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LA CITTA' DEI MALATI, II VOL (1995) - Società Amici del Pensiero

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ispondere) dentro la quale possono avvenire degli eventi, capaci di<br />

dar vita a un processo.<br />

Si potrebbero qui raccontare allora, quasi in modo aneddotico,<br />

tutta una serie di storie in cui per esempio il riascoltare la particolare<br />

lingua materna che era <strong>del</strong> paziente, come in quel paziente di origine<br />

turca, a cui la madre cantava quasi impercettibilmente una antica<br />

nenia <strong>del</strong> loro paese, una nenia con cui lo faceva sognare tranquillo<br />

quaranta anni prima.Oppure il ragazzo appassionato <strong>del</strong>le<br />

discoteche, stimolato positivamente dalla techno-music.<br />

E ancora. Abbiamo riflettuto sulla profumologia, perchè sapete<br />

che l‟olfatto è una dimensione veramente affascinante, sia sul piano<br />

neurofisiologico, sia sul piano <strong>del</strong>la riflessione fenomenologica,<br />

proprio per dotarci di strumenti in campi poco arati, poco conosciuti:<br />

perchè i profumi li usiamo tutti i giorni ma in realtà saperli usare,<br />

sapere quale sia la loro funzione nell‟ordine di questa fase <strong>del</strong><br />

risveglio è ancora tutto un mistero. È con prudenza che si deve<br />

parlare di queste esperienze per non farle scivolare nell‟ordine <strong>del</strong>la<br />

stranezza o <strong>del</strong>la magia; esse appartengono ancora evidentemente all‟<br />

invenzione terapeutica, e forse domani anche alla ricerca, più che alla<br />

pratica consolidata e verificabile <strong>del</strong>l‟arte <strong>del</strong>la cura. Dunque trovare<br />

le vie olfattive, acustiche, suscitare la luce, dare senso alla luce;<br />

prima erroneamente i malati in coma, nella supposizione che tutto in<br />

loro appartenesse al sonno profondo, venivamo messi in camere buie<br />

o con poca luce. La luce dunque, ma una luce che abbia il ritmo <strong>del</strong>la<br />

luce: la luce non deve sempre essere uguale perchè vi è il giorno e la<br />

notte. Bisogna così ridare e garantire un ritmo che il paziente non ha<br />

più. Quindi l‟attenzione dei curanti al ritmo <strong>del</strong>la luce, alle figure<br />

<strong>del</strong>l‟ombra, ai momenti <strong>del</strong>l‟oscurità e così via. Quindi garantire da<br />

qualche parte una sorta di ri-organizzazione di vita, che chiamo una<br />

«superficie di vita», pronta ad accogliere proprio nel senso più<br />

fenomenologico <strong>del</strong> termine, ad accogliere la «rinascita».<br />

Infatti la percezione che i pazienti hanno al risveglio è<br />

esattamente la percezione di una nascita e una nascita ha bisogno in<br />

un certo senso di una «sala parto».<br />

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