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LA CITTA' DEI MALATI, II VOL (1995) - Società Amici del Pensiero

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strategico stesso <strong>del</strong>la medicina. È una sorta di «altro sguardo», di<br />

diverso «paradigma conoscitivo, operativo e organizzativo» <strong>del</strong>le<br />

cure e dei suoi «luoghi», che attraverso le vicissitudini e i problemi<br />

di questa relazione complessa si inaugura.<br />

5.<br />

È in questo contesto che si pone qui la questione <strong>del</strong> «gruppocome-soggetto-curante»<br />

nel contesto istituzionale di una «unità di<br />

cure intensive». Essa rinvia sia sul piano teorico che clinico al<br />

significato terapeutico <strong>del</strong>le gruppalità (immaginaria, reale,<br />

simbolica), alla costituzione <strong>del</strong>la «équipe terapeutica», al valore e<br />

alla qualità <strong>del</strong> " e <strong>del</strong>lo spazio di vita collettivo, in cui avviene la<br />

cura. Tutto ciò significa porsi la questione <strong>del</strong> importanza e <strong>del</strong>le<br />

funzioni collettive <strong>del</strong>la cura, di un nursing specifico (fatto di<br />

empatia, capacità di identificazione, velocità e tecnicità insieme)<br />

dunque, tanto più evidente e determinante in questa sorta di<br />

«medicina di frontiera» tra corpo, mente e artificio tecnico, che<br />

coniuga a volte in modo disarmonico e conflittuale un‟alta<br />

specializzazione, un permanente stato di allerta e di rischio tra vita e<br />

morte, la rapidità e la precisione <strong>del</strong>l‟atto curativo con il continuo e<br />

spesso traumatico coinvolgimento effettivo all‟evento da parte di<br />

tutti gli attori <strong>del</strong>la «scena» terapeutica (inclusi i familiari). Una sorta<br />

quindi di dimensione discrezionale spesso latente che tende a<br />

sovrapporsi a volte in modo tumultuoso ad un‟area prescrittiva<br />

apparentemente molto esplicita e accentuata. E spesso in questo<br />

discrimine che vengono a collocarsi i fenomeni di incertezza, di<br />

rigidità e di tecnicismo difensivo, così come la confusione e la<br />

collusione con il paziente o i familiari, l‟onnipotenza e la <strong>del</strong>usione,<br />

che spesso attraversa e inquieta l‟équipe .<br />

Il «campo terapeutico» di una «unità di cure intense» dunque,<br />

condivide e contiene superfici di vita e aree di comunicazione molto<br />

diverse tra loro, creando una rete comunicativa doppiamente<br />

bifocale, da un lato nella oscillazione continua tra manifesto e latente<br />

e dall‟altro in quella tra le funzioni comunicative e quelle<br />

276<br />

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