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LA CITTA' DEI MALATI, II VOL (1995) - Società Amici del Pensiero

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icordo di soddisfazione). In caso diverso, si avrà un incremento di<br />

pensiero il cui scopo è la conoscenza, l‟intendersene quanto<br />

all‟offerta <strong>del</strong>l‟altro. [25] In questo caso, Freud parla di «riflessione<br />

riproduttiva». (cap. 1.17). [26]<br />

Il pensiero giudicante<br />

La seconda facilitazione <strong>del</strong> pensiero è offerta sempre dal<br />

giudizio, ma nel progresso di esso: è il pensiero giudicante (la<br />

seconda specie di pensiero), chiamato anche cosciente o osservante e<br />

conoscitivo, secondo il carattere di volta in volta considerato da<br />

Freud. Questo pensiero segue cronologicamente la formazione <strong>del</strong><br />

pensiero pratico. Esso è giudicante perché opera con giudizi; è<br />

cosciente e osservante perché mediante la parola diventa per il<br />

soggetto una realtà esterna: la realtà psichica, tanto concreta quanto<br />

larealtà <strong>del</strong>l‟altro reale, da essere osservabile e riconoscibile dalla<br />

coscienza; conoscitivo perché non esiste conoscenza che non sia<br />

giudizio, che non sia cioè paragone con la propria esperienza,<br />

mediato dalla norma. Distinguono questa facilitazione <strong>del</strong> pensiero<br />

la parola, ossia il pensiero cosciente, e la memoria <strong>del</strong>l‟elaborazione,<br />

ossia ciò che normalmente viene rimosso quanto a incidenza<br />

sull‟agire attuale (il che, nella patologia, diventa istituzionale: il<br />

giudizio, se c‟è, rimane separato dall‟agire).<br />

Nel tentativo di spiegare il processo <strong>del</strong> pensiero osservante o<br />

conoscitivo, Freud si trova a dover risolvere in particolare la<br />

difficoltà posta all‟Io dall‟incidenza <strong>del</strong> ricordo (e <strong>del</strong> relativo<br />

emergere <strong>del</strong> desiderio sull‟attività elaborante):<br />

È assai difficile, infatti, per l’Io porsi in una situazione di pura ‘ricerca’.<br />

L’Io quasi sempre ha investimenti finalizzati o di desiderio, la cui<br />

presenza durante la ricerca ha, come vedremo, un influsso sul decorso<br />

associativo e così falsa la conoscenza <strong>del</strong>le percezioni (Cap.3.2.).<br />

Si tratta, tra l‟altro, di quella difficoltà di pensiero che il soggetto<br />

incontra ogniqualvolta la legge <strong>del</strong>l‟altro è individuata come ostile.<br />

Sentire l‟ostilità <strong>del</strong>l‟altro come minaccia invalicabile alla<br />

realizzazione di un desiderio, è una tentazione <strong>del</strong> pensiero. Il<br />

48<br />

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