LA CITTA' DEI MALATI, II VOL (1995) - Società Amici del Pensiero

1. PLATONE E ΨΓΧΉ
Mentre è ridondante ripetere ancora una volta la crucialità
nell‟impresa filosofica platonica della dottrina dell‟anima e il suo
influsso sul pensiero dell‟Occidente nella genesi filosofica del
concetto di psiche, solo preparato dalla meditazione socratica,
conviene porre attenzione alla collocazione di tale dottrina nella
mappa del sapere in Platone. In un certo senso essa è una dottrina
ubiquitaria in quanto si ritrovanella sezione cosmologica, in quella
teologica e in quella antropologica della filosofia platonica. Infatti
per Platone l‟anima appartiene sia al cosmo (si tratta della tesi
dell‟esistenza di un‟anima mundi), sia agli dei sia agli uomini; perciò
si può asserire che la psicologia si distribuisce in una psicologia
cosmologica, in una psicologia teologica e in una psicologia
antropologica. È anche vero, però, che l‟attenzione di gran lunga
preponderante è portata all‟anima dell‟uomo [6] e che la valenza
antropologica della psicologia platonica gode di un sicuro spicco.
Sotto questo profilo, dunque, la psicologia filosofica coincide con
l‟antropologia. È di una così definita identificazione della dottrina
dell‟anima che si tratta ora di ricordare le tesi salienti.
Di essa la prima certamente è costituita dall‟affermazione che
l‟anima è una sostanza, cui si può aggiungere immateriale,
spirituale, [7] per un chiarimento che, tuttavia, nella teoresi platonica
dà luogo a un‟espressione pleonastica, poiché in essa ciò che
veramente è sostanza è solo immateriale.
D‟altro canto anche l‟impiego del termine «sostanza» richiede
una delucidazione. [8] Nel linguaggio filosofico dei Greci esso gode
di una polivalenza semantica in quanto corrisponde a un concetto,
per così dire, plurimo, poliedrico; e, perciò, si presta a un uso che
ammette diverse flessioni. Tuttavia vi è un tratto saliente del suo
significato, che necostituisce il nucleo costante. Per esso
«sostanza» indica ciò che è dotato di autonomia ontologica, che
vanta un‟autosufficienza ontologica, almeno in misura relativa, cioè
in relazione a qualche altra realtà o tipo di realtà.
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