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scopo""), la nascita in una famiglia principesca o addirittura regale, i nomi dei genitori<br />

(Suddhodana e<br />

Mayadevi), la conquista della bellissima sposa Yasodhara, l'abbandono del palazzo paterno a<br />

seguito del<br />

turbamento insorto dall'incontro traumatizzante con la realtà del male nel mondo,<br />

esemplificato in un<br />

vegliardo, un infermo e un morto, sono tratti d'una leggenda atemporale che si sovrappone ad<br />

una biografia<br />

certo meno nota nei suoi inizi che nel suo esito, esattamente come avverrà per Gesù nei<br />

racconti evangelici.<br />

Invero la qualità del meraviglioso che circonda il Buddha ricorda sotto alcuni rispetti, quella<br />

che in tali<br />

racconti ci è familiare. Lo vediamo misurarsi con il Maligno (Mara, ""l'uccisore"", divino e<br />

demoniaco<br />

principe del mondo dominato dal desiderio) in una serie di tentazioni simboleggianti le<br />

possibili deviazioni<br />

dalla sua vocazione di maestro spirituale - la sfida a tramutare una montagna in oro l'offerta<br />

della regalità e<br />

del dominio sul mondo... e, più insinuante di tutte, la tentazione ad abbandonare subito la vita<br />

e le sue pene,<br />

senza giungere ai fastigi dell'insegnamento e ai suoi mille scacchi e delusioni. Lo vediamo<br />

camminare sulle<br />

acque, discendere dal cielo su una scala d'oro e di gemme con ai fianchi gli dei Brahma ed<br />

Indra, dichiarare<br />

solennemente ""chi vede me, vede il Dharma"", la legge universale che, nella visione<br />

buddhista, prende in<br />

qualche modo il posto di Dio... Insomma, si direbbe che una sorta di archetipo comune sia<br />

sotteso alle<br />

narrazioni indiane e a quelle fiorite sulle rive del Mediterraneo. Le prime sono probabilmente<br />

più antiche, e<br />

meglio inquadrate - nei loro elementi straordinari - di quelle che circondano il Cristo. Così la<br />

nascita del<br />

Buddha dal fianco materno, senza passare per la via umiliante dei comuni mortali, riprende il<br />

mito della<br />

nascita del dio Indra, già noto fin dall'epoca dei Veda, mentre il docetismo occidentale<br />

riproduce con minor<br />

convinzione - e minor successo - il discorso sul corpo ultraterreno (lokottara) del Buddha,<br />

destinato a<br />

divenire, con i maestri del ""Grande Veicolo"" (Mahayana), un corpo fantasmatico<br />

(Nirmanakaya) proiettato<br />

dall'eterna Realtà che fa tutt'uno con il Dharma (Dharmakaya) e destituito d'ogni funzione al<br />

di là<br />

dell'impartir la dottrina agli esseri umani prigionieri dell'illusione cosmica. Ben più concreti<br />

sono i tratti<br />

relativi alla morte, avvenuta (dopo aver consumato un indigesto piatto di ""delizie porcine"",<br />

offerto a<br />

Gautama dal fabbro Cunda) nel parco presso Kuginagara, a qualche distanza dall'attuale<br />

Patna. Altrettanto<br />

attendibili sembrano i dati relativi ai parenti di cui Gautama si circondava (la zia Gautami, che<br />

lo avrebbe

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