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La rappresentazione della Giustizia e i tarocchi - semioticadelvisibile

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Tarocchino di Giuseppe Maria<br />

Mitelli<br />

Questo mazzo, risalente al XVII secolo, venne eseguito dall’illustre artista<br />

bolognese Giuseppe Maria Mitelli e dedicato a Prospero Bentivoglio.<br />

Il mazzo, realizzato con delle incisioni, venne eseguito in edizioni a colori e<br />

in bianco e nero; in accordo con la tradizione bolognese, anche questo<br />

mazzo è castrato, privato, cioè, delle carte numerali che vanno dal due al<br />

cinque per ogni seme. L’usanza di castrare il mazzo si diffonde a Bologna<br />

con lo scopo di velocizzare il gioco.<br />

Il <strong>tarocchi</strong>no di Mitelli è strutturato eliminando<br />

nome e numero sia per gli arcani maggiori che per<br />

le quattro carte con figure degli arcani minori; le<br />

uniche indicazioni sono quelle relative alle carte<br />

numerali.<br />

Sebbene la <strong>Giustizia</strong> sia qui rappresentata con attributi abbastanza<br />

canonici (la spada tenuta con la punta in alto e la bilancia con i piatti<br />

in pari), essa è abbigliata alla maniera classica, con la tunica aperta sul<br />

petto a mostrare un seno. Sebbene non sia un elemento molto<br />

ricorrente all’interno delle rappresentazioni medievali e moderne<br />

<strong>della</strong> <strong>Giustizia</strong>, esso viene utilizzato, a volte, come nel caso del Vasari,<br />

per rappresentarla senza macchia, pura, sincera, leale.

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