28.05.2013 Views

riflessioni sui primi undici capitoli della genesi - Rocco Li Volsi – Saggi

riflessioni sui primi undici capitoli della genesi - Rocco Li Volsi – Saggi

riflessioni sui primi undici capitoli della genesi - Rocco Li Volsi – Saggi

SHOW MORE
SHOW LESS

You also want an ePaper? Increase the reach of your titles

YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.

che striscia sulla terra».<br />

Anche qui, come all’inizio <strong>della</strong> vita animale sulla terra, Dio benedice la sua opera: Egli la invita ad essere feconda in se stessa,<br />

non solo nella quantità, ma soprattutto nella qualità, potremmo dire, nella ‘somiglianza’; non solo nel moltiplicarsi di esseri simili gli<br />

uni agli altri, ma nel progressivo maturare di ciascuno, soggiogando la terra e dominando sugli animali, dei quali si vedrà l’importanza<br />

nel capitolo successivo.<br />

29 Poi Dio disse: «Ecco, io vi do ogni erba che produce seme e che è su tutta la terra e ogni albero in cui è il frutto, che<br />

produce seme: saranno il vostro cibo. 30 A tutte le bestie selvatiche, a tutti gli uccelli del cielo e a tutti gli esseri che<br />

strisciano sulla terra e nei quali è alito di vita, io do in cibo ogni erba verde». E così avvenne. 31 Dio vide quanto aveva<br />

fatto, ed ecco, era cosa molto buona. E fu sera e fu mattina: sesto giorno.<br />

La benedizione data da Dio agli animali dà loro una certa quale vicinanza all’uomo, poiché uomo e animali hanno un uguale tipo<br />

di cibo: i vegetali, e non rientra nel quadro <strong>della</strong> creazione la possibilità che un animale divenga cibo dell’uomo o di un altro animale.<br />

Ciò avverrà dopo il diluvio universale, almeno come concessione fatta da Dio all’uomo. 11 Vi è dunque un’identica dignità corporea tra<br />

uomo e animale, ribadita dal fatto che essi sono nudi e non ne sentono vergogna. Sarà l’uomo, dopo il peccato originale, a prendere<br />

coscienza che la sua disobbedienza l’ha condotto, sul piano fisico, ad un livello inferiore.<br />

La creazione di Adamo ed Eva<br />

Genesi 2<br />

1 Così furono portati a compimento il cielo e la terra e tutte le loro schiere. 2 Allora Dio, nel settimo giorno portò a termine<br />

il lavoro che aveva fatto e cessò nel settimo giorno da ogni suo lavoro. 3 Dio benedisse il settimo giorno e lo consacrò,<br />

perché in esso aveva cessato da ogni lavoro che egli creando aveva fatto.<br />

Viene riassunta l’opera dei sei giorni, e, con l’aggiunta di un settimo giorno, dedicato al riposo dopo il lavoro dei precedenti, esso<br />

viene benedetto e consacrato da Dio. Viene indirettamente riconosciuto il valore <strong>della</strong> settimana quale unione di diseguali periodi di<br />

lavoro e di riposo per l’uomo, di attività per l’assoggettamento del Creato, e per l’assoggettamento dell’uomo a Dio. Se i sei giorni<br />

corrispondono ai tre periodi ricordati, ora il nuovo numero non è più divisibile in parti uguali, e tuttavia, il sei rimarrà nella cultura<br />

ebraica il numero fondamentale, non per la sua partizione in due, ma per il suo raddoppiarsi nel dodici delle tribù di Israele. Questo<br />

numero, tuttavia, esprime contemporaneamente il suo ‘ritrarsi’ al tre <strong>della</strong> Trinità divina, e il suo allargarsi al dodici del popolo di dio.<br />

Per quanto riguarda il ‘riposo’ di Dio, Gesù, riferendosi al Padre, afferma che Egli opera sempre. La Creazione per ciò non è un<br />

atto compiuto, sia pure in sei ‘giorni’, ma un continuo atto di generazione che si regge per l’opera specifica <strong>della</strong> Trinità divina, che la<br />

sostiene. Nelle Leggi Platone, contro la tesi che forse si andava diffondendo all’interno dell’Accademia ad opera di Aristotele, così fa<br />

dire al protagonista: “Non valutiamo mai dunque gli dèi meno capaci degli artigiani mortali, i quali, relativamente alle opere che<br />

competono loro, di tanto sono migliori, quanto con una unica arte le elaborano più accuratamente e compiutamente negli aspetti<br />

fondamentali e secondari; e la divinità, che è il massimo <strong>della</strong> sapienza e vuole e può prendersi cura delle cose, non pensiamo che<br />

trascuri del tutto proprio quelle cose di cui è più facile prendersi cura, perché sono piccole, e si curi invece delle grandi, come un<br />

artefice ozioso o vile che lavora con negligenza per non affaticarsi.” 12<br />

4 Queste le origini del cielo e <strong>della</strong> terra, quando vennero creati. Quando il Signore Dio fece la terra e il cielo, 5 nessun<br />

cespuglio campestre era sulla terra, nessuna erba campestre era spuntata - perché il Signore Dio non aveva fatto piovere<br />

sulla terra e nessuno lavorava il suolo 6 e faceva salire dalla terra l’acqua dei canali per irrigare tutto il suolo -;<br />

Il versetto riassume nuovamente l’opera <strong>della</strong> creazione, ma si vede subito che il nuovo testo intende dire cose diverse da quelle<br />

dette nel capitolo uno, ponendosi in una prospettiva differente. Ora si dice che “nessun cespuglio campestre era sulla terra, nessuna<br />

erba campestre era spuntata”. Si ha per ciò, più che una smentita dell’opera del terzo giorno, una precisazione: la vita vegetale non era<br />

apparsa sulla terra “perché il Signore Dio non aveva fatto piovere sulla terra e nessuno lavorava il suolo e faceva salire dalla terra<br />

l’acqua dei canali per irrigare tutto il suolo”. Era dunque necessaria l’opera di Dio e quella dell’uomo per far germogliare la<br />

vegetazione, così come anche gli animali saranno creati dopo l’uomo in diretta funzione dell’uomo. Era soprattutto giusto che il primo<br />

essere vivente fosse il più perfetto: quello dal quale sarebbero dipesi tutti gli altri. Se l’uomo come corpo è infatti una parte<br />

dell’Universo, come anima è in sé un intero, di cui gli altri viventi (animali e piante) sono in qualche modo degli ‘interi’ sempre più<br />

lontani dal parametro dell’uomo, e sempre più parti.<br />

11<br />

Leggiamo una pagina del Politico di Platone nella quale egli riscrive la tradizione greca dell’età dell’oro o di Crono. “Allora infatti, fin dal principio, il dio<br />

reggeva la rotazione stessa [dell’Universo] e la curava nella sua totalità, e, come ora avviene per alcuni luoghi, in quel tempo le parti del cosmo erano universalmente<br />

suddivise sotto la direzione di un congruo numero di divinità; ed anche gli animali erano stati distribuiti in generi ed in gruppi sotto la guida di demoni che n’erano<br />

quasi pastori divini, e ciascuno di questi era in tutto e per tutto autosufficiente nel soddisfare i bisogni di ciascun gruppo di quelli, gruppo cui esso stesso era appunto<br />

pastore, e così non ve n’era alcuno selvaggio né gli uni servivano agli altri di cibo e non v’era posto né per la guerra né per la rivolta in modo assoluto. Sarebbero<br />

innumerevoli le altre cose da dirsi volendo elencare tutte le conseguenze di un simile ordinamento dell’universo. Quanto poi a ciò che viene detto degli uomini,<br />

riguardo a quel loro modo di vita per cui si offriva loro spontanea la soddisfazione dei loro bisogni, eccone la ragione. La divinità stessa li guidava al pascolo e<br />

presiedeva loro, come fanno ora gli uomini, i quali, animali più vicini degli altri alla natura divina, guidano al pascolo gli altri generi di viventi di loro meno nobili.<br />

Sotto quella guida del dio non v’era bisogno né di costituzioni di stati né dell’acquisto di donne e di figli; tutti infatti risorgevano alla vita dalla terra, e senza conservare<br />

alcun ricordo di ciò che era stato prima; ma se tutto ciò mancava, frutta senza limite avevano dagli alberi e dalle altre numerosissime piante, non certo prodotto di opere<br />

agricole, ma spontaneamente producendoli il suolo. Senza vesti, senza letto, vivevano all’aria aperta la maggior parte del tempo loro, infatti le stagioni erano tutte ben<br />

temperate in modo che essi non ne subivano noia alcuna, ed avevano teneri giacigli fatti con l’erba che cresceva dalla terra senza limitazione.” Platone, Politico 271 d-<br />

272 a.<br />

12<br />

Platone, Leggi X 902 e-903 a.<br />

5

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!