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LA CITTA' DEI MALATI, II VOL (1995) - Società Amici del Pensiero

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afforzata dall‟introduzione, coerente con la nuova natura<br />

ospedaliera, <strong>del</strong> «ricovero volontario», non soggetto a segnalazione<br />

agli organi di polizia, non contemplato dal vecchio ordinamento<br />

manicomiale. In realtà non è successo nulla di sia pur timidamente<br />

«nuovo», perché l‟impianto originario è rimasto <strong>del</strong> tutto inalterato, e<br />

tale in effetti doveva per legge rimanere. Nulla di nuovo è stato<br />

soprattutto introdotto per la psichiatria, disciplina dai contorni<br />

indefiniti e dai contenuti ignoti, nata come gemmazione <strong>del</strong>la<br />

neurologia; essa non aveva, nella generalità <strong>del</strong>le situazioni, altro<br />

riferimento e identità che il mondo manicomiale in cui era cresciuta.<br />

La domanda iniziale, «provvidenze per chi?», ha trovato ben presto<br />

risposta: per i soli addetti ai lavori. L‟unico risultato rimasto è la<br />

definitiva ascrizione degli stabilimenti ospedalieri di tipo psichiatrico<br />

all‟area sanitaria, mentre gli istituti, che pure accolgono malati di<br />

mente, rimangono in ambito assistenziale. È un altro passo sulla<br />

strada che ha portato a consolidare l‟esistenza di due distinte<br />

tipologie di persone, identificabili questa volta non più, o non solo,<br />

sulla base <strong>del</strong> luogo di ricovero: chi rimane nell‟ambito sanitario è,<br />

per definizione legale, «malato», chi ne resta fuori è invece solo<br />

«assistito»; solo per chi è «malato» si può ancora legittimamente<br />

parlare di cura.<br />

5. <strong>LA</strong> «CENTOTTANTA»<br />

Il punto di svolta è rappresentato, per riconoscimento unanime e<br />

al di là <strong>del</strong>le considerazioni di merito spessocontrapposte, dalla<br />

Legge 13 maggio 1978, n.180 «Accertamenti e trattamenti sanitari<br />

obbligatori», tuttora in vigore, anche se da più parti, e con<br />

motivazioni divergenti, se ne chiede da anni il superamento.<br />

È opportuno precisare subito che non ci interessa portare a fondo<br />

il discorso sulla L. n. 180/1978 né tanto meno darci particolare pena<br />

per i suoi pro e contro, semplicemente perché riteniamo che non sia<br />

di alcuna utilità fondare ancora oggi su questa legge il dibattito su<br />

un diverso approccio alla malattia mentale e alle problematiche a<br />

essa connesse. Chi si nasconde ancora dietro i limiti <strong>del</strong>la<br />

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