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eali, settari e loro seguaci, e viveva In mezzo alla confusione, non a suo agio. Allora il Beato<br />

pensò: ""Io sto<br />

qui vivendo infastidito da"<br />

monaci e monache da settari e da loro seguaci. Io vivo<br />

56<br />

scomodo, non a mio agio. Vivessi romito e solo, lontano dalla<br />

"folla"". Quindi il Beato, rassettatosi di buon mattino, indossa"<br />

la veste, prese la scodella ed entrò in Kosambi per la questua<br />

del cibo: compiuto il suo giro per la questua del cibo ritornò<br />

e se ne nutrì, pose in ordine il suo alloggio ed il suo giaciglio,<br />

prese la scodella e la veste senza informare il monaco che lo<br />

serviva o darne notizia all'Ordine dei monaci, solo e senza seguaci iniziò il suo giro diretto al<br />

villaggio<br />

Parileya, che raggiunse successivamente. Ivi il Beato si fermò a risiedere nella<br />

radura della Fitta Foresta Custodita, presso la radice di un<br />

bell'albero sala. Ora, un certo elefante maschio viveva infastidito dagli elefanti e dalle<br />

elefantesse, dagli<br />

elefantini e dagli<br />

elefanti lattanti, e doveva nutrirsi ove l'erba era stata già raccolta per loro. Essi mangiavano i<br />

fasci di rami<br />

che egli aveva<br />

spezzato. Egli doveva bere l'acqua infangata e, quando attraversava un guado, le elefantesse lo<br />

seguivano<br />

spingendo il suo corpo. Così il grande elefante maschio viveva scomodo, non a<br />

"suo agio. Quindi il grande elefante maschio pensò: "" Qui io"<br />

vivo infastidito da elefanti e da elefantesse, da elefantini e da<br />

elefanti lattanti, debbo nutrirmi laddove l'erba è già stata<br />

raccolta. Gli altri mangiano i fasci di rami che io spezzo, io<br />

devo bere acqua infangata e, quando attraverso un guado, le<br />

elefantesse mi spingono premendo il mio corpo: così vivo<br />

"scomodo, non a mio agio "". Quindi il grande elefante maschio"<br />

abbandonò il branco e partì per il villaggio di Parileya, verso<br />

la radura della Fitta Foresta Custodita, e verso quell'albero<br />

alla cui radice stava assiso il Beato. Quando vi fu giunto, tenne<br />

il luogo, ove il Beato dimorava, pulito da erba, e, con la sua<br />

proboscide, portava acqua per uso del Beato. Così al Beato,<br />

"che viveva in ritiro e meditazione, sorse il pensiero: ""Io"<br />

vivevo prima infastidito da monaci e monache vivevo scomodo, non a mio agio. Ma ora vivo<br />

non infastidito<br />

da monaci<br />

e monache settari e loro seguaci. Non infastidito, vivo<br />

"tranquillo e a mio agio "". Egualmente il grande elefante"<br />

"maschio pensava: "" Prima io vivevo infastidito da elefanti ed"<br />

elefantesse "ora, invece, dimoro tranquillo ed a mio agio ""."<br />

Quindi il Beato, considerando il suo ritiro e con la sua<br />

mente penetrando nel pensiero di quel grande elefante maschio, proferì in quell'occasione il<br />

verso ispirato:<br />

Su questo concordano, mente con mente, il Naga (68) col naga<br />

"dalle zanne a vomere: poiché entrambi si rallegrano della solitudine della foresta! ""."

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