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LA CITTA' DEI MALATI, II VOL (1995) - Società Amici del Pensiero

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veramente sepolto nella procedura simbolica continua a maltrattenere<br />

come nella melanconia un rapporto a circolo vizioso con<br />

l‟Io, un oggetto mai perduto, mai perdibile che ti cade addosso, in<br />

una specie di gouffre mélanconique. Oppure il vissuto maniacale,<br />

qualora il lutto non avviene, come nel caso di quel paziente che si<br />

credeva oramai dopo il trauma quasi immortale: l‟eroicizzazione <strong>del</strong><br />

post-coma. Nella prima scelta è la vittima disperata, nella seconda è<br />

l‟eroe vincitore <strong>del</strong> male e vincitore <strong>del</strong>la morte. E il terzo esito è<br />

quello già più volte citato <strong>del</strong>la «robotizzazione», lo «splendore <strong>del</strong><br />

positivo», che impedisce il lutto in una sorta di sindrome estrema di<br />

adattamento alla realtà e alla sue esigenze. Una soluzione che<br />

renderà impossibile ( nello handicap è una questione di grande<br />

rilevanza) ogni possibile «no», il desiderio di opporsi e di trovare<br />

<strong>del</strong>le vie alla propria vita diverse da quelle che si era immaginato il<br />

bambino meraviglioso dentro di sé o la famiglia o la società che ti<br />

veste di sguardi. Dunque contro questi tre esiti credo che questo<br />

lavoro sul negativo rappresenti l‟anima più profonda <strong>del</strong> lavoro <strong>del</strong><br />

lutto nella situazione di risveglio e poi via via nel situazione di postcoma.<br />

Il lavoro <strong>del</strong> negativo, compito specifico di una psicoterapia<br />

<strong>del</strong> risveglio, fatta anche di tecniche intermedie, come l‟espressione<br />

grafica, l‟uso degli oggetti di mediazione. Tutte queste tecniche<br />

<strong>del</strong>l‟intermediarietà rendono possibile aldiquà <strong>del</strong>la parola il riempire<br />

e lo svuotare i «buchi», lo scrivere e il cancellare i segni sul<br />

«bianco». Ciò che fate non è mai perfetto, fate un elefante, ma<br />

l‟elefante può essere più lungo, più stretto, più corto: in questa<br />

plasticità <strong>del</strong>l‟oggetto che nasce nelle vostre mani è chiaro che<br />

l‟attenzione <strong>del</strong>lo psicoterapeuta è quella, non soltanto verso un<br />

oggetto finito come in una qualsiasi ergoterapia incui i nostri<br />

pazienti post-coma devono subire a volte anni di penosa presenza,<br />

ma verso un oggetto che può nascere e morire e poi ancora nascere<br />

diversamente, oggetto che puoi distruggere, puoi ricostruire: oggetto<br />

insomma imperfetto. Il «lavoro sul negativo» è il «lavoro<br />

sull‟imperfezione».<br />

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