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LA CITTA' DEI MALATI, II VOL (1995) - Società Amici del Pensiero

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è già pensiero: è il pensiero passivo – pensiero <strong>del</strong>l‟esperienza di<br />

soddisfazione data da altri reali – che diventa memoria.<br />

L‟investimento di desiderio esiste in forza di ciò e il rinnovarsi <strong>del</strong><br />

desiderio avviene perché esiste memoria <strong>del</strong>l‟appagamento ricevuto.<br />

Non occorrono altre condizioni. Allora, il nemico da cui il corpo<br />

deve difendersi è facile da individuare: è sempre il nemico <strong>del</strong><br />

pensiero, tanto reale quanto concreto. Si tratta di individuare l‟Altro,<br />

eventualmente e fattualmente ostile odioso malevolo, non in una<br />

sorta di onto-logia <strong>del</strong> suo essere, ma nella nomo-logia <strong>del</strong> suo essere<br />

un soggetto, nella legge dei suoi atti: cioè nella sua psicologia, ostile<br />

odiosa malevola. Dunque l‟Io deve difendersi e sul versante degli<br />

atti patogeni e su quello dei pensieri patologici. Sarà questa facoltà<br />

critica a compiere il giudizio che conferisce al soggetto la facoltà<br />

sovrana di autorizzarsi al rilancio <strong>del</strong> rapporto – eventualmente<br />

anche con il nemico – senza più l‟ostacolante timore <strong>del</strong>l‟inganno da<br />

parte <strong>del</strong>l‟altro.<br />

2. IL PENSIERO. SISTEMATICA<br />

La novità <strong>del</strong> Progetto si evidenzia nella sua terza parte. Più<br />

ancora che la sistematica, è la partizione normalità/patologia, che si<br />

vede nella lista di errori <strong>del</strong> pensiero stilatanelle ultime pagine, a<br />

suscitare interesse. Nessuno si era mai spinto fino a connettere la<br />

malattia psichica con la scorrettezza <strong>del</strong> pensiero. Partendo<br />

dall‟attività difensiva esercitata dall‟Io e dalla sua insufficienza,<br />

Freud giunge a descrivere il pensiero in quanto vita (o moto, o<br />

movimento), prendendone in esame le forme, gli errori, le<br />

contraddizioni, il piacere e il dispiacere. [16] Ciò corrisponde a<br />

trattare il pensiero come facoltà giuridica individuale (elaborazione<br />

di soluzioni normative cioè pratiche).<br />

Il fatto che poi, con la psicoanalisi, Freud colga la legge <strong>del</strong> moto<br />

umano nella crisi [17] spiega già due fatti di questo testo: 1. il<br />

destino di esso, destino di penombra voluta da Freud stesso, che<br />

subito dopo averlo pensato e scritto lo ha ritirato; 2. la centralità<br />

<strong>del</strong>la tematica <strong>del</strong> dispiacere nella trattazione: se non esistesse<br />

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