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LA CITTA' DEI MALATI, II VOL (1995) - Società Amici del Pensiero

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Sé, dunque, lutto diquel «bambino meraviglioso», descritto da<br />

Serge Leclaire. Ognuno di noi contiene in sé un bambino<br />

meraviglioso che è stato, che è stato negli occhi, nello sguardo dei<br />

propri genitori; e laddove i genitori non riescono a fare l‟operazione<br />

di quel lutto <strong>del</strong> «meraviglioso» che è stato, perché è un lutto a cui<br />

non possono sottrarsi anche se il figlio è oramai lontano<br />

dall‟infanzia, allora qualcosa in questo forte tempo significativo e<br />

fondativo che è il risveglio e la stagione <strong>del</strong> post-coma rimane<br />

immobile, congelato nei misteri <strong>del</strong>la sua esposizione alla profondità<br />

che ha guardato oltre la vita. Ora questa dimensione di lutto <strong>del</strong><br />

«bambino meraviglioso» è estremamente importante, perché è<br />

condizione per la quale il coma non sarà una morte definitiva nella<br />

ripetizione o nella fissità emozionale, ma una rinascita. Darà ragione<br />

a chi potrà dire: «Io dopo il coma sono stato diverso! Ho potuto<br />

abbandonare un bambino meraviglioso che per tanti anni ha<br />

funzionato e questo è stato estremamente doloroso, l‟ho fatto<br />

attraverso questa valle <strong>del</strong>la notte, ma poi ne sono uscito illuminato,<br />

ne sono uscito come rigenerato, ne sono uscito come rinato a una<br />

percezione di me totalmente diversa.»<br />

Un lavoro allora che non tende a ricostituire positivamente il<br />

«bambino perfetto» (impossibile anche nelle forme più elementari a<br />

volte a conseguenza <strong>del</strong> danno neurologico), ma a lavorare a partire<br />

dalla mancanza. Il fatto di parlare di ciò che manca in un ragazzo<br />

handicappato post-coma, è già scandalo, perché tu dovresti<br />

continuamente dichiarare ciò che ha e ciò che conquista. Ciò mette in<br />

luce chiaramente cosa significa, oltre alla messa a morte, alla messa<br />

ai funerali <strong>del</strong> bambino meraviglioso, questo lavoro <strong>del</strong> negativo. Il<br />

lavoro sul negativo è lavoro a partire dalla cancellazione, dal<br />

«bianco» a cui dobbiamo offrire sentieri di comunicazione: qualcosa<br />

è stato cancellato non solo psichicamente, ma realmente; su questo<br />

noi dobbiamo ricostituire uno spazio di rappresentazione che parte da<br />

ciò che quel negativo frammentariamente e in modo spesso<br />

elementare produce. <br />

E questo eviterebbe sicuramente tre esiti rischiosi: dapprima il<br />

vissuto <strong>del</strong>la mancanza dentro una dimensione melanconica, che da<br />

qualche parte prepara la ricaduta. L‟oggetto perduto se non è<br />

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