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LA CITTA' DEI MALATI, II VOL (1995) - Società Amici del Pensiero

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di rincorrere le «urgenze» <strong>del</strong> tempo, di accrescere il far<strong>del</strong>lo<br />

disciplinare egli alunni e degli insegnanti, di invocare una scuola<br />

nella quale si «possa lavorare» mimetizzando problemi cruciali ed<br />

eternando nel pessimismo contemplativo un atteggiamento più<br />

portato a trascurare che a far propri i problemi di chi ha meno voce<br />

per far valere il suo diritto allo studio.<br />

Facciamo in modo che l‟enfasi, <strong>del</strong>la quale è stata investita la<br />

scuola negli ultimi decenni, non si tramuti in una perversa rincorsa a<br />

nuovi steccati metodologici e a nuove emarginazioni, premessa o<br />

conclusione <strong>del</strong>la perdita <strong>del</strong>l‟alunno, sic et simpliciter, e <strong>del</strong>la sua<br />

autentica valutazione di personalità.<br />

Il problema degli alunni «apparentemente normali», mache non<br />

ottengono un profitto sufficiente, tende a dilatarsi e a investire<br />

sempre più i livelli superiori <strong>del</strong>l‟istruzione scolastica.<br />

È una opportunità che l‟«età dei diritti» e la «società <strong>del</strong>la<br />

solidarietà» non possono perdere. Occorre dimostrare concretamente<br />

che lo «sta bene a scuola», «i progetti giovani», «i progetti ragazzi» e<br />

altre iniziative non possono prescindere da una valutazione attenta<br />

<strong>del</strong>le reali condizioni di vita e di personalità di tanti alunni in<br />

difficoltà o a rischio, i quali cercano nella scuola, non iniziative<br />

spettacolari, ma la lenta azione di chi intende dal loro fiducia pur<br />

ponendosi anche controcorrente. Educare, infatti, significa perdere<br />

tempo per guadagnare sul piano <strong>del</strong>la qualità dei vissuti, <strong>del</strong>le<br />

interazioni e <strong>del</strong>le sollecitazioni dei livelli profondi <strong>del</strong>la personalità<br />

altrui, i cui esiti sono misteriosi e mai verificabili quantitativamente.<br />

3.<br />

Il problema degli alunni «apparentemente normali» che non<br />

riescono ad apprendere come gli altri si aggrava sempre più, sia sul<br />

piano quantitativo sia su quello <strong>del</strong>le dinamiche didattico-educative.<br />

Questi alunni presentano «quadri» all‟interno dei quali<br />

apprendimento, adattamento e comportamento non riescono a<br />

costituire un vissuto armonico. È altresì difficile stabilire quale di<br />

313<br />

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