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LA CITTA' DEI MALATI, II VOL (1995) - Società Amici del Pensiero

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<strong>del</strong>l‟ordinamento. Questa fonte esterna è la medicina, e in particolare<br />

la psichiatria che, al momento <strong>del</strong>l‟entrata in vigore <strong>del</strong>la<br />

«centottanta» e per molti anni ancora, ha il suo punto di riferimento<br />

nel manicomio in quanto ancora organica a esso o in quanto si<br />

oppone alla sua logica. Sta di fatto che ai nuovi servizi è addetto, per<br />

legge, il personale proveniente dagli ospedali psichiatrici ed è toccato<br />

ai primari degli ospedali psichiatrici dar vita alle nuove unità<br />

operative e gestirne l‟avvio <strong>del</strong>l‟attività.<br />

Su queste basi le competenze amministrative in materia<br />

psichiatrica sono state trasferite alle Regioni. Si verifica allora una<br />

proliferazione disomogenea di atti amministrativi di natura<br />

prevalentemente programmatoria e regolamentare destinati alle Unità<br />

Sanitarie Locali appena istituite, che divengono il riferimento e il<br />

referente per tutti gli interventi in campo psichiatrico. È questo un<br />

passaggio critico perché con le nuove competenze le Unità Sanitarie<br />

Locali devono a loro volta programmare e farsi autorizzare gli<br />

interventi a livello zonale, gestendo nel frattempo l‟esistente,<br />

qualunque esso sia. Inoltre, i contenuti innovativi per quanto parziali<br />

e problematici <strong>del</strong>la «centottanta» diventano materia <strong>del</strong>l‟agire<br />

quotidiano <strong>del</strong>la pubblica amministrazione in un contesto sanitario in<br />

profonda trasformazione che ha ben altre preoccupazioni e che cerca<br />

di affrontare i nuovi compiti senza altri strumenti che i vecchi,<br />

consolidati mo<strong>del</strong>li organizzativi <strong>del</strong>le più svariate provenienze,<br />

ormai da lungo tempo operanti non sulla base di regole formali, ma<br />

su consuetudini consolidatesi per stratificazioni successive e note<br />

solo agli addetti ai lavori. Che cosa si può dunque pretendere? I<br />

ritardi, le inadempienze e anche l‟assoluta inattività non sono in<br />

alcun modo sanzionati. Rischia solo chi si muove, chi decide, chi si<br />

assume responsabilità. Nel campo <strong>del</strong>la malattia mentale i problemi<br />

esistono, e sono quotidiani. La pressione sociale perché «si faccia<br />

qualche cosa» è forte e raggiunge punte critiche in coincidenzacon<br />

il verificarsi di «incidenti». Il dover comunque agire e il non sapere<br />

in che direzione andare, che abbiamo visto aver radici profonde, uniti<br />

all‟oggettiva precarietà <strong>del</strong>le risorse e all‟assoluta evanescenza dei<br />

livelli istituzionali, fanno sì che il problema si sposti dalla risposta al<br />

bisogno all‟evitare situazioni di troppo marcata responsabilità e<br />

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