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riflessioni sui primi undici capitoli della genesi - Rocco Li Volsi – Saggi

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Si può invertire l’ordine delle tre proposizioni del testo, e dire che lo spirito di Dio aleggiava sulle acque; le tenebre coprivano<br />

l’abisso; la terra era informe e deserta, per evidenziare tre momenti: Dio ‘decide’ la creazione, ma la creazione è ‘nascosta’ dalle<br />

tenebre del nulla; infine l’Universo è ancora senza forma e senza esseri viventi.<br />

3 Dio disse: «Sia la luce!». E la luce fu. 4 Dio vide che la luce era cosa buona e separò la luce dalle tenebre 5 e chiamò la<br />

luce giorno e le tenebre notte. E fu sera e fu mattina: primo giorno.<br />

Quelle tenebre che coprivano l’abisso del nulla fuori di Dio ora si ritraggono davanti al primo atto <strong>della</strong> creazione. La luce è la<br />

prima manifestazione e nello stesso tempo la base di ciò che Dio sta per creare: Egli stesso “vide che la luce era cosa buona”.<br />

Dobbiamo pensare contemporaneamente alla luce fisica e a quella spirituale, poiché abbiamo detto che Dio creò il cielo, cioè il Regno<br />

spirituale di Dio, e la terra. Nel Medio Evo era abbastanza diffusa la teoria <strong>della</strong> luce come sostanza di ogni ordine di creature,<br />

spirituali e materiali, tra le quali si poneva l’uomo come essere mediano e mediatore. Platone, parlando del <strong>primi</strong>ssimo momento <strong>della</strong><br />

generazione del Cosmo, ancora informe, si esprime così: “Poiché dio volendo che tutte le cose fossero buone e, per quant’era<br />

possibile, nessuna cattiva, prese dunque quanto c’era di visibile che non stava quieto, ma si aggirava sregolatamente e<br />

disordinatamente, e lo ridusse dal disordine all’ordine, giudicando questo del tutto migliore di quello.” 7<br />

Il Demiurgo volle, secondo Platone che l’universo fosse visibile e tangibile: per ciò creò la luce (fuoco) e la terra.<br />

“Quello ch’è nato (l’universo) deve essere corporeo e visibile e tangibile. Ma niente potrebbe essere visibile, separato dal fuoco,<br />

né tangibile senza solidità, né solido senza terra. Sicché dio, cominciando a comporre il corpo dell’universo, lo fece di fuoco e di<br />

terra. Ma non è possibile che due cose sole si compongano bene senza una terza: bisogna che in mezzo vi sia un legame che le<br />

congiunga entrambe. […] Se dunque il corpo dell’universo doveva essere piano e senz’alcuna profondità, un solo medio bastava a<br />

collegare sé e le cose con sé congiunte: ma ora, poiché conveniva che il corpo dell’universo fosse solido (e i solidi non li<br />

congiunge mai un medio solo, ma due ogni volta), perché dio mise acqua e aria fra fuoco e terra, e proporzionati questi elementi<br />

fra loro, per quant’era possibile, nella medesima ragione, di modo che come stava il fuoco all’aria stesse anche l’aria all’acqua, e<br />

come l’aria all’acqua l’acqua alla terra, collegò e compose il cielo visibile e tangibile. E in questo modo e di così fatti elementi,<br />

quattro di numero, fu generato il corpo del mondo, concorde per proporzione, e però ebbe tale amicizia che riunito con sé nello<br />

stesso luogo non può essere disciolto da nessun altro, se non da quello che l’ha legato.” 8<br />

Il rapporto tra il cielo (Regno di Dio) e la terra (Universo) è così presentato da Platone:<br />

“Certo non reputeremo che l’abbia fatto a somiglianza d’alcuno di quelli che hanno forma di parte, perché niente assomigliato a<br />

cosa imperfetta può esser bello: ma lo porremo somigliantissimo a quello, del quale sono parti gli altri animali [esseri animati<br />

spirituali] considerati singolarmente e nei loro generi. Perché quello ha dentro di sé compresi tutti gli animali intelligibili, come<br />

questo mondo contiene noi e tutti gli altri animali visibili.” 9<br />

È da sottolineare che Dio si compiace del suo primo atto, affermando che la luce “era cosa buona”, espressione che ripeterà ad<br />

ogni fine di ‘giornata’. È da sottolineare inoltre che la creazione avviene per successivi atti di separazione, non di unioni, poiché in<br />

quello che il testo presenta come ‘tenebre e abisso’ c’è la possibilità <strong>della</strong> ‘generazione’ da parte di Dio <strong>della</strong> luce come di ogni cosa.<br />

La luce tuttavia non eliminano le tenebre, ma esse vengono soltanto separate. E del resto davanti a Dio non c’è né tenebra né abisso,<br />

come afferma il Salmo138.<br />

6 Stupenda per me la tua saggezza,<br />

troppo alta, e io non la comprendo.<br />

7 Dove andare lontano dal tuo spirito,<br />

dove fuggire dalla tua presenza?<br />

8 Se salgo in cielo, là tu sei,<br />

se scendo negli inferi, eccoti.<br />

9 Se prendo le ali dell’aurora<br />

per abitare all’estremità del mare,<br />

10 anche là mi guida la tua mano<br />

e mi afferra la tua destra.<br />

11 Se dico: «Almeno l’oscurità mi copra<br />

e intorno a me sia la notte»;<br />

12 nemmeno le tenebre per te sono oscure,<br />

e la notte è chiara come il giorno;<br />

per te le tenebre sono come luce.<br />

Tutto è luce in Dio. San Giovanni scriverà nel suo Vangelo: “4 In lui [nel Verbo] era la vita e la vita era la luce degli uomini; 5 la<br />

luce splende nelle tenebre, ma le tenebre non l’hanno accolta.” (1) Dunque, al di là <strong>della</strong> separazione fisica, mediante la quale Dio<br />

“chiamò la luce giorno e la tenebre notte”, vi è la separazione morale che prelude a quella di cui parla l’Evangelista: non si tratta di<br />

una metafora, ma del rifiuto <strong>della</strong> Luce (che è cosa buona) da parte del male. Questa non accoglienza è ‘cecità’: cecità metafisica<br />

(spirituale) e morale (psicologica) da parte di chi rifiuta la bellezza spirituale <strong>della</strong> creazione, e dunque il suo Creatore.<br />

Il Verbo increato è Egli stesso la luce emanata da Dio per la creazione. Dice sempre San Giovanni nel Vangelo: “1 In principio era<br />

il Verbo, il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. 2 Egli era in principio presso Dio: 3 tutto è stato fatto per mezzo di lui, e senza di<br />

lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste.” Dunque, mentre il Verbo resta nel seno <strong>della</strong> S.S. Trinità, Egli tuttavia viene come<br />

irradiato fuori di Dio a fugare le tenebre che coprivano l’abisso del nulla. Il primo atto <strong>della</strong> creazione viene ad essere l’emanazione<br />

del Verbo come luce, ‘struttura intellegibile’ dell’universo.<br />

Nella sua prima lettera San Giovanni inoltre scrive: “5 Questo è il messaggio che abbiamo udito da lui e che ora vi annunziamo:<br />

Dio è luce e in lui non ci sono tenebre. 6 Se diciamo che siamo in comunione con lui e camminiamo nelle tenebre, mentiamo e non<br />

7 Platone, Timeo 30 a.<br />

8 Platone, Timeo 31 b- 32 c.<br />

9 Platone, Timeo 30 c-d.<br />

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