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LA CITTA' DEI MALATI, II VOL (1995) - Società Amici del Pensiero

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costitutiva, una completezza ancora mancante o frammentaria. Una<br />

completezza immaginaria ritrovata in quella sorta di attraversamento<br />

di «sala parto» psichica, che è il reparto di rianimazione.<br />

Il doppio, luogo <strong>del</strong>lo specchio dunque, garantito, protetto dal<br />

personale curante: il personale curante deve vegliare, deve lasciare<br />

che ciò avvenga; non deve nè cancellarlo nè paralizzarlo, deve a<br />

volte quasi entrare in una sorta di «relazione <strong>del</strong>irante» con questo<br />

doppio. È il tempo epifanico <strong>del</strong> risveglio, è l‟esperienza, a volte<br />

difficile, angosciosa, rischiosa, <strong>del</strong>la specularità.<br />

E poi ancora, come scrive Barrois, il luogo e l‟evento <strong>del</strong> coma e<br />

<strong>del</strong> trauma è vissuto come il luogo di un kerygma, di una «profezia».<br />

È il luogo in cui qualcosa ti suggerisce, ti parla di un mistero a cui il<br />

paziente ha avuto accesso. Ed è attorno a questo mistero che si<br />

spiega come mai sono nate, e nascono costantemente, <strong>del</strong>le storie<br />

meravigliose e <strong>del</strong>le interpretazioni misteriose attorno al coma.<br />

Visioni, incontri ravvicinati, magie appartengono al suo paesaggio<br />

fantastico. Traccia di quella meraviglia segreta resta tutta una vita<br />

come iscritta nel mondo psichico dei pazienti. Tracce di tremenda<br />

seduzione che a volte richiamano, preparano inconsciamente al<br />

viaggio all‟indietro. Il paziente esce dal coma e dice: «Non ricordo<br />

niente!» Eppure su quel non ricordo apperente si scrive la traccia,<br />

che libera a volte ogni altro senso <strong>del</strong>la realtà. Tracce, che nelle<br />

testimonianze dei pazienti anche a dieci e più anni di distanza,<br />

segnano una vita. Di tuttociò bisogna prendere cura, perché la<br />

riabilitazione nella loro banale cancellazione non sia solo una<br />

riabilitazione robotizzante, ma un processo vitale, in cui il desiderio<br />

possa rimettersi a funzionare.<br />

Gli operatori che si occupavano <strong>del</strong>la riabilitazione di un giovane<br />

ragazzo uscito con importanti lesioni senso-motorie e cognitive da un<br />

lungo coma dopo un trauma automobilistico, un giorno, perchè<br />

sembrava che il lavoro riabilitativo non progrediva, mi chiesero una<br />

consulenza. Io non sapevo bene cosa stava capitando in quell‟èquipe<br />

in grave conflitto, ma tutti dicevano: «Questo ragazzo non fa<br />

progressi! Lo portiamo al cinema, lo portiamo a bere il caffè, ma lui<br />

sembra non volere più migliorare.» Nuovamente una non-risposta. Al<br />

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