LA CITTA' DEI MALATI, II VOL (1995) - Società Amici del Pensiero
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naturalis: la volontà non può non volere il bene e conseguentemente<br />
non può volere il «bene in totalità» che, come per Aristotele, anche<br />
per Tommaso è la «felicità»(beatitudo). Poiché, inoltre, solo Dio<br />
[33] è ciò che soddisfa il «bene sommo» (ovvero è la fonte <strong>del</strong>la<br />
beatituto), soltanto nel raggiungimento di Dio si ottiene la felicità. È<br />
necessario, quindi, che la volontà, volendo necessariamente la<br />
felicità, voglia Dio, e, tuttavia, ciò non comporta che essa voglia Dio<br />
di necessità. La comprensione <strong>del</strong>la conciliazione tra queste due<br />
asserzioni, prima facie incompatibili, è la comprensione <strong>del</strong>la stessa<br />
conciliazione tra il radicamento <strong>del</strong>la volontà nella necessità e il suo<br />
sporgere oltre essa, nell‟appartenenza al campo <strong>del</strong>la libertà, ovvero<br />
<strong>del</strong> libero arbitrio. La volontà è, secondo Tommaso, sia necessitata<br />
sia libera.<br />
La giustificazione <strong>del</strong>la convergenza di questi due attributi può<br />
essere riassunta secondo due linee argomentative in sequenza, che<br />
coinvolgono la relazione tra la facoltà appetitiva (volontà) e la<br />
facoltà conoscitiva (intellettiva in senso lato: concernente quindi,<br />
non soltanto la conoscenza dei principi, ma anche quella <strong>del</strong>le<br />
conseguenze che da essi procedono).<br />
In primo luogo, infatti, la libertà <strong>del</strong>la volontà è resa possibile da<br />
un difetto <strong>del</strong>la conoscenza, in quanto conoscenza in atto, e cioè<br />
dalla finitezza <strong>del</strong>la situazione conoscitiva <strong>del</strong>l‟uomo.<br />
È vero che la volontà non può non volere la felicità e, perciò, che<br />
essa non può non volere (aderire a) Dio, ma, peraltro, quest‟ultima è<br />
una necessità, per così dire, virtuale o implicita, poiché l‟homo<br />
viator non è in possesso di una conoscenza evidente e esauriente (sia<br />
pure entro i poteri conoscitivi <strong>del</strong>l‟anima che sono, comunque,<br />
sempre limitati) di Dio, di ciò che Egli è e <strong>del</strong>la connessione<br />
necessaria tra Dio e la felicità.<br />
È pertanto possibile (e, di fatto, ciò concerne la condizione<br />
attuale, terrena <strong>del</strong>l‟uomo) che egli, pur volendo (necessariamente)<br />
la felicità, a causa <strong>del</strong>la sua deficienza conoscitiva, non voglia Dio<br />
né le condizioni, i mezzi necessari per raggiungerlo. Così dalla<br />
necessitas naturalis <strong>del</strong>la volontà, a causa di una carenza<br />
conoscitiva, si dischiude la possibilità di non volere Dio e<br />
l‟orientamento verso Lui, ovvero di volere altro da Dio, in<br />
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