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LA CITTA' DEI MALATI, II VOL (1995) - Società Amici del Pensiero

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comportamentale, addittivo, traumatico o somatico. Una memoria<br />

dunque sorta su una cancellazione (necrosi?) <strong>del</strong> funzionamento<br />

psichico, che trova possibilità di espressione solo lungo la via <strong>del</strong>la<br />

espulsione, <strong>del</strong>l‟agito ripetitivo, <strong>del</strong>la sua materializzazione nel reale.<br />

Ha la funzione di segnalare un costante bisogno di rottura, di<br />

passaggio, di uscita, di agito. Una memoria vicina a quella<br />

«sindrome di amnesia dolorosa» (nel nostro caso diremo «sindrome<br />

di amnesia agita»), descritta da Litza Guttieres-Green, parlando di<br />

soggetti in cui il «dolore impedisce la rimemorazione e prende il<br />

posto di ciò che può essere ricordato». Una memoria chepermette<br />

di comprendere il significato dei «buchi bianchi» spesso descritti da<br />

questi pazienti. Se nel lavoro <strong>del</strong> risveglio non si passa attraverso<br />

questi specifici «oggetti <strong>del</strong>la memoria» amnestica, che vengono a<br />

occupare lo spazio «bianco», difficilmente si potrà mettere in moto<br />

una riparazione <strong>del</strong>la memoria-souvenir, giocata nella ristabilita<br />

funzione <strong>del</strong>l‟oblio e <strong>del</strong>la rimemorazione. Il paziente sarà allora<br />

costretto a rimanere prigioniero degli oggetti amnenstici <strong>del</strong>la sua<br />

memoria, una memoria che non può dimenticare.<br />

14.<br />

Sulla base di queste considerazioni sulla memoria (qui<br />

forzatamente riassuntive) credo che si debba fondare un progetto<br />

terapeutico <strong>del</strong> post-coma, vado velocemente alla conclusione, che<br />

abbia al suo centro il lavoro <strong>del</strong> lutto di Sé e apra alla questione<br />

fondante <strong>del</strong> negativo. La funzione <strong>del</strong> lutto e <strong>del</strong> negativo nel postcoma<br />

mi pare decisiva per i molti interrogativi incontrati in questo<br />

racconto-viaggio. Facciamo una osservazione semplice. In genere la<br />

riabilitazione post-traumatica, e vedete che i tempi ci hanno spostato<br />

fuori dal reparto di cure intense e verso il campo <strong>del</strong>la riabilitazione,<br />

è tutta centrata sul «positivo» <strong>del</strong> ricupero <strong>del</strong>le funzioni strumentali<br />

e cognitive, sulla positività piena <strong>del</strong>la autonomia, su un rapporto con<br />

il mondo che ne sappia assumere la sua presenza più che i segni <strong>del</strong>la<br />

sua mancanza. Un percorso che ha come suo estremo limite una vera<br />

e propria «robotizzazione» <strong>del</strong> soggetto in programma riabilitativo.<br />

302

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