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LA CITTA' DEI MALATI, II VOL (1995) - Società Amici del Pensiero

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. Anima, atto, forma<br />

La dottrina <strong>del</strong>le quattro cause, come nucleo teoretico <strong>del</strong>la fisica<br />

si riverbera nella psicologia che di questa è una sezione. Tutto<br />

l‟apparato concettuale approntato da Aristotele è all‟opera nella<br />

costruzione di questa disciplina «speciale», cioè <strong>del</strong>la fisica di quel<br />

tipo di enti divenienti che sono gli organismi viventi; per questo essa<br />

ricopre interamente il campo <strong>del</strong>la biologia e con essa coincide.<br />

L‟innervazione <strong>del</strong>la psicologia da parte dei concetti <strong>del</strong>la fisica<br />

ha il suo primo e decisivo documento nella definizione aristotelica di<br />

anima. La più nota è «atto primo di un corpo che per natura è capace<br />

di vivere, ha cioè, la vita in potenza; tale un corpo, cioè, che sia<br />

organizzato a tal fine». [15] Ciò significa anche che l‟anima è forma,<br />

«forma di un corpo organico».<br />

Atto e forma, l‟anima è, perciò, principio di determinazione e<br />

principio di attuazione di tutte le determinazioni <strong>del</strong> corpo, di tutte le<br />

operazioni, di tutti i processi.<br />

Orbene, la qualificazione <strong>del</strong>l‟anima come forma comporta una<br />

essenziale variazione <strong>del</strong>lo statuto ontologico di essa rispetto alla<br />

teoresi platonica.<br />

Proprio in quanto è forma l‟anima, infatti, non è sostanza.<br />

Sostanza è, invece, il composto, l‟unione di anima e corpo, cioè il<br />

sinolo, il singolo, individuale organismo vivente. Da ciò discende<br />

una notevole implicazione teoretica.<br />

L‟attribuzione platonica <strong>del</strong>la dignità di sostanza all‟anima, nei<br />

termini precedentemente chiariti, comporta, come corollario<br />

immediato <strong>del</strong>la tesi <strong>del</strong>la eterogeneità e indipendenza rispetto al<br />

corpo, l‟affermazione <strong>del</strong>la sua immortalità. Questa implicazione<br />

non si iscrive più nella teoresi aristotelica. Il carattere di forma fa<br />

essere, per così dire, l‟anima complementare al corpo, legata a esso<br />

secondo un rapporto di coappartenenza che rende, in prima istanza,<br />

problematica (se non esclusa) l‟asserzione <strong>del</strong>la sua immortalità. E in<br />

effetti Aristotele non dubita che almeno le anime appartenenti a certi<br />

determinati tipi siano mortali e che esse, principi individuali di vita<br />

di sinoli individuali, non possono non perire con la dissoluzione <strong>del</strong><br />

sinolo cui ciascuna concorre.<br />

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