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LA CITTA' DEI MALATI, II VOL (1995) - Società Amici del Pensiero

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3.<br />

Alcune premesse di carfattere generale. Il percorso di queste<br />

riflessioni oscilla attorno ad alcune parole chiave che segnano il<br />

territorio di quella «area critica» a cui le cure intensive appartengono<br />

in posizione determinante e centrale. Che cosa racchiude il richiamo<br />

alla voce, come dimensione <strong>del</strong>la soggettività e <strong>del</strong>la singolarità <strong>del</strong><br />

paziente come <strong>del</strong> curante, contrapposto a quello <strong>del</strong>la macchina,<br />

come funzionamento <strong>del</strong> corpo biologico e dei suoi sostituti<br />

artificiali? Quale rapporto tra i due sulla scena terapeutica intensiva<br />

su cui agisce e vive il gruppo di lavoro? L‟articolazione dunque tra<br />

voce, macchina, scena e gruppo terapeutico è la condizione<br />

preliminare per far funzionare un «dispositivo vivente» temporospaziale<br />

di cura, come in questo caso un reparto intensivo, in grado<br />

di «accogliere», proteggere, stimolare, guidare l‟uscita dal coma, in<br />

grado di porre come sua funzione centrale «soft» la dimensione<br />

relazionale di «spazio intermediario», luogo <strong>del</strong> «fare», luogo di una<br />

techné certo, ma anche luogo patico <strong>del</strong> «dire» (…).<br />

Se la «macchina» fonda o garantisce la propria esistenza come<br />

appartenenza a sé stessi, la «voce» rinvia ad una altra appartenenza,<br />

quella <strong>del</strong>l‟altrui (si pensi solo alla funzione <strong>del</strong> doppio nelle gravi<br />

patologie oncologiche), ...di questo «altrui» si fa carico la presenza,<br />

la disponibilità, l‟ospitalità <strong>del</strong> lavoro accogliente.... «prendre sur<br />

moi la mort d’autrui – scrive Blanchot – comme la seule mort qui me<br />

concerne, voilà ce qui me met hors de moi et est la seule séparation<br />

qui puisse m’ouvrir, dans son impossibilité, à l’ouvert d’une<br />

communauté». Quali le condizioni di questa apertura che è insieme<br />

di ordine etico, esperenziale e terapeutico? Queste le questioni poste.<br />

Il campo di espressività <strong>del</strong>la «area critica» e in particolare <strong>del</strong>le<br />

cure intensive fonda alcune categorie cliniche e teoretiche necessarie<br />

per pensare in termini complessi l‟articolazione dei tre mondi<br />

popperiani e ecclesiani costituiti dal substrato biologico,<br />

dall‟ambiente e dalla soggettività, dentro quel «campo terapeutico»,<br />

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