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LA CITTA' DEI MALATI, II VOL (1995) - Società Amici del Pensiero

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nella relazione una sorta di melodia di fondo su cui fare emergere<br />

l‟evento e il movimento stesso <strong>del</strong>la cura. Materiali di lavoro per un<br />

accompagnamento terapeutico che la riflessione psicoanalitica<br />

orienta. La stessa questione <strong>del</strong> contatto e <strong>del</strong>le sue oscillazioni la si<br />

può applicare nei confronti di coloro, partner effettivi <strong>del</strong>la cura, che<br />

si situano nella più prossima sfera affettiva <strong>del</strong> malato. Qui può<br />

avvenire una vera e propria rimo<strong>del</strong>lazione e ricostituzione <strong>del</strong><br />

«corpo vissuto» e sentito <strong>del</strong> paziente che esce dal coma. Un giovane<br />

paziente mi disse: «Mio padre mi ha ricostituito giorno su giorno con<br />

le sue mani che rimo<strong>del</strong>lavano la percezione <strong>del</strong>la geografia <strong>del</strong> mio<br />

corpo smarrito, frammentato e poi ritrovato lentamente, come<br />

qualcuno che lavora con la plastilina, riempendo i vuoti, le zone<br />

d‟ombra (non ancora sensorialmente riconquistate), le parti che<br />

fanno oramai difetto...». Viene così a realizzarsi per il paziente come<br />

per il suo curante o parente in questo intreccio relazionale <strong>del</strong>le mani<br />

che ridisegnano il corpo una sorta di rimessa in vita, di<br />

libidinizzazione secondaria in cui l‟alternarsi <strong>del</strong> vuoto e <strong>del</strong> pieno,<br />

che fa pensare all‟arte pitturale cinese, favorisce la stessa rimessa in<br />

moto <strong>del</strong>l‟apparato psichico e <strong>del</strong>le sue funzioni rappresentative.<br />

Dalla ricostruzione <strong>del</strong> ritmo temporo-spaziale <strong>del</strong> corpo dunque alla<br />

rianimazione-ventilazione <strong>del</strong>la funzione preconscia. «Mio padre<br />

veniva tutti i giorni mentre ero in quella fase, lui mi toccava le dita<br />

dei piedi, mi massaggiava, mi costituiva comefossi nuovo». E il<br />

padre, semplicemente, come se dovesse fare la cosa più naturale:<br />

«Mi han detto di far così!». Lui, semplicissimo contadino aveva detto<br />

a sé stesso: «Bisogna ridargli vita, bisogna ridare vita alle membra»,<br />

allora il contatto diventa il segno di una presenza emotiva forte, non<br />

solo fisioterapica, capace di dare avvio alla rimessa in circolo di un<br />

fluido libidico vitale. Naturalmente qui la funzione <strong>del</strong>l‟équipe<br />

curante è quella di mediatori, di trait-d‟union di questo corpo a<br />

corpo. Niente è lasciato alla spontaneità, anche se la spontaneità per<br />

la sua carica empatica e intuitiva è strumento utile; essa deve venire<br />

come governata tra le illusioni di onnipotenza, la seduzione maligna,<br />

le frustrazioni aggressive inevitabili e la qualità di una presenza<br />

terapeutica sempre a rischio. È facile dire ai parenti o ai curanti:<br />

«Fagli sentire il suo profumo preferito oppure quella musica<br />

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