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245. Difficile è invece la vita di una persona modesta, che sempre ricerca la purezza,<br />

disinteressata, quieta,<br />

che vive onestamente e che è penetrante.<br />

246. Colui che distrugge la vita, come mente parlando, che nel mondo prende ciò che non gli è<br />

stato dato,<br />

che va con la moglie altrui,<br />

247. e quell'uomo che è dedito al bere liquori fermenta i o spiritosi, costui, già in questo<br />

mondo, svelle la<br />

propria radice.<br />

248. Pertanto, o uomo, sappi! Cattiva è la condizione di coloro che non si controllano! Non ti<br />

costringano<br />

lungamente al dolore la mancanza di legge e la cupidigia.<br />

249. La gente dà [l'elemosina] secondo la sua fede e secondo ciò che le piace: pertanto chi si<br />

preoccupa<br />

troppo circa il cibo o la bevanda che altri gli danno, costui non giungerà né di giorno né di<br />

notte all'estasi<br />

meditativa (samadhi).<br />

250. Colui, invece, nel quale una tale preoccupazione è stroncata e divelta sin dalla radice,<br />

costui di notte e di<br />

giorno perviene sempre all'estasi meditativa.<br />

251. Non vi è fuoco come la passione, non vi è artiglio simile all'odio, non vi è rete pari<br />

all'illusione, non vi è<br />

corrente [che trascini] come la cupidigia.<br />

252. Facile a scorgere è l'errore altrui, difficile è, invece, il proprio. Gli errori altrui si vagliano<br />

come [si<br />

avventano] le spighe di grano: il proprio errore lo si nasconde come il baro nasconde il cattivo<br />

punto ai dadi<br />

al[l'altro] giocatore.<br />

253. Chi scorge le mancanze altrui ed è sempre pronto ad irritarsi, di costui crescono le<br />

passioni ed egli è ben<br />

lungi dalla loro distruzione.<br />

254. Non v'è strada attraverso l'aria, non v'è monaco fuori [dell'Ordine], la gente comune gode<br />

al dispiegarsi<br />

dei fenomeni, i Tathagata (58) sono di là dai fenomeni.<br />

255. Non v'è strada attraverso l'aria, non v'è monaco fuori [dell'Ordine]: gli elementi<br />

dell'esistenza (sankhara)<br />

non sono eterni, per i Buddha non v'è agitazione.<br />

CAPITOLO XIX<br />

DHAMMATTHA-VAGGA<br />

(L'UOMO GIUSTO)<br />

256. Un uomo non è giusto perché si occupa di una questione con violenza, ma quel saggio che<br />

discrimina<br />

fra le due cose: ciò che è reale e ciò che è irreale.<br />

257. Colui che guida gli altri spassionatamente, secondo 1 la stessa legge, che è custode del<br />

diritto,<br />

intelligente, costa si dice un uomo giusto.<br />

258. Non è saggio un uomo perché parla molto, quando è paziente, pacifico, intrepido, allora lo<br />

si chiama<br />

saggio.

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