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coll firrompere da un varco inaspettato. Perocche qualunque condotta che abbia per motore massime astratte si riferisce ad una condotta decisa dalla inclinazione primitiva ed innata, come un meccanismo alla mano dell fuomo: per esempio un orologio, ove la forma e il movimento sono imposti ad una materia che e estranea ad essi, si riferisce ad un organismo vivente in cui forma e materia si compenetrano scambievolmente e non formano che una cosa sola. Tale rapporto tra il carattere acquisito e il carattere naturale conferma il pensiero espresso dall fimperatore Napoleone: áTutto cio che non e naturale e imperfetto. â Questo e vero in tutto e per tutti, sia nel fisico che nel morale; e la sola eccezione che io ricordi alla regola si e la venturina naturale che non vale l fartificiale. Guardiamoci quindi da qualunque affettazione. Essa provoca sempre il disprezzo: prima di tutto e un inganno e come tale una vigliaccheria, perche si fonda sulla paura; e in secondo luogo implica condanna di se stesso per mezzo di se stesso, imperocche si vuol parere cio che non si e, e si crede questo esser migliore di cio che si e. Il fatto d faffettare una qualita, di vantarsene, e confessare di non possederla. Quanta gente si gloria, di coraggio o di dottrina, d fintelligenza o di spirito, di successi colle donne o di ricchezze o di nobilta o d faltro, e si potra invece concludere che e precisamente su tale capitolo che manca loro qualche cosa! Perocche colui che possede realmente e completamente una qualita non si pensa di farne mostra e di affettarla; egli e perfettamente tranquillo su tale rapporto. E questo che vuol dire il proverbio spagnuolo: áHerradura que chacolotea clavo le falta â (A ferratura crocchiante manca un chiodo). Non si deve certo, l fabbiamo gia detto, abbandonare affatto le redini e mostrarsi interamente quali si e; perche la parte cattiva e bestiale della nostra natura e considerevole ed ha bisogno d fesser velata; ma cio non legittima che l fatto negativo, la dissimulazione, e niente affattissimo il positivo, la simulazione. Bisogna pure sapere che si scopre l faffettazione in un individuo prima ancora di capir chiaro cio ch fegli voglia precisamente affettare. Infine la cosa non puo durare a lungo, e la maschera un giorno finira col cadere: áNessuno puo portare per lungo tempo la maschera; le cose finte ben presto ritornano alla propria natura â (Seneca, De clementia, L. I, c. 1).

31. ‹ Nella stessa guisa che si porta il peso del proprio corpo senza avvertirlo mentre si sentirebbe il peso di qualunque oggetto estraneo che si volesse muovere, cosi non si scorgono che i difetti e i vizi degli altri e non i propri. In cambio pero ciascuno possede in altrui uno specchio nel quale puo vedere distintamente i suoi propri vizi, i suoi difetti, e le sue maniere grossolane e antipatiche. Ma d fordinario si fa come il cane che abbaja contro lo specchio perche non sa esser se stesso ch fei vede e s fimmagina invece d faver davanti un altro cane. Chi critica gli altri lavora alla correzione di se medesimo. Coloro dunque che hanno una tendenza abituale a sottoporre tacitamente nel loro foro interno ad una critica attenta e severa le maniere degli uomini, ed in generale tutto cio che questi fanno o non fanno, costoro intendono a correggere ed a perfezionare se stessi: perocche avranno abbastanza equita od almeno abbastanza orgoglio e vanita per evitare cio che hanno tante 92 volte e cosi rigorosamente biasimato in altrui. L fopposto succede per i tolleranti, cioe: áHanc veniam damus petimusque vicissim. â (Concediamo il perdono e lo chiediamo a nostra volta). Il vangelo moralizza mirabilmente bene su coloro che scorgono la pagliuzza nell focchio del vicino, e che non vedono la trave nel proprio; ma la natura dell focchio non gli permette di guardare che al di fuori ed esso non puo quindi veder se medesimo; per questo, notare e biasimare i difetti degli altri e un mezzo opportunissimo per farci sentire i nostri. Ci occorre uno specchio per correggerci. Questa regola e buona ugualmente quando si tratta dello stile e del modo di scrivere; chi in tali materie ammira qualunque nuova pazzia, anziche biasimarla, finira col farsene imitatore. Percio in Germania siffatto genere di follia si diffonde tanto presto. I Tedeschi sono tolleranti: lo si scorge benissimo. Hanc veniam damus petimusque vicissim, ecco la loro impresa. 32. ‹ L fuomo di specie nobile, in gioventu, crede che le relazioni essenziali e decisive, che creano veri legami tra gli uomini, sieno quelle di natura ideale, vale a dire quelle fondate sulla conformita del carattere, della piega dello spirito, del gusto, dell fintelligenza, ecc.; ma si avvede piu tardi che sono invece le reali, cioe quelle che sono stabilite su qualche interesse materiale. Sono esse che formano la base di tutti i rapporti, e la

31. ‹ Nella stessa guisa che si porta il peso del proprio corpo senza avvertirlo mentre<br />

si sentirebbe il peso di qualunque oggetto estraneo che si volesse muovere, cosi non si<br />

scorgono che i difetti e i vizi degli altri e non i propri. In cambio pero ciascuno possede in<br />

altrui uno specchio nel quale puo vedere distintamente i suoi propri vizi, i suoi difetti, e le<br />

sue maniere grossolane e antipatiche. Ma d fordinario si fa come il cane che abbaja contro lo<br />

specchio perche non sa esser se stesso ch fei vede e s fimmagina invece d faver davanti un<br />

altro cane. Chi critica gli altri lavora alla correzione di se medesimo. Coloro dunque che<br />

hanno una tendenza abituale a sottoporre tacitamente nel loro foro interno ad una critica<br />

attenta e severa le maniere degli uomini, ed in generale tutto cio che questi fanno o non<br />

fanno, costoro intendono a correggere ed a perfezionare se stessi: perocche avranno<br />

abbastanza equita od almeno abbastanza orgoglio e vanita per evitare cio che hanno tante<br />

92<br />

volte e cosi rigorosamente biasimato in altrui. L fopposto succede per i tolleranti, cioe:<br />

áHanc veniam damus petimusque vicissim. â (Concediamo il perdono e lo chiediamo a<br />

nostra volta). Il vangelo moralizza mirabilmente bene su coloro che scorgono la pagliuzza<br />

nell focchio del vicino, e che non vedono la trave nel proprio; ma la natura dell focchio non<br />

gli permette di guardare che al di fuori ed esso non puo quindi veder se medesimo; per<br />

questo, notare e biasimare i difetti degli altri e un mezzo opportunissimo per farci sentire i<br />

nostri. Ci occorre uno specchio per correggerci. Questa regola e buona ugualmente quando<br />

si tratta dello stile e del modo di scrivere; chi in tali materie ammira qualunque nuova<br />

pazzia, anziche biasimarla, finira col farsene imitatore. Percio in Germania siffatto genere<br />

di follia si diffonde tanto presto. I Tedeschi sono tolleranti: lo si scorge benissimo. Hanc<br />

veniam damus petimusque vicissim, ecco la loro impresa.<br />

32. ‹ L fuomo di specie nobile, in gioventu, crede che le relazioni essenziali e decisive,<br />

che creano veri legami tra gli uomini, sieno quelle di natura ideale, vale a dire quelle<br />

fondate sulla conformita del carattere, della piega dello spirito, del gusto, dell fintelligenza,<br />

ecc.; ma si avvede piu tardi che sono invece le reali, cioe quelle che sono stabilite su<br />

qualche interesse materiale. Sono esse che formano la base di tutti i rapporti, e la

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