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LA CITTA' DEI MALATI, II VOL (1995) - Società Amici del Pensiero

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piacere alle vostre diversità» replica di invidiarlo «per quello che da<br />

noi vi distingue. Noi ci vergogniamofortemente di essere più larghe<br />

nei fianchi che nelle spalle e di avere quindi il ventre troppo grande e<br />

anche un derrière troppo voluminoso. Ma questo oso dirti: le mie<br />

gambe sono nondimeno così alte e snelle, che non hanno da invidiare<br />

nulla a nessuno». Quelle gambe che poco prima aveva paragonato a<br />

quelle <strong>del</strong> fratello: «Qui nessun giovane ha gambe belle come le tue.<br />

Solo le mie, in loro diversa specie, sono altrettanto belle». [11]<br />

La diversità sessuale nella visione invidiosa resta<br />

incomprensibile. «Laggiù, un siffatto villanzone! ...proprio come uno<br />

stallone, un montone, un gallo», [12] pensava Sibilla vedendo le<br />

«parti virili» di Wiligis. E come il padre, alla vista <strong>del</strong>la bellezza di<br />

lei «poté appena nascondere l‟odio rabbioso che nutriva per tutti i<br />

pretendenti», [13] così Sibilla al sentire «le donne che schioccavano<br />

devotamente la lingua» e dicevano «l’espoirs des dames», pensava:<br />

«Io vi farò... l‟espoirs. Mio è il mio fe<strong>del</strong>e compagno. Caverò gli<br />

occhi alla dama che avanzi pretese su di lui, e non per questo mi<br />

lascerò punire, io, la figlioletta <strong>del</strong> duca!». [14]<br />

Questa Sibilla che entra nel rapporto sessuale con il fratello la<br />

sera stessa <strong>del</strong> giorno in cui muore il padre, non per un beneficio, ma<br />

per impedire l‟idea stessa di un beneficio, per neutralizzare cioè un<br />

bene per lei non eguagliabile posseduto dal fratello, merita a pieno<br />

titolo il nome di vergine diabolica. Uguagliarsi al fratello era stata la<br />

sua meta, non entrare nel rapporto dissimmetrico uomo-donna.<br />

«Credeva cioè che una donna la quale abbia appartenuto solo al<br />

proprio fratello non sia divenuta per questo una donna, nel senso<br />

usuale <strong>del</strong>la parola, ma sia ancora vergine e abbia diritto di portar la<br />

ghirlanda». [15] Le resta quindi incomprensibileanche il beneficio<br />

<strong>del</strong> figlio che da tale rapporto ricava. « O Willo – c‟è nel romanzo<br />

quest‟uso di diminutivi, Willo per Wiligis, Gorio per Gregorio, che<br />

sottolinea il modernismo <strong>del</strong>la versione manniana <strong>del</strong> racconto –<br />

come potesti nascondermi che si può diventare realmente donna e<br />

madre per opera <strong>del</strong> proprio fratello? Io non l‟ho saputo e creduto<br />

possibile». [16]<br />

È difficile non pensare che una simile concezione <strong>del</strong> rapporto, o<br />

meglio di non rapporto, invidioso, in cui il bene è presentato come<br />

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