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riflessioni sui primi undici capitoli della genesi - Rocco Li Volsi – Saggi

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Con la morte di Terach si chiude il primo periodo <strong>della</strong> storia dell’uomo legata alla sua salvezza: l’uomo da solo non riesce ad<br />

avvicinarsi a Dio; anzi la sua natura corrotta lo porta quasi inevitabilmente al male, e ad ostacolare il progetto di Dio. L’albero <strong>della</strong><br />

conoscenza del bene e del male non ha dato buoni frutti, e ora avrà bisogno di un vero e proprio innesto, o meglio, l’umanità avrà<br />

bisogno dell’innesto divino del Verbo increato ed eterno che, nella ‘pienezza dei tempi, si incarni nel seno di una vergine di nome<br />

Maria. Sarà allora possibile la visione storica e metastorica <strong>della</strong> vicenda umana, e la sua valutazione che in precedenza era preclusa.<br />

Questa visione integrale è stata effettuata, pur con i suoi limiti, da San Bonaventura di Bagnoregio, mediante la teoria degli status<br />

<strong>della</strong> natura umana, di cui qui basta riportare lo schema cronologico e quello di valore. Il primo è il seguente: 1. natura originaria o<br />

incorrotta; 2. natura corrotta; 3. natura redenta; 4. natura glorificata. Il secondo schema è invece questo: 1. natura glorificata; 2. natura<br />

redenta; 3. natura originaria; 4. natura corrotta.<br />

San Bonaventura sottolinea che lo status <strong>della</strong> natura corrotta è quella che è incapace di comprendere le altre, mentre lo status di<br />

gloria è quello più idoneo alla comprensione di tutti gli altri, e al di sotto di questo, lo status <strong>della</strong> natura redenta, che possedendo la<br />

fede, può indirizzare, integrare e valorizzare quanto la natura corrotta possiede ancora di bene. Infatti, la natura umana, dopo il<br />

peccato originale, è quella più lontana da Dio e più immersa nel male, meno capace per ciò di servirsi dell’albero <strong>della</strong> conoscenza del<br />

bene e del male, meno in grado di costruire una città fondata sul bene, anzi capace soltanto di dar luogo a quella ‘città dell’uomo’ a<br />

cui Sant’Agostino contrapponeva la ‘città di Dio.<br />

Come abbiamo visto, il radicarsi sulla terra, attraverso la costruzione delle <strong>primi</strong>ssime città (da quella di Enoch a quelle di<br />

Nembrot, che non abbiamo considerato), abbandonando la vita nomade del pastore, è stata una delle prime tentazioni dell’uomo. Ma<br />

gli uomini restano in ogni caso pellegrini sulla terra, anzi gregge disperso, bisognoso di un Pastore che li riunisca in un solo ovile<br />

attraverso l’amore.<br />

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