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riflessioni sui primi undici capitoli della genesi - Rocco Li Volsi – Saggi

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colpa. È subentrata una coscienza che in Adamo sentirà il peso <strong>della</strong> propria colpa aumentare con l’aumentare del male in quel Creato<br />

di cui Dio si era compiaciuto: la cacciata dal paradiso terrestre, l’uccisione di Abele, la fuga di Caino, oltre alla morte di altri uomini,<br />

oltre ad altri mali, e alla degenerazione dell’umanità. E questo per 930 anni di vita.<br />

L’uomo, creato a immagine e somiglianza di Dio, non c’è più: l’immagine si è ‘appannata’; la somiglianza dovrà essere raggiunta<br />

attraverso ben altro percorso, e con ben altro aiuto divino. L’albero <strong>della</strong> vita, sottratto all’uomo e alla sua storia, nella ‘pienezza dei<br />

tempi’ ha fatto la propria comparsa come ‘legno <strong>della</strong> croce’, mentre è già presente nella descrizione <strong>della</strong> Gerusalemme celeste<br />

dell’Apocalisse: “2 In mezzo alla piazza <strong>della</strong> città e da una parte e dall’altra del fiume si trova un albero di vita che dà dodici raccolti<br />

e produce frutti ogni mese; le foglie dell’albero servono a guarire le nazioni.” (22)<br />

14 Allora il Signore Dio disse al serpente: «Poiché tu hai fatto questo, sii tu maledetto più di tutto il bestiame e più di tutte<br />

le bestie selvatiche; sul tuo ventre camminerai e polvere mangerai per tutti i giorni <strong>della</strong> tua vita. 15 Io porrò inimicizia tra<br />

te e la donna, tra la tua stirpe e la sua stirpe: questa ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno».<br />

Siamo giunti alla maledizione del “serpente antico”, unico vero responsabile <strong>della</strong> caduta di Adamo ed Eva, e per ciò anche<br />

l’unico su cui cada veramente la maledizione divina. Sembra che le due espressioni che accompagnano la maledizione stiano ad<br />

indicare che il ‘serpente’ non parteciperà alla futura rigenerazione del Creato, benché tutto il Creato ‘soffra le doglie del parto’<br />

nell’attesa <strong>della</strong> sua rigenerazione, perché non avrà altro cibo che la “polvere” di questo mondo.<br />

Siamo anche giunti al così detto protovangelo, nel quale Dio annuncia il conflitto scaturito dall’albero <strong>della</strong> conoscenza del bene e<br />

del male, conflitto tra luce e tenebre, tra la donna (la nuova Eva: Maria) e il serpente, tra la stirpe di lei (Gesù) e la stirpe del male, con<br />

la vittoria finale di Dio, poiché la stirpe di lei “schiaccerà la testa” del serpente. L’Apocalisse descrive per simboli questo conflitto e<br />

questa vittoria, e chiude con la descrizione <strong>della</strong> Gerusalemme celeste il discorso aperto in queste pagine <strong>della</strong> Genesi.<br />

16 Alla donna disse: «Moltiplicherò i tuoi dolori e le tue gravidanze, con dolore partorirai figli. Verso tuo marito sarà il tuo<br />

istinto, ma egli ti dominerà». 17 All’uomo disse: «Poiché hai ascoltato la voce di tua moglie e hai mangiato dell’albero, di<br />

cui ti avevo comandato: Non ne devi mangiare, maledetto sia il suolo per causa tua! Con dolore ne trarrai il cibo per tutti i<br />

giorni <strong>della</strong> tua vita. 18 Spine e cardi produrrà per te e mangerai l’erba campestre. 19 Con il sudore del tuo volto<br />

mangerai il pane; finché tornerai alla terra, perché da essa sei stato tratto: polvere tu sei e in polvere tornerai!».<br />

Contrariamente a quello che si può immediatamente supporre, le parole di Dio, rivolte ad Eva e ad Adamo, non costituiscono una<br />

maledizione, ma anzi rappresentano le indicazioni per l’accettazione <strong>della</strong> nuova modalità offerta all’uomo per riscattarsi dal peccato,<br />

o per lo meno per creare le condizioni necessarie ad una coscienza che sola può sperare in un aiuto divino di redenzione. Come il<br />

serpente, anche la terra viene maledetta; e anche questa maledizione sembra alludere a quanto abbiamo già detto: essa non parteciperà<br />

alla redenzione direttamente, ma vi saranno cieli nuovi e terre nuove, come attraverso una morte e una resurrezione.<br />

Si avvera quanto Dio aveva predetto, poiché gli uomini moriranno, ma si avvererà anche quanto aveva detto il serpente, poiché<br />

essi diventeranno simili a Dio.<br />

20 L’uomo chiamò la moglie Eva, perché essa fu la madre di tutti i viventi.<br />

Adamo, come aveva fatto per gli animali, ora dà un nome a sua moglie, che la caratterizza come “madre di tutti i viventi”, così<br />

come, in analogia, Maria sarà la ‘madre di tutti i redenti’.<br />

21 Il Signore Dio fece all’uomo e alla donna tuniche di pelli e li vestì.<br />

Dio non abbandona l’uomo; e il primo atto <strong>della</strong> provvidenza divina si concretizza nel provvedere al ‘rivestimento’ di Adamo ed<br />

Eva di tuniche, che coprissero le loro nudità, e che li distinguessero dagli animali, dando loro coscienza di questa distinzione, già<br />

peraltro avvertita da loro stessi. La dignità dell’uomo viene in questo modo salvata da Dio, che non cessa di amare la propria creatura.<br />

22 Il Signore Dio disse allora: «Ecco l’uomo è diventato come uno di noi, per la conoscenza del bene e del male. Ora, egli<br />

non stenda più la mano e non prenda anche dell’albero <strong>della</strong> vita, ne mangi e viva sempre!». 23 Il Signore Dio lo scacciò<br />

dal giardino di Eden, perché lavorasse il suolo da dove era stato tratto. 24 Scacciò l’uomo e pose ad oriente del giardino di<br />

Eden i cherubini e la fiamma <strong>della</strong> spada folgorante, per custodire la via all’albero <strong>della</strong> vita.<br />

L’aver sottratto alla mano dell’uomo l’albero <strong>della</strong> vita è da considerarsi, nel racconto <strong>della</strong> Genesi, uno dei maggiori benefici dati<br />

da Dio all’umanità, poiché ha impedito una immortalità che, legata al male ormai radicato nel mondo, avrebbe reso la vita umana<br />

intollerabile e senza possibilità di redenzione.<br />

In questo contesto, in cui l’umanità non prende affatto la strada di Dio, pochi saranno i beni di cui Adamo potrà rallegrarsi: la<br />

nascita di Set, e il momento in cui “si cominciò ad invocare il nome del Signore”; ma non vide la nascita di Enoch che “camminò con<br />

Dio”.<br />

Ancora un brano del Popol Vhu ci illumina sulla vicinanza di queste antichissime tradizioni mesoamericane a quelle <strong>della</strong> Bibbia.<br />

In questo scritto, tra i vari tentativi fatti per creare gli uomini ve n’è uno in cui essi appaiono troppo perfetti e simili agli dèi, per cui<br />

vengono limitati nei loro poteri.<br />

“Ed avendo l’aspetto di uomini, uomini furono; parlarono, conversarono, videro ed udirono, camminarono; afferravano le cose;<br />

erano uomini buoni e belli e la loro figura era una figura di maschio. Furono dotati d’intelligenza; videro e subito la loro vista si<br />

dispiegò, riuscirono a vedere, riuscirono a conoscere tutto ciò che c’è nel mondo. Quando guardavano, vedevano subito tutt’in giro<br />

e contemplavano intorno a loro la volta del cielo e la faccia rotonda <strong>della</strong> terra. Le cose nascoste [per la distanza] le vedevano<br />

tutte, senza doversi prima muovere; in un attimo vedevano il mondo, ed anche dal luogo in cui erano lo vedevano. Grande era la<br />

loro saggezza; la loro vista giungeva sino alle foreste, le rupi, i laghi, i mari, le montagne e le valli. In verità, erano uomini mirabili<br />

Balam-Quitzé, Balam-Acab, Mahucutah ed Iqui-Balam. Allora il Creatore ed il Formatore domandarono loro: - Che ne pensate del<br />

vostro stato? Non guardate? Non udite? Non vanno bene il vostro linguaggio ed il vostro modo di muovervi? Guardate, dunque!<br />

Contemplate il mondo, vedete se appaiono le montagne e le valli! Provate, dunque, a vedere! - dissero loro. E subito essi<br />

riuscirono a vedere tutto quanto era al mondo. Quindi ringraziarono il Creatore ed il Formatore: - Davvero vi ringraziamo due e tre<br />

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