■ XXXVI<br />
Il testo che segue è un esempio della struttura tipica delle facezie di cui si compone la raccolta di<br />
<strong>Bracciolini</strong>: una novella breve, scritta con linguaggio semplice e chiusa con una battuta fulminante<br />
che va a colpire, mettendole in ridicolo, le debolezze umane. Bersaglio dell’ironia dell’autore<br />
è, in questo brano, la categoria dei religiosi tacciati di avidità.<br />
5<br />
10<br />
<strong>Poggio</strong> <strong>Bracciolini</strong>, Facezie, con<br />
un saggio di E. Garin; introduzione,<br />
traduzione e note di M. Ciccuto,<br />
BUR, Milano 1983.<br />
ANALISI DEL TESTO<br />
Grazie alla sua intelliGenza e ad una pronta battuta, un curato di campaGna<br />
evita di essere punito dal suo vescovo.<br />
A un curato 1 della campagna toscana, piuttosto facoltoso 2 , morì un cagnolino<br />
cui portava affetto, e lo seppellì nel cimitero. Lo venne a sapere il vescovo che,<br />
avido dei soldi di quello, convocò il curato come reo di immane delitto 3 . Il curato<br />
però conosceva assai bene il vescovo, e si recò da lui portandosi dietro 50 ducati.<br />
Il superiore ordinò subito la carcerazione di chi si era macchiato dell’empia<br />
4 sepoltura di un cane. Da furbo matricolato 5 il prete replicò: «Caro padre,<br />
se aveste conosciuto l’intelligenza della bestiola, non vi indignereste 6 adesso per<br />
il suo seppellimento fra esseri umani: perché era proprio più intelligente di un<br />
uomo, da vivo come pure, e soprattutto, da morto». «E che significa ciò?» domandò<br />
il vescovo. «Voglio dire che in punto di morte fece testamento e, consapevole<br />
del vostro stato di bisogno 7 , vi ha lasciato questi 50 ducati che mi son<br />
portato appresso». Fu allora il prelato lieto di plaudire 8 a testamento e sepoltura;<br />
si prese i soldi e assolse il curato.<br />
Avidità degli uomini di chiesa<br />
Con un racconto essenziale, sviluppato in poche<br />
battute, <strong>Bracciolini</strong> tratta un tema tipicamente<br />
umanistico: la polemica contro i vizi degli uomini<br />
di Chiesa, accusati soprattutto di essere ipocriti<br />
e avidi. Il curato, un uomo ricco, sa che il vescovo<br />
è sensibile quanto lui al fascino del denaro e per-<br />
1. curato: ‘parroco’.<br />
2. facoltoso: ‘ricco’.<br />
3. reo di immane delitto: ‘colpevole di<br />
un terribile crimine’.<br />
4. empia: ‘blasfema’, ‘contraria alla religione’.<br />
5. matricolato: ‘di comprovata abilità’.<br />
6. non vi indignereste: ‘irritereste’.<br />
7. del vostro stato di bisogno: ‘del vostro<br />
bisogno di denaro’.<br />
8. plaudire: ‘approvare’.<br />
ciò, quando è convocato dal suo superiore, ha<br />
già escogitato il modo per evitare la punizione:<br />
elargire al vescovo 50 ducati.<br />
Furbizia e arte di vivere<br />
In questa e in numerose altre facezie, il mondo in<br />
cui operano i personaggi è pieno di conflitti e di<br />
© 2011 RCS Libri S.p.A./La Nuova Italia – R. Antonelli, M.S. Sapegno, Il senso e le forme
5<br />
L’Umanesimo e il Rinascimento Firenze capitale dell’Umanesimo <strong>Poggio</strong> <strong>Bracciolini</strong><br />
soprusi e i rapporti tra le persone e con l’autorità<br />
sono regolati spesso con durezza: è l’astuzia a<br />
consentire spesso di volgere a proprio vantaggio<br />
le situazioni sfavorevoli. Il curato è presentato come<br />
un uomo astuto e la sua furbizia gli consente<br />
di cavarsela soprattutto perché è accompagnata<br />
da un’altra fondamentale qualità: la prontezza e<br />
l’uso sagace della parola.<br />
La battuta arguta<br />
La forza del curato, infatti, consiste anche nell’arguzia<br />
della sua battuta paradossale sul cane che<br />
ha fatto testamento: grazie a essa, senza rendere<br />
esplicita la volontà di corromperlo, riesce a ingraziarsi<br />
il vescovo e a evitare la punizione offrendogli<br />
la somma di denaro “lasciata” dal cane. La<br />
Epistolario<br />
Ho trovato Quintiliano!<br />
Epistolario ■ 15 dicembre 1416<br />
Fra<br />
entusiasmo<br />
e retorica<br />
L’epistola, molto celebre, fu scritta a Costanza il 15 dicembre 1416 ed è indirizzata a Guarino Guarini.<br />
<strong>Bracciolini</strong> annuncia il sensazionale ritrovamento, nel monastero svizzero di San Gallo, di un<br />
manoscritto contenente una redazione completa dell’Institutio oratoria di Quintiliano.<br />
5<br />
10<br />
E. Garin, Prosatori latini<br />
del Quattrocento, Ricciardi,<br />
Milano-Napoli 1952.<br />
parola, quindi, se ben detta al momento giusto,<br />
può salvare dai guai.<br />
Tra Marziale e Boccaccio<br />
La polemica contro i prelati avidi, corrotti e ipocriti,<br />
l’esaltazione dell’intelligenza e della parola,<br />
sono temi che <strong>Bracciolini</strong> attinge dal Decameron<br />
di Giovanni Boccaccio, che aveva dedicato intere<br />
“giornate” alle novelle di motto; tuttavia, rispetto<br />
al modello, l’impianto narrativo è semplificato al<br />
punto da ridursi, come nella facezia del curato, alla<br />
sola funzione di preparare la battuta finale: ciò<br />
avvicina la facezia all’epigramma, genere poetico<br />
in cui eccelse lo scrittore latino Marziale (40-103<br />
ca.), anch’egli riscoperto e apprezzato proprio in<br />
età umanistica<br />
poGGio fiorentino seGretario apostolico saluta il suo Guarino veronese.<br />
So che nonostante le tue molte occupazioni quotidiane, per la tua gentilezza e benevolenza<br />
verso tutti, ricevi sempre con piacere le mie lettere; e tuttavia ti prego nel<br />
modo più vivo di prestare a questa una particolare attenzione, non perché la mia<br />
persona possa destar l’interesse anche 1 di chi ha molto tempo da perdere, ma per<br />
l’importanza di quanto sto per scriverti. So infatti con assoluta certezza che tu, colto<br />
come sei, e gli altri uomini di studio, avrete una grandissima gioia. Infatti, o Dio<br />
immortale, che cosa può esservi di più piacevole, caro, gradito a te e agli altri uomini<br />
dotti che la conoscenza di quelle cose per la cui familiarità 2 diventiamo più colti<br />
e, ciò che più conta, più raffinati? La natura, madre di tutte le cose, ha dato al genere<br />
umano intelletto e ragione 3 , quali ottime guide a vivere bene e felicemente, e tali<br />
che 4 nulla possa pensarsi di più egregio 5 . Ma non so se non siano 6 veramente eccel-<br />
1. anche: ‘perfino’.<br />
2. per la cui familiarità: ‘per mezzo della<br />
confidenza che abbiamo con esse’.<br />
3. intelletto e ragione: ‘intelligenza e<br />
capacità di ragionare’.<br />
4. e tali che: ‘e tanto importanti che’.<br />
5. egregio: ‘eccellente’, ‘onorevole’.<br />
6. Ma non so se non siano: la doppia<br />
negazione in realtà afferma, quindi: ‘ma<br />
so che sono’.<br />
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6<br />
L’arte del<br />
discorso<br />
Dal buio<br />
alla luce<br />
L’Umanesimo e il Rinascimento Firenze capitale dell’Umanesimo <strong>Poggio</strong> <strong>Bracciolini</strong><br />
15<br />
20<br />
25<br />
30<br />
35<br />
40<br />
7. ha concesso: il soggetto è qui la natura.<br />
8. la capacità e l’ordine del dire: ‘l’uso<br />
della parola e i principi che la regolano’;<br />
<strong>Poggio</strong> si riferisce alla retorica, la<br />
disciplina che secondo la partizione<br />
classica del sapere, definisce le regole<br />
per esprimersi in modo corretto ed<br />
elegante.<br />
9. il discorso: ‘la parola’.<br />
10. le altre arti liberali: le arti liberali<br />
nel Medioevo costituivano la base degli<br />
studi ed erano ripartite nel trivium<br />
(grammatica, dialettica, retorica) e nel<br />
quadrivium (aritmetica, geometria, musica,<br />
astronomia).<br />
11. cura: ‘impegno’, ‘dedizione’.<br />
12. i precetti del dire: ‘le regole dell’arte<br />
oratoria’.<br />
lentissimi, fra tutti i beni che a noi ha concesso 7 , la capacità e l’ordine del dire 8 , senza<br />
cui la ragione stessa e l’intelletto nulla potrebbero valere. Infatti è solo il discorso<br />
9 quello per cui perveniamo ad esprimere la virtù dell’animo, distinguendoci dagli<br />
altri animali. Bisogna quindi essere sommamente grati sia agli inventori delle altre<br />
arti liberali 10 , sia soprattutto a coloro che, con le loro ricerche e con la loro cura 11 ,<br />
ci tramandarono i precetti del dire 12 e una norma per esprimerci con perfezione.<br />
Fecero infatti in modo che, proprio in ciò in cui gli uomini sovrastano specialmente<br />
13 gli altri esseri animati, noi fossimo capaci di oltrepassare gli stessi limiti umani.<br />
E, molti essendo stati 14 gli autori latini, come sai, egregi 15 nell’arte di perfezionare e<br />
adornare 16 il discorso, fra tutti illustre ed eccellente fu M. Fabio Quintiliano, il quale<br />
così chiaramente e compiutamente 17 , con diligenza somma 18 , espone le doti necessarie<br />
a formare un oratore perfetto, che non mi sembra gli manchi cosa alcuna,<br />
a mio giudizio, per raggiungere una somma dottrina o una singolare eloquenza 19 .<br />
[…] Un caso fortunato per lui 20 , e soprattutto per noi, volle che, mentre ero<br />
ozioso a Costanza 21 , mi venisse il desiderio di andar a visitare il luogo dove egli 22<br />
era tenuto recluso 23 . V’è infatti, vicino a quella città, il monastero di S. Gallo, a<br />
circa venti miglia. Perciò mi recai là per distrarmi, ed insieme per vedere i libri di<br />
cui si diceva vi fosse un gran numero. Ivi 24 , in mezzo a una gran massa di codici 25<br />
che sarebbe lungo enumerare, ho trovato Quintiliano ancor salvo ed incolume 26 ,<br />
ancorché 27 tutto pieno di muffa e di polvere. Quei libri infatti non stavano nella<br />
biblioteca, come richiedeva la loro dignità 28 , ma quasi in un tristissimo ed oscuro<br />
carcere, nel fondo di una torre, in cui non si caccerebbero 29 neppure dei condannati<br />
a morte. Ed io son certo che chi per amore dei padri 30 andasse esplorando<br />
con cura gli ergastoli 31 in cui questi grandi son chiusi, troverebbe che una sorte<br />
uguale è capitata a molti dei quali ormai si dispera 32 .<br />
Trovai inoltre i tre primi libri e metà del quarto delle Argonautiche di Caio<br />
Valerio Flacco, ed i commenti a otto orazioni di Cicerone, di Quinto Asconio<br />
Pediano, uomo eloquentissimo, opera ricordata dallo stesso Quintiliano. Questi<br />
libri ho copiato io stesso, ed anche in fretta, per mandarli a Leonardo Bruni e a<br />
Niccolò Niccoli 33 , che avendo saputo da me la scoperta di questo tesoro, insi-<br />
13. sovrastano specialmente: ‘sono<br />
enormemente superiori’.<br />
14. molti essendo stati: anastrofe; ordina:<br />
‘essendo stati molti’.<br />
15. egregi: ‘eccellenti’.<br />
16. perfezionare e adornare: ‘rendere<br />
perfetto ed elegante’.<br />
17. così chiaramente e compiutamente:<br />
‘con una trattazione così chiara e<br />
completa’.<br />
18. diligenza somma: ‘grandissimo rigore’.<br />
19. singolare eloquenza: ‘capacità ed<br />
efficacia espressive non comuni’.<br />
20. per lui: per Quintiliano.<br />
21. Costanza: città tedesca in cui si tenne<br />
un concilio: <strong>Poggio</strong> vi giunse al seguito<br />
del papa.<br />
22. egli: Quintiliano, identificato con i<br />
suoi scritti.<br />
23. recluso: ‘prigioniero’, ‘rinchiuso’.<br />
24. Ivi: ‘lì’.<br />
25. codici: ‘manoscritti’.<br />
26. salvo e incolume: ‘intatto e senza<br />
danni’; dittologia.<br />
27. ancorché: ‘sebbene’, ‘anche se’.<br />
28. dignità: ‘importanza’.<br />
29. caccerebbero: ‘getterebbero’.<br />
30. padri: gli autori dell’antichità greca<br />
e romana.<br />
31. ergastoli: ‘carceri’.<br />
32. a molti ... dispera: ‘a molti altri autori<br />
antichi le cui opere non si ha più<br />
speranza di trovare’.<br />
33. Leonardo Bruni e Niccolò Niccoli:<br />
personaggi eminenti dell’Umanesimo<br />
fiorentino e amici di <strong>Poggio</strong>.<br />
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7<br />
L’Umanesimo e il Rinascimento Firenze capitale dell’Umanesimo <strong>Poggio</strong> <strong>Bracciolini</strong><br />
45<br />
ANALISI DEL TESTO<br />
stentemente mi sollecitarono per lettera a mandar loro al più presto Quintiliano.<br />
Accogli, dolcissimo Guarino, ciò che può darti un uomo a te tanto devoto. Vorrei<br />
poterti mandare anche il libro, ma dovevo contentare il nostro Leonardo. Comunque<br />
sai dov’è, e se desideri averlo, e credo che lo vorrai molto presto, facilmente<br />
potrai ottenerlo. Addio e voglimi bene, ché l’affetto è ricambiato.<br />
Fra entusiasmo e retorica<br />
La parte iniziale della lettera è costruita secondo<br />
il modulo retorico della captatio benevolentiae,<br />
che ha lo scopo di assicurarsi la simpatia del<br />
lettore e di catturarne l’attenzione. <strong>Poggio</strong>, per<br />
rendere ancora più sorprendente la sua scoperta,<br />
ne ritarda l’annuncio con un’apparente digressione<br />
sulla caratteristica che più distingue gli esseri<br />
umani dagli animali: il linguaggio verbale.<br />
L’arte del discorso<br />
Se l’uso della parola è prerogativa dell’uomo, la<br />
disciplina che studia le regole del discorso insegnando<br />
a esprimersi in modo appropriato, efficace<br />
ed eloquente, è da considerarsi un’arte tra le<br />
più formative. Maestro indiscusso in tale disciplina<br />
– la retorica – era stato appunto l’autore latino<br />
Quintiliano, della cui Institutio oratoria <strong>Bracciolini</strong><br />
ha appena rinvenuto il manoscritto.<br />
Dal buio alla luce<br />
Quintiliano e il codice dell’Institutio sono una<br />
cosa sola: autore e opera si sostituiscono l’uno<br />
LABORATORIO<br />
comprEnsIonE<br />
1 Prima di narrare come ha trovato il testo di Quintiliano,<br />
<strong>Bracciolini</strong> fa un’introduzione in cui si dichiara<br />
grato a coloro che «ci tramandarono i precetti del<br />
dire»: a che cosa fa riferimento? Quali sono le motivazioni<br />
di tale gratitudine?<br />
2 Che cosa spinge <strong>Poggio</strong> a recarsi al monastero di S.<br />
Gallo?<br />
analIsI<br />
3 Quale immagine metaforica usa <strong>Poggio</strong> per parlare<br />
del ritrovamento del manoscritto di Quintiliano?<br />
Perché usa parole che appartengono a quest’area<br />
semantica?<br />
Costanza, 15 dicembre 1416.<br />
all’altro per metafora; l’antico manoscritto, umanizzato,<br />
giace dimenticato come un ergastolano<br />
in carcere: il carcere è però un monastero del<br />
nord Europa buio e polveroso. L’immagine consente<br />
a <strong>Poggio</strong> una doppia condanna, quella<br />
della cultura medievale e quella della “barbarie”<br />
germanica, che qui si sovrappongono. Infatti,<br />
i copisti medievali, con le loro trascrizioni,<br />
avevano sì salvato le opere dei “padri”, ma non<br />
le avevano veramente lette o comprese: ripudiate<br />
in quanto pagane, erano state dimenticate<br />
e lasciate ad accumulare per secoli la polvere<br />
dell’ignoranza.<br />
<strong>Poggio</strong> sviluppa nell’epistola un’immagine fondativa<br />
dell’intero movimento umanista: la polarità<br />
buio/luce (vita/morte); solo la nuova cultura<br />
umanistica intraprendente e laica – rappresentata<br />
nell’epistola dallo stesso <strong>Poggio</strong> e dal suo<br />
interlocutore Guarino Guarini – può salvare i testi<br />
antichi dal buio e dall’incuria e ridare vita ai<br />
valori della grande civiltà che li aveva prodotti;<br />
questa convinzione è la ragione stessa dell’Umanesimo.<br />
4 Nel suo racconto, <strong>Poggio</strong> contrappone vita/morte,<br />
buio/luce. Attraverso quali metafore opera questa<br />
contrapposizione e per comunicare che cosa?<br />
5 Nel descrivere il ritrovamento, con quali immagini<br />
e parole <strong>Poggio</strong> personifica il manoscritto, rappresentandolo<br />
quasi come un essere umano?<br />
IntErprEtazIonE<br />
6 Nella sua opera di ritrovamento dei testi classici,<br />
<strong>Poggio</strong> sta compiendo un’operazione della cui<br />
importanza è pienamente consapevole e che sta<br />
alla base della nuova cultura umanistica: quale? Rispondi<br />
in dieci righe dopo aver letto il paragrafo<br />
dell’analisi intitolato “Dal buio alla luce”.<br />
© 2011 RCS Libri S.p.A./La Nuova Italia – R. Antonelli, M.S. Sapegno, Il senso e le forme