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LA CITTA' DEI MALATI, II VOL (1995) - Società Amici del Pensiero

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maggiormente «contenitive» e protettive (para-eccitatorie) espresse<br />

dall‟équipe. Retecomunicativa capace di contenere<br />

contemporaneamente fenomeni legati alle alterazioni degli stati di<br />

coscienza sino al coma, alle fasi di passaggio di incerta valutazione<br />

oggettiva tra la vita e la morte, a quelle di una corporeità ferita,<br />

sofferente e progressivamente modificata nella sua integrità<br />

dall‟artificio e dalla macchina, che ne può garantire la sopravvivenza<br />

reale e immaginaria (come pratica <strong>del</strong>l‟artificio e <strong>del</strong> «mostruoso» in<br />

una sorta di «ars combinatoria» modernissima...). In questa<br />

molteplicità il gruppo di lavoro può divenire il luogo privilegiato <strong>del</strong><br />

contenimento <strong>del</strong>la disseminazione affettivo-simbolica, <strong>del</strong>la<br />

incertezza e <strong>del</strong>le ansie, che questa «scena terapeutica» produce sia<br />

sul versante <strong>del</strong> paziente, che dei suoi familiari e non da ultimo degli<br />

stessi curanti. Come dunque essere in grado di affrontare questa<br />

complessità? Perché è di complessità che si tratta. Questa, a mio<br />

modo di vedere, è la questione centrale per una riflessione sulla<br />

formazione e sulla costituzione <strong>del</strong>l‟équipe terapeutica in medicina<br />

intensiva, condizione essenziale <strong>del</strong>la cura <strong>del</strong> risveglio. Quali<br />

dunque le specificità che costituiscono sul piano reale e immaginario<br />

il «campo terapeutico» intensivo e critico di fronte al «risveglio»?<br />

a) Le modificazioni e le oscillazioni prossemiche; la spazialità<br />

costituita da limitazioni, confini e rituali di entrata e uscita più o<br />

meno espliciti è confrontata al contrario con una spazialità<br />

intersoggettiva ravvicinata o mediata nel contatto e nella relazione<br />

corpo-macchina-corpo tra curante e curato, con una precarietà <strong>del</strong>la<br />

«distanza critica» e con le fantasie e le ansie <strong>del</strong> contatto-contagio.<br />

Se lo spazio è mutato anche il tempo subisce<br />

b) i fenomeni di quella che potremo chiamare una sorta di<br />

destrutturazione temporale sia degli operatori sanitari che vi<br />

lavorano, sia dei pazienti stessi in termini regressivi; ciò equivale a<br />

una sospensione <strong>del</strong> tempo con la prevalenza <strong>del</strong> «tempo vissuto»,<br />

che favorisce i percorsi regressivi e ilsorgere di «codici affettivi»<br />

fortemente maternalizzati. Nel mutamento temporo-spaziale,<br />

c) si impone una regressione topica e formale dei livelli<br />

comunicativi verbali con il prevalere <strong>del</strong>la comunicazione non<br />

verbale e la sfera <strong>del</strong>la corporeità, così come,<br />

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