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riflessioni sui primi undici capitoli della genesi - Rocco Li Volsi – Saggi

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Egli ha fatto l’uomo.<br />

7 E voi, siate fecondi e moltiplicatevi,<br />

siate numerosi sulla terra e dominatela».<br />

Dopo il diluvio, dopo l’uscita dall’arca, che si era fermata sull’Ararat, Dio benedice Noè e i suoi figli, e introduce un nuovo<br />

‘patto’ tra gli uomini e il resto del creato: “Il timore e il terrore di voi sia in tutte le bestie selvatiche e in tutto il bestiame e in tutti gli<br />

uccelli del cielo. […] Quanto si muove e ha vita vi servirà di cibo: vi do tutto questo, come già le verdi erbe.” Gli animali, che<br />

avrebbero dovuto diventare i collaboratori dell’uomo nella vita nel giardino in Eden, ora sono concessi quale alimento di Noè e dei<br />

suoi discendenti. C’è tuttavia ancora un rispetto verso di loro, che riguarda la stessa dignità dell’uomo: “Soltanto non mangerete la<br />

carne con la sua vita, cioè il suo sangue”, cioè non sbranateli ancora vivi, come ormai faranno gli animali tra loro.<br />

Torna anche l’esortazione ad essere fecondi e a moltiplicarsi e riempire la terra: è la missione di prendere pienamente possesso<br />

<strong>della</strong> dimora creata per gli uomini, sebbene i rapporti originari siano stati alterati: “Il timore e il terrore di voi sia in tutte le bestie<br />

selvatiche e in tutto il bestiame e in tutti gli uccelli del cielo.” Forse ora questo moltiplicarsi e riempire la terra sta ad indicare un<br />

limite temporale ed il segno di un intervento <strong>della</strong> provvidenza divina per una ‘svolta’ <strong>della</strong> storia dell’uomo.<br />

Dio intanto, tornando a condannare l’omicidio, ricorda nuovamente che l’uomo è stato fatto a sua immagine, e dunque l’omicidio<br />

è sempre anche un’offesa diretta a Dio: anche contro il precetto di riempire la terra.<br />

8 Dio disse a Noè e ai <strong>sui</strong> figli con lui: 9 «Quanto a me, ecco io stabilisco la mia alleanza con i vostri discendenti dopo di voi;<br />

10 con ogni essere vivente che è con voi, uccelli, bestiame e bestie selvatiche, con tutti gli animali che sono usciti dall’arca.<br />

11 Io stabilisco la mia alleanza con voi: non sarà più distrutto nessun vivente dalle acque del diluvio, né più il diluvio<br />

devasterà la terra».<br />

Questa nuova alleanza con gli uomini e gli animali è relativa alla sopravvivenza: “non sarà più distrutto nessun vivente dalle<br />

acque del diluvio, né più il diluvio devasterà la terra”. Sappiamo però che una ben più grande e definitiva catastrofe colpirà l’intero<br />

universo, quando alla fine del mondo “Tutta la milizia celeste si dissolve, i cieli si arrotolano come un libro, tutti i loro astri<br />

cadono”. 50<br />

Nel Politico Platone, inventando un mito, parla dell’abbandono del Cosmo da parte di Dio, e di un suo ritorno “al timone di<br />

quello” per ‘raddrizzarlo e renderlo immortale’:<br />

È proprio per questa ragione che il dio che già una volta l’ha ordinato, vedendolo in difficoltà estreme, preoccupandosi che<br />

sconvolto dalla tempesta, sotto il suo infuriare non si dissolva e si inabissi nel mare infinito <strong>della</strong> dissomiglianza, ritornando a<br />

sedere al timone di quello e volgendo a nuovo corso ciò che nel tempo precedente, in cui l’universo era abbandonato a se stesso, si<br />

ammalò e si dissolse, l’ordina ancora e lo raddrizza e così lo rende immortale e senza vecchiaia.” 51<br />

La Torre di Babele e la partenza da Ur dei Caldei<br />

Genesi 11<br />

1 Tutta la terra aveva una sola lingua e le stesse parole. 2 Emigrando dall’oriente gli uomini capitarono in una pianura nel<br />

paese di Sennaar e vi si stabilirono. 3 Si dissero l’un l’altro: «Venite, facciamoci mattoni e cuociamoli al fuoco». Il mattone<br />

servì loro da pietra e il bitume da cemento. 4 Poi dissero: «Venite, costruiamoci una città e una torre, la cui cima tocchi il<br />

cielo e facciamoci un nome, per non disperderci su tutta la terra».<br />

Non ci interessa qui il problema storico e filosofico del linguaggio e <strong>della</strong> sua origine, quanto piuttosto seguire il testo biblico e<br />

confrontarlo con altre tradizioni.<br />

Dobbiamo intanto ricordare che un linguaggio unico viene presentato nella Genesi fino a questo momento: Dio ‘parla’ durante la<br />

creazione; parla ad Adamo; Adamo dà il nome agli animali; il serpente parla ad Eva; ecc. Ma ora, in questo passo Dio confonde il<br />

linguaggio degli uomini, e da questo momento nascono contemporaneamente le lingue e i popoli.<br />

La causa di questo intervento divino è il progetto umano di ‘dare la scalata al cielo’ mediante la costruzione di una torre “la cui<br />

cima tocchi il cielo”, questo al fine di ‘farsi un nome, e non disperdersi sulla terra’. Si tratta in definitiva di unire il cielo e la terra, e<br />

abbassare il cielo al livello <strong>della</strong> terra, cioè rendere del tutto umano il progetto di Dio (“facciamoci un nome”).<br />

Già in precedenza erano esistiti “uomini famosi”, e questa fama e questa ‘grandezza’ dovettero essere ‘filtrate’ attraverso i figli di<br />

Noè per riemergere come prepotente desiderio emanciparsi da Dio e ‘diventare simili a Lui’.<br />

5 Ma il Signore scese a vedere la città e la torre che gli uomini stavano costruendo. 6 Il Signore disse: «Ecco, essi sono un<br />

solo popolo e hanno tutti una lingua sola; questo è l’inizio <strong>della</strong> loro opera e ora quanto avranno in progetto di fare non<br />

sarà loro impossibile. 7 Scendiamo dunque e confondiamo la loro lingua, perché non comprendano più l’uno la lingua<br />

dell’altro». 8 Il Signore li disperse di là su tutta la terra ed essi cessarono di costruire la città. 9 Per questo la si chiamò<br />

Babele, perché là il Signore confuse la lingua di tutta la terra e di là il Signore li disperse su tutta la terra.<br />

In questo passo importante è l’espressione di Dio: “Ecco, essi sono un solo popolo e hanno tutti una lingua sola; questo è l’inizio<br />

<strong>della</strong> loro opera e ora quanto avranno in progetto di fare non sarà loro impossibile.” Si tratterebbe del pericolo che il progetto divino<br />

fallisca, e dunque si renderebbe necessario allontanare i termini temporali del progetto umano: tuttavia, “quanto avranno in progetto di<br />

fare non sarà loro impossibile”. Secondo il testo, quindi, il progetto umano rimane il fine di tutta la storia dell’uomo; e si attuerà<br />

quando i popoli, ora dispersi “su tutta la terra”, ritroveranno le condizioni di una loro unità. Questa unità ritrovata, estrinseca alla<br />

profonda natura dell’uomo (fatto a immagine di Dio), costituirà la condizione per gli uomini di tentare di emanciparsi totalmente da<br />

Dio e di sostituirsi a Lui.<br />

50 Isaia 34, 4.<br />

51 Platone, Politico, 273 d-e<br />

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