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"dettate al giovane Sirigalaka, da cui il suo titolo (Singalovadasuttanta). Esso apre una serie<br />

d'insegnamenti<br />

che segnaliamo qui in quanto si presentano come non strettamente indirizzati agli asceti. Tali<br />

materiali<br />

costituiscono un aspetto del Buddhismo antico generalmente poco valutato: accade persino di<br />

leggere che le<br />

scuole del cosiddetto ""Grande Veicolo"" (Mahayana) avrebbero esse sole volto ai ""laici"" un<br />

interesse che<br />

era prima interamente concentrato sulla prassi dei ""monaci"". La rivalutazione della figura<br />

del Bodhisattva<br />

rispetto a quella dell'Arhat (Il ""rispettabile"" asceta che ha raggiunto la perfetta<br />

comprensione della dottrina<br />

ed è certo di aver messo fine al meccanismo delle rinascite), centrale nel Buddhismo antico,<br />

starebbe a<br />

testimoniare tale evoluzione. In realtà non soltanto ritroviamo nei testi canonici tutta una<br />

precettistica<br />

indirizzata ai ""laici"" in quanto privati, ma anche una teoria della regalità e dei suoi compiti<br />

specifici. Le è<br />

sottesa una visione della storia del mondo, dell'umanità e del viver sociale che appare<br />

saldamente radicata<br />

nella visione indiana del tempo ciclico, con il suo progressivo degenerare, da epoche auree di<br />

rispetto del<br />

Dharma e di paradisiaca pace universale, fino alla dura realtà quotidiana del matsyanyaya, la<br />

sinistra legge<br />

del pesce grande che divora il pesce piccolo, fondamento della politica e legittimazione del<br />

contratto sociale<br />

che affida al monarca la gestione esclusiva della violenza (danda, ""il bastone"") che<br />

accompagna il potere."<br />

"Il quarto testo, l'Agannasuttanta, si occupa appunto di tale tematica, con un'esposizione di<br />

notevole interesse<br />

diretta a due brahmani, del gotra Vasistha e del gotra Bharadvaja rispettivamente. Le<br />

caratteristiche dei<br />

quattro grandi gruppi sociali indiani, ksatriya (che, significativamente, sono posti innanzi a<br />

tutti gli altri!),<br />

brahmani, vaisya (""quelli del popolo"", produttori di ricchezze) e sudra (""servitori"") sono<br />

passate in<br />

rivista, in quanto suscettibili di biasimo o di lode, senza far distinzione tra le tradizionali<br />

incombenze e i<br />

corrispondenti profili deontologici, che tanta parte prendono nella letteratura non<br />

buddhistica, mentre si<br />

censura espressamente la dottrina del primato dei brahmani, fondamento della prospettiva<br />

ortodossa<br />

dell'ordinamento castale. L'origine di quest'ultimo è poi rintracciata, assieme a quella della<br />

società nel suo<br />

complesso, in una catena d'eventi che inizia con un vero e proprio mito del peccato originale,<br />

posto come<br />

causa di ogni tipo di differenziazione, a cominciare dall'apparire del tempo segnato dalle<br />

evoluzioni dei corpi<br />

celesti. Nutrizione, rapporti sessuali e proprietà compaiono via via, progressivamente<br />

inquinando l'originaria

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