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LA CITTA' DEI MALATI, II VOL (1995) - Società Amici del Pensiero

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Se allora, riassumendo, si coniugano le modificazioni<br />

prossemiche e <strong>del</strong>la spazialità vissuta, i fenomeni di destrutturazione<br />

temporale, la grande solarizzazione <strong>del</strong>la scena terapeutica con<br />

l‟urgenza, l‟intensità, la rapidità, il predominio <strong>del</strong> «fare», non<br />

potremo che avere il disegno di uno scenario per il personale curante.<br />

Quale spazio allora per il «pensare» e il «sentire»? E da questa<br />

considerazione di un possibile rischio che bisogna partire per<br />

progettare un gruppo terapeutico e uno spazio terapeutico che sappia<br />

farsi carico anche <strong>del</strong> mondo a volte troppo esposto degli affetti e<br />

<strong>del</strong>le difficoltà e degli impedimenti <strong>del</strong> «pensare». Come orientare<br />

allora una formazione in questo senso? È in questo contesto che<br />

prende forma il concetto di «gruppo-come-soggetto-curante»? Come<br />

inserire la riflessione su questa sorta di «relazione tra chi cura, chi è<br />

curato, il milieu» e a volte chi è coinvolto nella sfera di appartenenza<br />

degli affetti?<br />

6.<br />

Parlare <strong>del</strong>la sofferenza e <strong>del</strong>la malattia su questo diverso<br />

orizzonte epistemico e strategico ci impegna, come curanti, in una<br />

traversata che non è senza pericoli; una traversata dei nostri fantasmi,<br />

<strong>del</strong>le nostre paure, dei nostri ricordi... a nostra volta a confronto con<br />

la sofferenza, con il dolore e il nostro mondo più antico degli affetti e<br />

<strong>del</strong>la memoria... «La fatica e la sofferenza – scrive Denis Vasse –<br />

lamancanza di sonno, la fame e la sete, il freddo e la nudità hanno<br />

potuto marcare in noi tracce in<strong>del</strong>ebili...», che nella propensione<br />

all‟aiuto, così come nella nostra impotenza all‟aiuto <strong>del</strong>l‟altro,<br />

sentiamo riaffiorare spesso dolorosamente...<br />

E è dunque a livello di questa sfida, patica, tecnica e epistemica<br />

insieme e di questo rischio, che bisogna interrogare il senso, le<br />

vicessitudini e l‟efficacia simbolica di questa «relazione terapeutica».<br />

Alcune importanti questioni si dipanano dunque da questo diverso<br />

sguardo, da questo diverso e complesso campo di esperienze, di cui<br />

l‟atto formativo deve farsi carico:<br />

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