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riflessioni sui primi undici capitoli della genesi - Rocco Li Volsi – Saggi

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volte! Siamo stati creati, ci sono stati dati una bocca ed un volto, parliamo, udiamo, pensiamo e camminiamo; sentiamo<br />

perfettamente e conosciamo ciò che è lontano e ciò che è vicino. Vediamo anche ciò che è grande e ciò che è piccolo nel cielo e<br />

sulla terra. Vi ringraziamo, dunque, d’averci creati, oh Creatore e Formatore!, d’averci dato la vita, oh nonna nostra!, oh nonno<br />

nostro! - dissero rendendo grazie per la loro creazione e formazione. Riuscirono a conoscere tutto ed esaminarono i quattro angoli<br />

ed i quattro punti <strong>della</strong> volta del cielo e <strong>della</strong> faccia <strong>della</strong> terra. Ma il Creatore ed il Formatore non udirono ciò con piacere. - Non<br />

è bello ciò che dicono le nostre creature, le nostre opere; sanno tutto, ciò che è grande e ciò che è piccolo, - dissero. E così i<br />

Progenitori tennero di nuovo consiglio: - Che ne faremo ora? La loro vista deve raggiungere soltanto ciò che è vicino, devono<br />

vedere soltanto una parte <strong>della</strong> faccia <strong>della</strong> terra! Non è bello ciò che dicono. Forse che non sono per loro natura semplici creature<br />

e fatture [nostre]? Devono forse essere anch’essi dèi? E se non procreano e si moltiplicano quando spunterà l’alba, quando sorgerà<br />

il sole? E se non si propagano? - così dissero. - Re<strong>primi</strong>amo un po’ i loro desideri, poiché non è bello ciò che vediamo. Devono<br />

per avventura esser pari a noi, loro autori, che possiamo abbracciare grandi distanze, che tutto sappiamo e tutto vediamo? Questo<br />

dissero il Cuore del Cielo, Huracán, Chipi-Caculhá, Raxa-Caculhá, Tepeu, Gucumatz, i Progenitori, Ixpiyacoc, Ixmucané, il<br />

Creatore ed il Formatore. Così parlarono e subito mutarono la natura delle loro opere, delle loro creature. Allora il Cuore del Cielo<br />

gettò una nebbia <strong>sui</strong> loro occhi, i quali si appannarono come quando si soffia sulla lastra di uno specchio. I loro occhi si velarono e<br />

poterono vedere soltanto ciò che era vicino, questo soltanto era chiaro per loro. Così vennero distrutte la loro sapienza e tutte le<br />

conoscenze dei quattro uomini, origine e principio [<strong>della</strong> razza quiché]. Così vennero creati e formati i nostri nonni, i nostri padri,<br />

dal Cuore del Cielo, dal Cuore <strong>della</strong> Terra.” 28<br />

A parte il numero dei <strong>primi</strong> uomini nati anteriormente alle donne, le loro straordinarie capacità dopo la creazione (per le quali<br />

erano simili agli dèi) e le successive, dopo le decisioni divine di limitarle, sembrano avere una notevole analogia con le vicende<br />

descritte in queste pagine bibliche. È una specie di cacciata dal giardino in Eden, inteso qui non tanto come un luogo, quanto come<br />

una condizione; cosa che del resto troviamo anche nella Genesi, con la differenza che ad Adamo ed Eva ‘si aprirono gli occhi’ (per<br />

accorgersi di essere ‘nulla’), mente ai <strong>primi</strong> quattro uomini del Popol Vuh fu limitata la vista. Non ostante la diversità, in realtà la<br />

condizione è analoga.<br />

Un’altra analogia, anche questa capovolta, è data dal fatto che i quattro uomini del racconto mesoamericano sono gia quasi degli<br />

dèi, mentre il serpente biblico insinua ad Eva che ‘diventeranno come Dio’.<br />

Caino, Abele, Set<br />

Genesi 4<br />

1 Adamo si unì a Eva sua moglie, la quale concepì e partorì Caino e disse: «Ho acquistato un uomo dal Signore». 2 Poi<br />

partorì ancora suo fratello Abele.<br />

Nasce il primo essere umano dall’unione dell’uomo e <strong>della</strong> donna: è il primo a non essere stato ‘plasmato’ da Dio, ma Eva<br />

attribuisce ugualmente a Dio questa nascita: “«Ho acquistato un uomo dal Signore».” È il riconoscimento che ogni figlio viene da Lui<br />

quale “soffio di vita”, e Dio stesso proteggerà questo nuovo uomo, che pure introdurrà tra poca nel mondo la morte violenta nella<br />

fattispecie del fratricidio.<br />

Il secondogenito di Adamo ed Eva è Abele; e la secondogenitura pone fin da ora un problema ricorrente poi in tutta la Bibbia.<br />

Infatti, anche il seguito non sarà mai il primogenito (o il primo in generale) l’eletto da Dio, ma il secondo. Così è di Abele rispetto a<br />

Caino, di Isacco rispetto a Ismaele, di Giacobbe rispetto ad Esaù, di Efraim rispetto a Manasse (figli di Giuseppe), di Davide rispetto a<br />

Saul, e così di altri. Viene da pensare che ciò risponda al Verbo, quale Persona divina ‘designata’ all’incarnazione (abbiamo già<br />

riportato un passo del Salmo 39, e quello dell’Apocalisse (5), mentre si ha il ritirarsi di Dio Padre, di cui è figura il primogenito. 29<br />

Ora Abele era pastore di greggi e Caino lavoratore del suolo.<br />

La precisazione di questa distinzione è molto importante, perché indica due diverse concezioni di vita, e due simboli di segno<br />

diverso: da una parte, Abele (nominato per primo) si dedica alla pastorizia, e dunque sulla terra transita senza radicarvisi; dall’altra,<br />

Caino “lavora il suolo”, come aveva comandato Dio, e non solo si lega ad essa, ma egli sarà il fondatore <strong>della</strong> prima città. Si<br />

contrappongono la vita nomade e quella sedentaria, anzi cittadina; quella dell’allevamento di animali, e quella <strong>della</strong> coltivazione dei<br />

vegetali (ma poi <strong>della</strong> produzione artigianale del superfluo).<br />

Nella Repubblica Socrate descrive diversi tipi di Stati a partire da quello patriarcale, che definisce il migliore. I suoi interlocutori,<br />

non contenti <strong>della</strong> semplicità di questa società naturale, lo invitano a delineare lo ‘Stato ideale’, che occupa buona parte del dialogo;<br />

ed egli inizia la trattazione.<br />

“A quanto sembra, non vogliamo soltanto sapere come nasce uno stato, ma uno stato gonfio di lusso. Forse però non è male,<br />

perché così vedremo probabilmente come nascono negli stati giustizia e ingiustizia. Lo stato vero è, a mio giudizio, quello di cui<br />

abbiamo parlato ora, uno stato sano. Ma se voi volete che consideriamo anche uno stato rigonfio, nulla ce lo impedisce. Ad alcuni,<br />

sembra, questo non basterà; né basterà questo genere di vita, ma vorranno inoltre letti e tavole e altre suppellettili e pietanze e<br />

incensi e profumi ed etère e focacce, e ciascuna di queste cose in grande varietà. Ecco allora che le cose prima dette, abitazioni<br />

vestiti calzature, non dobbiamo più considerarle come le uniche necessarie; dobbiamo invece ricorrere alla pittura e al ricamo e<br />

procurarci oro, avorio e ogni altra simile materia. No? - Sì, rispose. - Bisogna dunque ingrandire ancora di più lo stato, perché<br />

quello sano non basta: si deve accrescerlo di mole e riempirlo di una massa di gente la cui presenza negli stati non è più imposta<br />

28<br />

Popol Vuh, p. 127.<br />

29<br />

Al di là <strong>della</strong> volontà del Padre, e in generale dei ‘caratteri’ <strong>della</strong> Persona divina, la dialettica platonica ci permette di ‘comprendere’ che l’Uno assoluto (il<br />

Padre) nella realizzazione <strong>della</strong> partecipazione svolge la ‘funzione’ di dividere e ‘distaccare’ dall’Intellegibile, o Uno Essere (il Verbo) il suo intero e le sue parti, e<br />

quindi di ‘designare’ e, di ‘eleggere’, l’intero e le parti che saranno unite dall’Uno Bene (lo Spirito Santo). Nel contesto biblico, Dio Padre ‘designa ed elegge la<br />

seconda Persona divina per la salvezza del mondo, generando nella ‘pienezza dei tempi’ Gesù in Maria, mediante l’azione dello Spirito Santo. In questo modo,<br />

appunto, il secondogenito eletto al posto del primogenito diviene figura del Verbo che entra nella storia.<br />

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