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LA CITTA' DEI MALATI, II VOL (1995) - Società Amici del Pensiero

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all‟atto a condizione di essere essa stessa, in qualche modo, [24] in<br />

atto ciò che l‟ente in potenza è solo in potenza.<br />

L‟attuazione <strong>del</strong>le conoscenze, pertanto, richiede un intelletto in<br />

atto e attivo (agente) il cui intervento determini l‟adempimento di ciò<br />

che nell‟intelletto potenziale è solo possibile. È la dottrina <strong>del</strong> «νούς<br />

ποιητικός » presentata nel complesso e controverso cap. 5 <strong>del</strong> libro<br />

<strong>II</strong>I <strong>del</strong> De anima, che riserva al cap. 4 alla trattazione riguardante<br />

l‟intelletto potenziale. Anche <strong>del</strong>l‟intelletto agente Aristotele<br />

sostiene che è «separato», «impassibile» e «non mescolato», e tutto<br />

ciò a maggior ragione per l‟intelletto potenziale. Il fatto che esso non<br />

solo sia in atto, ma sia per essenza atto, gli conferisce un rango<br />

divino, cui convengono eternità e incorruttibilità. [25]<br />

Sono già state citate le controversie esegetiche, le divergenze<br />

teoretiche, le soluzioni alternative date alla interpretazione e alla<br />

valorizzazione <strong>del</strong>l‟insegnamento aristotelico in materia.<br />

Le tematiche dominanti hanno riguardato sia il rapporto <strong>del</strong>l‟uno<br />

e <strong>del</strong>l‟altro intelletto con il corpo sia la corrispondenza o meno tra la<br />

molteplicità degli uomini e la molteplicità degli intelletti sia, infine,<br />

il rapporto tra i due intelletti. Dei tre menzionati il secondo tema<br />

concerne l‟interrogativo se ciascun uomo sia dotato di un intelletto<br />

individuale o se l‟intelletto agente, oppure sia l‟intelletto agente sia<br />

quello potenziale, siano unici e comuni a tutti gli uomini.<br />

Riguarda invece esclusivamente l‟intelletto potenziale la<br />

domanda se esso pure goda di una sussistenza indipendente rispetto<br />

al corpo, oppure, dato che si avvale <strong>del</strong>le prestazioni dei sensi per<br />

esercitare le sue operazioni, se esso sia avvinto al corpo e<br />

subordinato al destino di corruzione di quest‟ultimo con esclusione,<br />

pertanto, <strong>del</strong>l‟attributo di immortalità. [26]<br />

Tommaso aderisce fermamente alla tesi <strong>del</strong>l‟anima come forma e<br />

come unica forma substantialis <strong>del</strong> corpo nel «sinolo» umano.<br />

D‟altro canto non rinuncia a guidare l‟opzione aristotelica verso esiti<br />

che concordino con la rivelazione cristiana, scongiurando sia<br />

conclusioni eterodosse sia agnosticismi filosofici.<br />

La sua tesi è che l‟anima <strong>del</strong>l‟uomo, in quanto anima intellettiva,<br />

è «forma sussistente», cioè, per il fatto di essere forma, ordinata al<br />

corpo, ma, insieme, dotata di indipendenza ontologica da esso. In<br />

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