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LA CITTA' DEI MALATI, II VOL (1995) - Società Amici del Pensiero

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e quella <strong>del</strong>l‟intelletto, in cui sono pensati concetti universali;<br />

mentre, per quanto concerne la sua funzione, opera indagando e<br />

confrontando i contenuti particolari, preparandoli così alla<br />

sussunzione sotto concetti universali; [21] nella memoria che<br />

conserva ciò che è stato in tale modo appreso.<br />

b. Intelletto e immortalità<br />

Come già si è indicato la forma substantialis <strong>del</strong>l‟uomo è l‟anima<br />

razionale, che, secondo un teorema aristotelico attinente alla dottrina<br />

<strong>del</strong>la pluralità gerarchica dei tipi di anime, assolve anche alle<br />

funzioni che negli altri individui viventi sono esercitate dall‟anima<br />

sensitiva o da quella vegetativa.<br />

Il vertice <strong>del</strong>la psicologia antropologica tommasiana, come già in<br />

Aristotele, è perciò costituito dallo studio <strong>del</strong>la dimensione<br />

razionale, che si articola nell‟intelletto (potenza conoscitiva) e nella<br />

volontà (potenza appetitiva).<br />

Il lascito aristotelico su questa tematica è il più impegnativo sia<br />

sotto il profilo più strettamente speculativo, in quanto propone nodi<br />

teoretici connessi con interrogativi esegetici sui testi <strong>del</strong> filosofo, sia<br />

sotto il profilo apologetico,che è inscindibilmente duplice, cioè<br />

tanto concernente la «difesa» di Aristotele dagli avversari che ne<br />

denunciavano l‟incompatibilità con articoli <strong>del</strong> dogma cristiano,<br />

quanto concernente la difesa e la corroborazione razionale, mediante<br />

Aristotele, <strong>del</strong> dogma cristiano.<br />

La dottrina <strong>del</strong>l‟intelletto, infatti, coinvolge il tema<br />

<strong>del</strong>l‟immortalità <strong>del</strong>l‟anima individuale e dunque <strong>del</strong>la<br />

sopravvivenza personale dopo la morte. Come è stato ricordato,<br />

infatti, il mutamento di statuto ontologico che, nella teoresi<br />

aristotelica, l‟anima subisce venendo connotata come forma <strong>del</strong><br />

corpo, rende in prima istanza problematico ciò che nell‟impianto<br />

platonico è speditamente guadagnato, cioè l‟indipendenza dal corpo<br />

e, quindi, l‟immortalità <strong>del</strong>l‟anima individuale. Scontate la non<br />

autonomia <strong>del</strong>l‟anima vegetativa e di quella sensitiva rispetto al<br />

«sinolo», la cui dissoluzione comporta la distruzione <strong>del</strong>l‟anima che<br />

lo compone, la questione <strong>del</strong>l‟autonomia <strong>del</strong>l‟anima rispetto alla sua<br />

unione con il corpo si apre, invece, per l‟anima intellettiva, la<br />

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