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maggioranza dei 5/6 degli umani cosi scarsamente dotati dalla natura, potra andar franco da una certa tinta di melanconia quando avra passato la quarantina. Perocche, come era naturale, egli aveva giudicato gli altri secondo se stesso, ed e ora uscito d finganno; ha compreso che essi sono ben indietro rapporto a lui sia per il cervello, sia per il cuore, molto spesso anzi per l funo e l faltro, e che non potranno mai equilibrare il conto; evitera quindi ogni commercio con essi, come del resto qualunque uomo amera oppure odiera la solitudine, vale a dire la societa, in proporzione del suo valore intellettuale. Kant tratta pure di questo genere di misantropia nella sua Critica della ragione verso la fine della nota generale al ˜ 29 della prima parte. E un brutto sintomo, cosi dal lato morale come dall fintellettuale, per un giovane il raccapezzarsi facilmente in mezzo alla confusione delle vicende umane, il trovarvisi bene, e il mettervisi dentro quasi vi fosse stato preparato anticipatamente; cio indica volgarita. Invece un fattitudine confusa, esitante, imbarazzata e a controsenso e in tale circostanza indizio di nobile specie. La serenita e il coraggio in cui si rimane vivendo durante la gioventu dipendono anche in parte dal fatto che salendo il monte non possiamo scorgere la morte, la quale sta ai piedi dell faltro versante. Una volta passata la cima, la vediamo coi nostri occhi, mentre fino allora non la conoscevamo che per bocca altrui, e, siccome in quel momento le forze vitali cominciano a declinare, il nostro coraggio s finfiacchisce nel tempo stesso; una serieta pensosa scaccia allora la petulanza giovanile, e s fimprime sulle nostre sembianze. Finche siamo giovani crediamo senza fine la vita, checche ce ne venga detto, ed usiamo del tempo in conseguenza. Quanto piu invecchiamo, tanto piu facciamo economia di esso. Perocche, in eta avanzata ogni giorno che vola via, produce in noi quel sentimento che prova un condannato ad ogni passo che lo avvicina al patibolo. Considerata dal punto di vista della gioventu l fesistenza e un avvenire infinitamente lungo: da quello della vecchiezza un passato assai corto, cosicche essa si offre ai nostri sguardi, sul principio come le cose guardate dalla parte dell fobbiettivo d fun cannocchiale 108
da teatro, e sul finire come quando sono viste dall foculare. Occorre esser vecchi, vale a dire aver vissuto lungamente, per conoscere come la vita sia corta. Quanto piu si va avanti coll feta, tanto piu le cose umane, qualunque si siano, ci appariscono piccole; la vita, che durante la gioventu era la, davanti a noi, ferma e quasi immobile, ci sembra ora una rapida fuga d fapparizioni effimere, e ci diventa manifesta la nullita d fogni cosa su questa terra. Il tempo stesso, nella giovinezza, cammina d fun passo piu lento; sicche il primo quarto della vita e non solamente il piu felice, ma anche il piu lungo; esso lascia dunque molti piu ricordi, e ciascuno potrebbe all foccasione raccontare di questo primo quarto maggiori avvenimenti che non degli altri due. Nella primavera della vita come nella primavera dell fannata i giorni finiscono talvolta col divenire d funa lunghezza molesta. Nell fautunno della vita, come nell fautunno dell fannata, i giorni sono corti, ma sereni e piu costanti. Perche mai in vecchiaja la vita che si ha dietro di se, pare cosi breve? Si e perche noi la stimiamo cosi corta come il ricordo che ne conserviamo. Infatti tutto cio che in essa vi fu d finsignificante ed una gran parte di cio che vi fu di penoso, sfuggirono dalla nostra memoria; vi e dunque rimasto ben poca cosa. Perocche nella stessa guisa che la nostra mente e in generale molto imperfetta, cosi succede pure della nostra memoria: bisogna che teniamo in esercizio le nostre cognizioni e che rinvanghiamo il nostro passato, senza di che tutto cio sparira nell fabisso dell foblio. Ma noi non ritorniamo volentieri col pensiero sulle cose insignificanti, ne, ordinariamente, sulle sgradevoli, cio che tuttavia sarebbe indispensabile per conservarle nella memoria. Ora le cose insignificanti divengono sempre piu numerose, perche molti fatti che a prima vista ci sembrano importanti perdono qualunque interesse ripetendosi; il ripetersi, da principio, non e frequente, ma in seguito succede spessissimo. Per questo ricordiamo i nostri giovani anni meglio di quelli che vennero poi. Quanto piu lungamente viviamo, tanto meno si danno avvenimenti che ci sembrino abbastanza gravi od abbastanza significanti per meritare d fessere ripassati col pensiero, ciocche e l funico mezzo per conservarne il ricordo; appena trascorsi, li dimentichiamo. Ed ecco perche il tempo fugge lasciando di meno in meno traccia dietro di se.
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da teatro, e sul finire come quando sono viste dall foculare. Occorre esser vecchi, vale a dire<br />
aver vissuto lungamente, per conoscere come la vita sia corta. Quanto piu si va avanti<br />
coll feta, tanto piu le cose umane, qualunque si siano, ci appariscono piccole; la vita, che<br />
durante la gioventu era la, davanti a noi, ferma e quasi immobile, ci sembra ora una rapida<br />
fuga d fapparizioni effimere, e ci diventa manifesta la nullita d fogni cosa su questa terra. Il<br />
tempo stesso, nella giovinezza, cammina d fun passo piu lento; sicche il primo quarto della<br />
vita e non solamente il piu felice, ma anche il piu lungo; esso lascia dunque molti piu<br />
ricordi, e ciascuno potrebbe all foccasione raccontare di questo primo quarto maggiori<br />
avvenimenti che non degli altri due. Nella primavera della vita come nella primavera<br />
dell fannata i giorni finiscono talvolta col divenire d funa lunghezza molesta. Nell fautunno<br />
della vita, come nell fautunno dell fannata, i giorni sono corti, ma sereni e piu costanti.<br />
Perche mai in vecchiaja la vita che si ha dietro di se, pare cosi breve? Si e perche noi<br />
la stimiamo cosi corta come il ricordo che ne conserviamo. Infatti tutto cio che in essa vi fu<br />
d finsignificante ed una gran parte di cio che vi fu di penoso, sfuggirono dalla nostra<br />
memoria; vi e dunque rimasto ben poca cosa. Perocche nella stessa guisa che la nostra<br />
mente e in generale molto imperfetta, cosi succede pure della nostra memoria: bisogna che<br />
teniamo in esercizio le nostre cognizioni e che rinvanghiamo il nostro passato, senza di che<br />
tutto cio sparira nell fabisso dell foblio. Ma noi non ritorniamo volentieri col pensiero sulle<br />
cose insignificanti, ne, ordinariamente, sulle sgradevoli, cio che tuttavia sarebbe<br />
indispensabile per conservarle nella memoria. Ora le cose insignificanti divengono sempre<br />
piu numerose, perche molti fatti che a prima vista ci sembrano importanti perdono<br />
qualunque interesse ripetendosi; il ripetersi, da principio, non e frequente, ma in seguito<br />
succede spessissimo. Per questo ricordiamo i nostri giovani anni meglio di quelli che<br />
vennero poi. Quanto piu lungamente viviamo, tanto meno si danno avvenimenti che ci<br />
sembrino abbastanza gravi od abbastanza significanti per meritare d fessere ripassati col<br />
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