LA CITTA' DEI MALATI, II VOL (1995) - Società Amici del Pensiero
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corpo già investito da una forma sostanziale intermedia, la cosiddetta<br />
forma corporeitatis. <br />
[20] L‟affermazione <strong>del</strong>la distinzione reale <strong>del</strong>l‟anima dalle sue potenze è<br />
un aspetto <strong>del</strong>la differenza ontologica tra Dio e le creature, tra le quali<br />
vi è, appunto, l‟anima.<br />
Solo in Dio, in quanto «atto puro» che esclude qualsiasi potenzialità o<br />
virtualità, il potere di operare e l‟atto di esso coincidono, coincidendo<br />
con l‟essere stesso (di Dio). Nell‟anima invece l‟essere non coincide<br />
con le operazioni o gli atti di cui l‟essere <strong>del</strong>l‟anima è capace,<br />
cosicché esso è realmente distinto sia da tali atti sia dalle capacità che<br />
in essi si attuano. <br />
[21] La vis cogitativa è, nell‟uomo, il corrispettivo di ciò che, nei bruti, è la<br />
vis aestimativa naturalis. Quest‟ultima è una facoltà ordinata a<br />
riconoscere ciò che è utile e ciò che è nocivo, ciò che va ricercato e ciò<br />
che deve essere fuggito. Si tratta, quindi, di una facoltà che ha per<br />
oggetto i singoli contenuti sensibili, ma in relazione a proprietà che<br />
non sono esse stesse sensibili (come l‟utilità e la nocività); essa,<br />
inoltre, opera istintualmente e si rapporta ai propri oggetti solo in<br />
quanto essi sono termine o principio alicuius actionis vel passionis<br />
(per esempio, la pecora riconosce, alla vista e all‟udito, il suo agnello,<br />
come ciò che a lei è conveniente; non lo riconosce tuttavia in quanto<br />
agnello, ma come ciò che da lei viene allattato). La vis cogitativa,<br />
invece, per la sua appartenenza all‟anima razionale <strong>del</strong>l‟uomo, sia pure<br />
a livello sensitivo, opera non istintualmente, ma inquirendo et<br />
conferendo e, per la sua contiguità con il livello intellettivo, è in grado<br />
di cogliere i singoli enti individuali non solo secundum quod est<br />
terminus aut principium alicuius actionis vel passionis, ma sub natura<br />
communi, unde cognoscit hunc hominem prout est hic homo. <br />
[22] Secondo Aristotele l‟autoriflessione <strong>del</strong>l‟intelletto è subordinata al<br />
coglimento degli intellegibili e avviene mediante esso, sicché la<br />
cognizione di sé <strong>del</strong>l‟intelletto ne risulta essere un esito «indiretto».<br />
<br />
[23] Le prerogative descritte, spettano, in vero, anche alla sensibilità, ma<br />
Aristotele, nel notare questa concordanza tra intelletto e senso, ne<br />
sottolinea anche le differenze. Osserva soprattutto che, mentre il senso<br />
richiede comunque il supporto di organi corporei, l‟intelletto ne è<br />
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