LA CITTA' DEI MALATI, II VOL (1995) - Società Amici del Pensiero

È l‟unico passaggio della legge in cui abbiamo colto la possibilità
che un danno non diventi automaticamente handicap per relazione
vincolata.
È difficile, a questo punto, condividere le lodi e gli entusiasmi per
la L. n. 104/1992. È sicuramente positivo il fatto che si sia pervenuti
all‟ inquadramento organico di una materia prima incerta e confusa,
e ancor più pregevoli e apprezzabili sono i benefici previsti per chi si
trova in difficoltà. Ma è la condizione per l‟accesso a tali benefici
che ci trova in disaccordo. Non riteniamo adeguate le argomentazioni
di chi sostiene che la definizione di uno status come quello introdotto
con la legge di cui parliamo è condizione indispensabile per evitare
abusi: affermare questo equivale infatti a dire che per poter campare
decentemente, unapersona deve accettare di essere etichettata. Ci
riesce difficile capire come in un tale contesto possa esserci spazio
per quella offerta conveniente a cui aggrapparsi per la felicità e per la
guarigione, che, in effetti, non sono previste.
9. NOTE SULLA PSICOTERAPIA E SUGLI PSICOLOGI
C‟erano altre due parole-chiave, oltre a «handicappato», che
vagavano in maniera incerta e confusa e attendevano una definizione
legale: sono psicoterapia e psicologo. Due termini dal destino
comune, perché la questione della psicoterapia, o meglio di chi era
autorizzato a praticare la psicoterapia, era divenuto il terreno di
scontro soprattutto fra psichiatri e psicologi: i primi alla ricerca di
nuove identità, ma forti del loro essere medici e quindi titolari
esclusivi di tutto ciò che si qualificava come «terapia»; i secondi
appartenenti a una nuova, ancora indistinta, categoria alla ricerca di
una legittimazione. Dopo lungo travaglio, la composizionemediazione
dei conflitti si è realizzata con un unico strumento
legislativo, la Legge 18 febbraio 1989, n.56 «Ordinamento della
professione di psicologo», nota anche come «Legge Ossicini». Ci
permetteremo solo qualche osservazione, ritenendo di non possedere
tutti gli strumenti per affrontare in ogni loro aspetto le questioni sul
tappeto. [10]
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